Il lato oscuro del mercato dell’arte: riciclaggio, truffe ed evasione fiscale
Pochissima trasparenza, anonimato e normative ancora troppo poco efficienti rendono il mercato dell’arte perfetto per ogni tipo di illecito, e gli esempi fioccano. Come si può cambiare rotta?
In data 5 marzo 2024, il Tribunale di Parigi ha condannato il gallerista miliardario Guy Wildenstein, patriarca di una rinomata famiglia di commercianti d’arte francese. Wildenstein è stato condannato per evasione fiscale e, dopo una lunga battaglia legale per aver presuntamente nascosto opere d’arte di enorme valore alle autorità fiscali per evitare ingenti tasse di successione, condannato a quattro anni di carcere e al pagamento di una multa da un milione di euro.
Il mondo dell’arte, noto per il suo sfarzo e il suo fascino, con collezionisti, investitori e appassionati che si riuniscono per ammirare, acquistare e investire in opere d’arte di grande valore, nasconde infatti una profondità oscura di criminalità finanziaria. Orbene, interroghiamoci su che ‘valore’ si intende: si parla del valore artistico del bene e della mano abile del pittore che è in grado di suscitare sensazioni nell’osservatore? O forse dello sfruttamento di un bene per il proprio guadagno personale?
Mercato dell’arte, frodi e contraffazioni
Si tratta di regola di investimenti leciti, certamente, ma in questo regno in cui l’apparenza e l’immaginazione superano spesso le preoccupazioni monetarie, e al di sotto di tutta questa superficie scintillante, il mercato dell’arte rischia di diventare un terreno fertile per diverse attività illecite.
Lo sanno bene anche personaggi come Lisa Schiff, consulente d’arte newyorkese, che attualmente affronta ben due cause legali (è stata accusata nel maggio 2023 di aver sottratto quasi tre milioni di dollari e di aver orchestrato uno schema Ponzi attraverso frodi nel mercato artistico in più di una dozzina di transazioni).
O pensiamo a Robert Newland, mercante d’arte inglese, che ha trovato il modo di trarre profitto da operazioni che idealmente si sarebbero basate esclusivamente su una compravendita di un bene apprezzato per la sua espressione artistica originale, ma che in realtà celavano diversi reati. Newland è stato condannato per aver venduto opere d’arte contraffatte attribuendole ad artisti famosi, utilizzando certificati di autenticità falsi. Il suo arresto nel Regno Unito nel 2022 ha evidenziato la necessità di maggiori tutele in ciò che si può definire un “mercato non regolamentato”. O quasi.
Eppure sono casi singoli, e statisticamente poco rilevanti, che rischiano di apparire, se non perfino diventare, la punta di un iceberg, e così di offuscare il prestigio di tanti mediatori e venditori che operano invece con trasparenza e onestà. Questo perché, tra casi accertati e casi ancora da accertare, pochi Paesi sono immuni da scandali.
Mercato dell’arte e illeciti, all’estero e in Italia
Se continuiamo a riflettere sull’estero, ad esempio, non possiamo dimenticarci di citare Inigo Philbrick,mercante d’arte tra Londra e USA, soprannominato ‘l’enfant prodige’ per il suo talento, ma anche per la sua spietata ambizione, che lo ha trasformato in uno scrupoloso imbroglione, conoscitore raffinatissimo dell’arte e maestro della frode. A un certo punto però, nel settembre 2019, scompare all’improvviso. È stato poi trovato nel 2020 e arrestato da agenti delle forze dell’ordine statunitensi nell’isola del Pacifico di Vanuatu, un paradiso fiscale a malapena visibile sulla mappa. L’ex golden boy del mondo dell’arte si è dichiarato colpevole nel 2022 di aver truffato i suoi acquirenti per oltre 86 milioni di dollari ed è stato condannato a sette anni di carcere. Le sue elaborate truffe prevedevano persino la vendita delle stesse opere d’arte a investitori diversi. Quando il giudice gli ha chiesto perché lo avesse fatto, Philbrick ha risposto con una sua frase ormai celebre: “Per i soldi, vostro onore“.
Il suo modus operandi, il suo arresto e il successivo procedimento giudiziario hanno evidenziato ancora una volta la necessità di un maggiore controllo e di una maggiore trasparenza all’interno del mercato dell’arte per prevenire tali tattiche ingannevoli.
