Chi è Jorge R. Pombo, l’artista che ha rifatto il Giudizio Universale di Michelangelo in scala 1:1
Questa è solo la prima parte della realizzazione dell'intera Cappella Sistina che prenderà forma in un ambizioso progetto pluriennale ad opera di questo pittore catalano
Tra i primati più bizzarri della storia dell’arte, il pittore Jorge R. Pombo (Barcellona, 1973) si è aggiudicato quello di aver realizzato uno dei quadri a olio più grandi di sempre, riproducendo (e rivisitando) il Giudizio Universale di Michelangelo Buonarroti in scala 1:1. Per la sua realizzazione, l’artista ha utilizzato 13 grandi tele per un totale di 180 metri quadrati di pittura che saranno ospitati nella secentesca Villa Da Porto di Montorso, dal 2 al 31 marzo 2024. Il progetto, a cura di Sandro Orlandi Stagl, è inserito nel contesto del Movimento Arte Etica, promosso dal 2016 dalla veronese ARTantide Gallery di Paolo Mozzo.
Il Giudizio Universale di Jorge R. Pombo
Il pittore spagnolo inizialmente “copia” l’opera con una pittura simile a quella rinascimentale, per poi posizionare le tele a terra e inondarle con grandi quantità di solventi. La reazione di questi con i colori ancora freschi scioglie i contorni, liberando le figure dalla loro funzione narrativa. “Nei miei quadri non c’è neanche un gesto che sia mio, nessuna delle macchie fluide che formano il Giudizio Universale sono soggiogate dai miei criteri; è un dipinto autodeterminato, provoco gli incidenti e li accompagno, ma rinuncio al romanticismo di imprimere su di essi il mio gesto”, spiega Pombo.
Il Giudizio Universale di Jorge R. Pombo. Parola all’artista
“Dipingere un Giudizio Universale nel 2024 con le premesse del passato aumenterebbe le differenze con ‘l’altro’, motivo per cui credo che la mia tecnica di dissolvenza della forma abbia una simbologia che va oltre la dimensione plastica”, continua l’artista. “Dissolvere le figure dei santi e di tutti i personaggi riconoscibili è un modo per annullare la loro identità ed evitare che si concretizzino. Mantengo la luce e l’oscurità, anzi, le accentuo, cancellando invece l’identità dei personaggi per renderli più universali, così che chiunque professi una religione diversa dal cristianesimo possa identificarsi con la scena e sentirla propria”.
Valentina Muzi
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