Mirko Andreoli – Il marabut e l’uovo d’oro

Informazioni Evento

Luogo
DR FAKE CABINET
Via San Francesco da Paola, 12 , Torino, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
29/02/2024

ore 18

Artisti
Mirko Andreoli
Generi
arte contemporanea, personale

La nuova mostra di Mirko Andreoli da DR Fake Cabinet presenta una selezione di lavori recenti dell’artista.

Comunicato stampa

La nuova mostra di Mirko Andreoli da DR Fake Cabinet presenta una selezione di lavori recenti dell’artista. Si tratta di acquerelli di piccole e grandi dimensioni nei quali viene messa in scena una narrazione leggendaria ispirata a un poemetto dal titolo “I marabut”. Questa mostra è un passaggio importante nella ricerca di Andreoli: dopo una sperimentazione molto articolata, caratterizzata da disegni a matita dal segno iperrealista, in cui i riferimenti al passato attingevano a un immaginario liberty, ora l’artista torna a misurarsi con l’acquerello proponendo una doppia narrazione che finisce per muoversi sulla stesso piano. Da una lato la storia del marabut, il misterioso uccello africano, intrecciata alla leggenda dell’uovo d’oro, ispirata a un antico volume e al testo poetico contenuto al suo interno; dall’altro l’indagine sul paesaggio nel quale viene sempre inserito un elemento straniante proveniente dal mondo alieno.

Nei suoi lavori Andreoli riesce a fondere una straordinaria perizia tecnica con un immaginario sempre originale, capace di attingere dal passato per raccontare all’osservatore una realtà nella quale si cela l’inconoscibile, l’imprevedibile e dalla quale si finisce per essere attratti e sedotti, senza averla però compresa fino in fondo.

 

I MARABUT

 

Cantami, o Diva Rostrata, l’Irkalla

Del nostro nome, di come per tutto

Pianse il vapore del suolo e del mare.

Apriti, chiesero, ma la fatica

Era la troppa sommessa, l’illuce

Di quanti dì non mancassero a valle,

Ché si giacesse per tre giri ancóra.

Erano sfere, con dita d’un uomo

Le si poteva comprendere e i segni

Usi all’aperta rubedo consistono

Sempre e da sempre, da gli ultimi morti

In petto all’ultimo turbine: quasi

Sapesse il volto dell’Uno concentrico,

Grande stupore livella la rabbia.

Ma poi gli arresi, tentato quell’alito

Postremo all’arte di vincere il buio,

Parvero pieghi alla lacrima e, dopo,

Tesi al collasso. Dal grande stupore

Si sagomava la grana, da rabbia

La visione di avere consegnato

Un altare addicevole per nido.

Le vergini si strinsero ai saprofaghi

Movendo il collo scrostato di piume

(così li avevano fatti, che in agio

Masticassero) e l’uovo ivi rimase:

Oro liquido a vincere legioni

Di terrore, ch’è meglio essere amati

‒ il marabutto lo sa e si muoveva

Perché ogni cosa tornasse nell’ordine

Proprio, perché le Chimere trovassero

La loro pace, non scogli al processo,

Non crepe nell’arteria d’ariballo.

Tutte le rossovestite, le ancelle

Del fato, Muse pari a te, avanzarono

Ad abbracciare i menti glabri, ognuna

Un marabù concupito, da ognuna

Atti d’amore dovuti, che tana

 

Sempre è un talamo, il tempio è sempre fatto

Per quello che si spinge elettamente

Nell’orifizio del nulla, e lo sconosci -

come sovrana già fece, regnante

sui Tirii, li stornava dal tremore

circonferente: che vasto proluso

non le servì lo stesso contro l’ale

del sortilegio.