Ma non limitiamoci allo scenario extranazionale: certo è che con il suo patrimonio artistico, anche il Bel Paese è stato palcoscenico di situazioni giuridiche che strizzano l’occhio al codice penale.
In Italia, infatti, sono attualmente in corso indagini per autoriciclaggio di opere d’arte perfino nei confronti dell’ex-sottosegretario alla cultura del governo italiano, Vittorio Sgarbi, popolare critico d’arte, in possesso di un’opera dell’artista senese del Seicento Rutilio Manetti, del tutto simile ad un dipinto trafugato ad un castello del torinese ed esposta nel 2021 in una mostra a cura del critico d’arte. Se i casi dinanzi citati sono ormai accertati, questa vicenda è, invece, ancora tutta da verificare, tanto che il dipinto è stato sequestrato per le necessarie indagini, ma evidenzia comunque l’attenzione al problema anche sul territorio nazionale.
Quali misure sono state adottate?
La diffusione del crimine finanziario nel mercato dell’arte può essere attribuita a diversi fattori chiave: la mancanza di trasparenza, le transazioni spesso private e oltre i confini internazionali e nei porti franchi e la sfida nell’autenticare le opere, processo complesso oltre che altamente soggettivo, creano un ambiente ideale per attività illecite. L’alto valore delle opere d’arte ed il desiderio di anonimato di venditori ed acquirenti di alto profilo contribuiscono a mischiare ancora una volta le carte in tavola, rendendo il mercato dell’arte un luogo apparentemente ideale per il riciclaggio di denaro e altri crimini finanziari.
Nel tentativo di preservare l’integrità e la credibilità del mercato e contrastare il crimine finanziario, sono infatti state introdotte normative e linee guida.
Nel 2019 l’Unione Europea, compreso il Regno Unito che allora ancora ne faceva parte, ha implementato la 5a Direttiva Europea Antiriciclaggio (Direttiva EU 2015/849), norma che sottopone il commercio d’arte al rispetto della normativa qualora il valore dell’operazione, anche se frazionata o composta da varie operazioni collegate, sia pari o superiore a 10.000 euro.
Una direttiva è un atto giuridico che stabilisce un obiettivo che i Paesi dell’UE devono conseguire. Tuttavia, spetta ai singoli Paesi definire, attraverso disposizioni nazionali, come conseguirlo. L’Italia ha quindi implementato la direttiva europea tramite il Decreto Legislativo n.125/2019, integrando e modificando la normativa di settore. La legge si applica a tutti i “soggetti che svolgono attività di commercio di cose antiche e di opere d’arte, o che agiscono in qualità̀ di intermediari nel commercio delle medesime opere, anche quando tale attività̀ è effettuata da gallerie d’arte o case d’asta o all’interno di porti franchi”.
Inoltre, le linee guida del FATF – GAFI (Gruppo di Azione Finanziaria Internazionale) e le procedure “Know Your Customer” (KYC) nell’antiriciclaggio nel settore dell’arte per verificare la clientela nelle operazioni di importo pari o superiore a 10.000 euro, prevedono l’identificazione del cliente e del titolare effettivo, la valutazione delle informazioni su scopo e natura dell’operazione richiesta, e la valutazione del rischio dell’operazione.
Applicare la normativa significa dare credibilità all’intero settore
La vulnerabilità del mercato dell’arte al crimine, nonostante le normative esistenti, è un problema che richiede attenzione. I casi ricordati rivelano la necessità di una maggiore trasparenza, di migliori processi di autenticazione e di un’applicazione più rigorosa delle norme nel mondo dell’arte. Soprattutto attraverso queste misure il mercato dell’arte può mantenere la sua integrità e proteggere gli interessi dei collezionisti, degli investitori e del pubblico: in un mondo nel quale gli scandali si diffondono con grande rapidità sui giornali e sui social media, è necessario preservare la credibilità dei tanti operatori onesti e con essa la fiducia nel mercato dell’arte, e a tal fine è necessario sfruttare al massimo tutti gli strumenti offerti per tutelarlo, e ove occorra, individuare eventuali utili perfezionamenti.
Paula Trommel e Francesca Imperiali
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