Dal 1° marzo 2024, il Museo Diocesano di Brescia rende omaggio a san Paolo VI, inaugurando all’interno del percorso di visita una sezione permanente dedicata al papa bresciano.
Per celebrare questa iniziativa, dal 1° marzo al 1° aprile è in programma la mostra Artisti per il pontificato di san Paolo VI che commemora la figura del pontefice attraverso oggetti caratteristici della sua vita, alcuni dei quali già conservati al Museo Diocesano di Brescia.
I manufatti esposti sono rappresentativi della figura e dell’operato di San Paolo VI: la casula, la veste papale e lo zucchetto, il galero e l’anello episcopale, la copia della tiara papale, il ritratto realizzato dall’artista Francesco Bencivenga e il disegno preparatorio di Raffaele Scorzelli per il monumento del pontefice presente nel Duomo Nuovo di Brescia, insieme ad altri quattro bozzetti dello stesso artista.
La rassegna propone, inoltre, un prezioso tesoro, ovvero le 16 medaglie d’oro (annuali), provenienti dalla Biblioteca Apostolica Vaticana, battute nei sedici anni di pontificato, periodo caratterizzato da significativi cambiamenti culturali, in cui l’arte contemporanea stava sperimentando diverse espressioni e dava vita a movimenti, come il concettuale, il minimalismo e l’arte ambientale.
Durante il Concilio Vaticano II, nel 1965, papa Paolo VI aveva cercato di aprire la Chiesa a nuove forme di espressione, promuovendo il coinvolgimento degli artisti nella liturgia e incoraggiando l’uso di nuovi linguaggi che potessero comunicare il messaggio evangelico alle nuove generazioni.
Anche dal punto di vista numismatico, il pontificato di papa Paolo VI ha segnato il passaggio da una impostazione ancora molto tradizionalista, come quella proposta dall’incisore friulano Pietro Giampaoli, a una più moderna che ha davvero rivoluzionato l’aspetto della medaglia, grazie a personalità di primo piano della plastica contemporanea, quali Giacomo Manzù, Floriano Bodini, Pericle Fazzini e altri.
La rassegna si tiene in occasione del sessantesimo anniversario del famoso Discorso agli artisti, tenuto in Cappella Sistina il 7 maggio 1964, nel quale il papa, attraverso la frase “Noi abbiamo bisogno di voi. Il Nostro ministero ha bisogno della vostra collaborazione”, si rivolse ai partecipanti, tracciando le linee essenziali per ristabilire un’amicizia che prevedeva una collaborazione da entrambe le parti, senza nascondere i problemi e gli ostacoli che hanno in qualche modo rallentato o bloccato il dialogo.
Per rifare la pace e ritornare amici, propose due binari su cui procedere: la catechesi, in cui la comunità cristiana rendesse partecipi gli artisti nell’esperienza di fede; e il laboratorio, in cui la loro abilità e genialità si confrontasse con la materia e con la finalità dell’opera da realizzare.
Papa Paolo VI, nato Giovanni Battista Montini il 26 settembre 1897 a Concesio (BS), è stato ordinato sacerdote nel 1920 e ha poi intrapreso una carriera diplomatica presso la Santa Sede. Ha servito come arcivescovo di Milano dal 1954 al 1963, prima di essere eletto papa dopo la morte di Papa Giovanni XXIII.
San Paolo VI è ricordato per il suo ruolo cruciale nel Concilio Vaticano II: un evento che ha portato significative riforme nella Chiesa cattolica promuovendo il dialogo ecumenico, la liturgia rinnovata e una maggiore apertura alla modernità. Ha affrontato questioni sociali ed etiche, svolgendo anche un ruolo significativo nella promozione della pace e solidarietà mondiale. Per quest’ultima causa, ha pronunciato discorsi importanti alle Nazioni Unite.
Paolo VI è stato, inoltre, il primo papa a compiere viaggi apostolici internazionali, incontrando leader religiosi e politici, con l’obiettivo di diffondere il suo messaggio di pace e fratellanza.
Papa Paolo VI è stato proclamato santo il 14 ottobre 2018 da papa Francesco che, in occasione del 50° anniversario dell’inaugurazione della Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani, ha incontrato maestri provenienti da tutto il mondo, proprio sulla scia di san Paolo VI nel 1964.
Papa Francesco ha ricordato l’amicizia tra Chiesa e artisti definendola naturale perché questi ultimi “prendono sul serio la profondità inesauribile dell’esistenza, della vita e del mondo, anche nelle sue contraddizioni e nei suoi lati tragici”; e speciale per i “molti tratti di storia percorsi insieme”.