100 anni fa si pubblicava il Manifesto Surrealista. Bruxelles lo celebra con tre mostre
A Bruxelles è iniziato l’anno dedicato al Surrealismo, dal racconto di come si è sviluppato il movimento in Belgio alla mostra che ne ripercorre le più note poetiche internazionali
Immaginazione, inconscio e scrittura automatica. Era il 1924 quando a Parigi André Breton pubblicò il Manifeste du Surréalisme, mentre in Belgio nascevano le medesime tendenze sotto la guida silenziosa di Paul Nougè, Macel Lecomte e Camille Goemans, con una serie di 22 trattatelli dal titolo Correspondance. Il gruppo belga, infatti, utilizzando l’umorismo come pratica sovversiva, si caratterizzava per l’anonimato e per conciliare le ricerche estetiche con l’impegno politico (partito comunista). A 100 anni da quella dichiarazione programmatica, Bruxelles celebra con 2 mostre (+1) l’attività del movimento surrealista, raccontando su tutte quella del suo più noto protagonista René Magritte (1898 – 1967) – che rimase sopraffatto cambiando radicalmente la sua pittura dopo aver visto nel 1925 una riproduzione de Il Canto dell’Amore di Giorgio de Chirico –, con le mostre Histoire de ne pas rire. Surrealism in Belgium al Bozar – al Centro delle Belle Arti di Bruxelles, fino al 16 giugno 2024 – e IMAGINE! 100 Years of International Surrealism – from De Chirico to Pollock, ai Musei Reali delle Belle Arti del Belgio (fino al 21 luglio 2024), oltre a un inedito dialogo tra i mondi immaginari di Magritte e dell’illustratore, pittore e scultore belga Jean-Michel Folon con Magritte-Folon. The Dream Factory al Museo Magritte (che si trova sempre all’interno dei Musei Reali), fino al 21 luglio 2024.
I 100 anni del Manifesto Surrealista. La mostra al Bozar di Bruxelles
Considerato tra i movimenti artistici più importanti del XX secolo – che ha influenzato tre generazioni di artisti e altrettanti movimenti –, il Surrealismo belga inaugura con i pamphlet del poeta Paul Nougé che costituiscono il nucleo centrale della mostra Histoire de ne pas rire. Surrealism in Belgium, a cura di Xavier Canonne – direttore del Museo della Fotografia di Charleroi – e presentata fino al 16 giugno 2024 al Bozar di Bruxelles. Il movimento belga (a differenza di quello parigino) rifiutava la scrittura automatica e ridimensionava il ruolo dell’inconscio all’intuizione artistica, prediligendo, invece, un umorismo faceto e spesso provocatorio: da qui la scelta del titolo dell’esposizione che, partendo dall’omonimo libro di Nougé (pubblicato da Marcel Mariën nel 1956), racconta attraverso 260 opere (e 75 anni di attività), tra dipinti, disegni, collage, fotografie, e oltre 100 documenti come riviste, manifesti e pamphlet, le interazioni internazionali del movimento e il suo legame con il contesto storico, politico e sociale del tempo. Pensieri e visioni sono frammentati da un allestimento pensato ad hoc da Yves Malysse e Kiki Verbeeck degli URA Architects, in cui le opere sono installate su pannelli temporanei, mentre i testi che accompagnano la mostra sono sulle pareti portanti del museo. Il labirinto scenografico (a tratti disorientante e diviso in 14 sezioni) presenta, tra gli altri, i lavori di Jane Graverol, Marcel Mariën, Rachel Baes, E.L.T. Mesens, Leo Dohmen, Paul Delvaux, così come Max Ernst, Salvador Dalí, Giorgio de Chirico (oltre René Magritte), prestati da circa 50 musei internazionali (come il Centre Pompidou di Parigi, la Tate Modern di Londra, il Boijmans Van Beuningen di Rotterdam, la Pinakothek München e la Kunsthaus Zürich), fondazioni, gallerie d’arte e collezioni private.
I 100 anni del Manifesto Surrealista. La mostra ai Musei Reali delle Belle Arti del Belgio
IMAGINE! 100 Years of International Surrealism – from De Chirico to Pollock prosegue il racconto surrealista ai Musei Reali delle Belle Arti del Belgio (in collaborazione con il Centre Pompidou di Parigi), fino al 21 luglio 2024. La mostra itinerante – dopo Bruxelles sarà ospitata a Parigi, successivamente alla Fundación Mapfré di Madrid, all’Hamburger Kunsthalle di Berlino e, infine, al Philadelphia Museum of Art (da cui, tra l’altro, è in prestito il prezioso Soft Construction with Boiled Beans (Premonition of Civil War) di Salvador Dalí, dipinto nel 1936) – presenta attraverso 140 opere (incluse anche sculture, oggetti di vario genere, assemblaggi e fotografie) le poetiche dei più illustri surrealisti internazionali, da Max Ernst a Giorgio de Chirico, ma anche Salvador Dalí, René Magritte, Joan Miró, Man Ray e Paul Delvaux, con una particolare attenzione alle artiste donne del movimento (a cui appartengono un terzo delle opere esposte) tra cui figurano, per esempio, Toyen, Jane Graverol, Dorothea Tanning, Leonor Fini, Marion Adnams, Meret Oppenheim e Valentine Dobrée. Attraverso un percorso che si apre sul tema del labirinto, la mostra si articola (tra letteratura e filosofia) tra subconscio, eros, chimere, creature mitologiche, paesaggi onirici e sogni diurni, per poi concludersi con un focus sul cosmo, raccolto attorno a Nascita di una Galassia di Max Ernst (1969), esplorando gli orizzonti inimmaginati dell’uomo sulla luna, mentre a Parigi veniva smantellato il movimento surrealista.
I 100 anni del Manifesto Surrealista. Il dialogo Magritte – Folon
È inedito il dialogo che vede la collaborazione dei Musei Reali di Belle Arti del Belgio e la Folon Foundation, che conserva e promuove il lavoro di Jean-Michel Folon (1934 – 2005), nella mostra Magritte-Folon. The Dream Factory al Museo Magritte. L’istituzione (che si trova all’interno dei Musei Reali), approfittando dei posti lasciati vuoti da alcuni quadri dati in prestito ad altre istituzioni in occasione del centenario del Manifesto Surrealista, ha pensato di occuparli con le opere di Folon per offrire un incontro tra due mondi, onirici e immaginifici. “Pensavo: ‘Si può davvero fare di tutto nella pittura. Anche inventare misteri’. È stato così che ho incontrato l’arte”, scriveva Folon nel 1999, raccontando quando nel 1954, a 20 anni, scoprì la pittura di René Magritte con Il Dominio Incantato, la serie di affreschi realizzati per il casinò di Knokke. I due, con 36 anni di differenza, non si incontrarono mai ma Jean-Michel considerava il maestro del surrealismo belga “uno dei padri” della sua generazione. L’esposizione, visitabile fino al 21 luglio 2024, vede la curatela congiunta della direttrice della fondazione Stéphanie Angelroth e della curatrice Isabelle Douillet-de Pange insieme a Sarah Van Ooteghem (specializzata in opere su carta dal XIX al XXI secolo), e la curatrice d’arte moderna Francisca Vandepitte per i Musei Reali.
Caterina Angelucci
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