La sezione Digital della fiera Art Dubai 2024 ha due curatori italiani. L’intervista
La 18esima edizione di Art Dubai è alle porte. Abbiamo intervistato Auronda Scalera e Alfredo Cramerotti, curatori della sezione “Digital” della celeberrima fiera del Medio Oriente
Negli ultimi 17 anni, Art Dubai si è imposta come istituzione leader nel sistema fieristico del Medio Oriente, catalizzando le esperienze artistiche contemporanee più rilevanti sul territorio e a livello internazionale. Come incubatore di fermento culturale e sociale, la fiera ha svolto (e continua a svolgere) un ruolo determinante nella creazione di reti di supporto e condivisione delle ultime novità nel campo dell’arte contemporanea, fornendo anche un palcoscenico per l’arte moderna e per i più recenti sviluppi della New Media Art.
La 18esima edizione di Art Dubai
Nell’era della rivoluzione digitale, la fiera non può che restare al passo: nel 2022 dedica una sezione esclusivamente all’arte “ipercontemporanea”, che ha a che fare con le nuove tecnologie, dagli NFT all’intelligenza artificiale, passando per la realtà virtuale. Per la nuova edizione, che si svolgerà dall’1 al 3 marzo 2024, Art Dubai Digital torna con un ricco cartellone di gallerie collettivi, tra cui spiccano alcune realtà italiane: la galleria fiorentina Cinello, che propone i capolavori della storia dell’arte in versione digitalizzata; la creative factory romana Immaterika e il collettivo Holy Club, con base a Carnate, in provincia di Monza e Brianza. Artribune ha intervistato il duo curatoriale cui si deve questa seconda edizione: Auronda Scalera e Alfredo Cramerotti.
Intervista ad Auronda Scalera e Alfredo Cramerotti, curatori di Art Dubai Digital 2024
Con il tema Expansion / Diffusion, questa edizione di Art Dubai Digital – traendo ispirazione dal concetto di espansione dell’universo teorizzato dall’astronomo Edwin Hubble – si pone l’ambizioso obiettivo di fare il punto sul presente e sul futuro dell’arte digitale. È davvero possibile “predire” il futuro guardando al presente?
La risposta è sì. Non si tratta di predire i temi o i nomi degli artisti ma piuttosto di indicare le direzioni dell’arte. E facendo un’indagine curatoriale su scala globale come la stiamo facendo noi da un anno, con un occhio particolare rivolto al Global South, si individuano campi di azione consistente nelle pratiche artistiche – la spiritualità e un certo approccio olistico, per esempio; o la tendenza a ri-immettere il corpo fisico nel mondo digitale; o altre tendenze.
Come si pone il mercato del sistema fieristico nei confronti dell’arte digitale? C’è un crescente entusiasmo o una subordinazione all’arte tradizionale?
C’è un’interessante interazione tra i due campi: da una parte l’espansione del lavoro degli artisti contemporanei nel mondo dell’arte digitale, con idee nuove che adottano tecnologie avanzate per creare lavori che non sarebbero possibili con media più tradizionali (vedi il caso degli NFT dinamici, dove il lavoro associato al certificato cambia a dei tempi prestabiliti). E dall’altra un’attenzione molto cospicua degli artisti digitali al mercato e alle istituzioni ‘classiche’ quali fiere d’arte, gallerie, musei e collezioni importanti – pubbliche o private, segno anche della maturità raggiunta dall’arte digitale nelle sue varie declinazioni.
A vostro giudizio, perché questi temi stanno emergendo proprio in questo momento, e perché proprio nell’ambito del digitale?
Perché gli artisti in genere sono molto percettivi a cogliere i punti critici della società in cui viviamo, gli elementi di tensioni che si manifestano col nascere di certe usanze, tecnologie o rituali. Per esempio, il fatto che il digitale da una parte viene vissuto come una dissociazione dal mondo organico, e dall’altra come un’integrazione uomo-macchina, porta a una delle tendenze menzionate prima, quella di ri-introdurre la fisicità nel mondo virtuale.
I temi di Art Dubai Digital 2024
Alcune delle gallerie espongono opere che affrontano temi legati alla spiritualità. Vi andrebbe di approfondire il rapporto tra spiritualità e tecnologia?
Tema affascinante. Noi crediamo sia una tendenza che avrà vita lunga, data dal fatto che nell’epoca odierna sempre più siamo ‘misurati’ da criteri di produttività vari – a scuola, sul lavoro, nel tempo libero, in famiglia anche; il bilanciare la nostra esistenza in un ambito vasto come quello interiore e spirituale è segno del volersi riavvicinare a valori più intimi e non misurabili, ad aspetti che valorizziamo senza doverli giustificare o provare a terzi. Abbiamo cercato di creare per i visitatori di ADD un’odissea spirituale dove l’antica saggezza si fonde con tecnologia all’avanguardia.
Qualche esempio?
Il lavoro di Stephan Breuer della Galleria Espace sfuma i confini tra realtà virtuale e coscienza divina, invitando gli spettatori a esplorare il trascendente attraverso esperienze immersive. Le installazioni trasformative di Shirin Abedinirad presso la Galleria Sanji ci invitano a riflettere sull’interconnessione tra natura, tecnologia e spiritualità in un viaggio metafisico. Il lavoro di Krista Kim che ridisegna i confini della spiritualità interiore attraverso l’incorporazione di luce, tecnologia digitale e suono, sfidando gli spettatori a contemplare la propria incarnazione, il proprio benessere interiore e la propria percezione in un mondo sempre più plasmato dalla tecnologia.
Quanto è importante, in questa edizione, includere la diversità, ampliando i confini del “western standard”? E in che modo questo si riflette nel vostro approccio curatoriale?
È fondamentale, non importante. Il lavoro che facciamo come curatori è essenzialmente una finestra sul mondo socio-politico-culturale, e se questa finestra è aperta (o socchiusa) solo al mondo occidentale, perdiamo di vista due terzi della capacità di vedere e valutare in maniera alternativa fenomeni globali e locali. Siamo come dei rilevatori di campi magnetici – non importa da quale direzione arriva la spinta, o in quale direzione l’energia si sposta, quello che importa è l’intensità dell’energia. Ad esempio per noi, in un mondo che si impegna per la parità di genere e la diversità, le voci femminili nel mondo dell’arte risuonano più profondamente che mai. La nostra selezione di gallerie, piattaforme e istituzioni di collezionismo come Gazelli.io, Gallery Now, Immaterika, 1OF1 e artiste provenienti da contesti e prospettive non occidentali come IX Shells, Genesis Kai, Vakki e Florencia Bruck, Krista Kim, Sougwen Chung, evidenziano il potenziale inesplorato delle creatrici femminili nel ridisegnare il panorama artistico sin dall’inizio di questo nuovo movimento artistico.
Laura Cocciolillo
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