I cani di Jos de Gruyter e Harald Thys in mostra da Ordet a Milano 

L’inimitabile duo belga Jos de Gruyter e Harald Thys arriva nello spazio milanese di Ordet con un’installazione ambigua e inaspettata: a metà tra ironia e inquietudine

Ordet, a due passi dal traffico della sera che scorre lento a ritmo dei semafori attorno allo Scalo Romana. In fondo al cortile di uno dei tanti palazzi anonimi dei dintorni, si accede allo spazio espositivo – Ordet, appunto – questa volta temporaneamente trasformatosi in autorimessa.  Accoglie il silenzio. Poi, tutt’a un tratto, le note di una musica classica piuttosto conosciuta irrompono nella scena. Provengono dal centro della stanza: dal cruscotto di una Mercedes scura. A bordo quattro cani pastore tedesco.  

I lavori di Jos de Gruyter e Harald Thys tra inquietudine e ironia 

È proprio sulla sottile differenza che fa da confine tra ironia e inquietudine, che il duo belga Jos de Gruyter e Harald Thys lavora da sempre. Nei loro trentasei anni di attività, questi artisti hanno sperimentato diversi media – video, performance, fotografia, installazioni, sculture, e soprattutto manichini – con l’intento di suscitare nel pubblico reazioni critiche, travolgenti e contraddittorie. Una delle loro ultime e più celebri apparizioni in Italia li ha visti protagonisti del Padiglione del Belgio alla Biennale di Venezia 2019, con Mondo Cane. Due collezioni di manichini, raffiguranti due universi contrapposti e separati: quello dei mestieri quotidiani – automatici e ripetitivi – e quello dei malati mentali. 

Questa volta, arrivano a Milano con un nuovo progetto, che provoca un analogo senso di straniamento e dubbio. “Ci sono i brutti scherzi. E poi, ci sono cose così brutte da diventare uno scherzo”. È questo il pensiero alla base dell’opera dei due artisti, nonché chiave di lettura dell’installazione milanese.  

L’installazione di Jos de Gruyter e Harald Thys da Ordet a Milano 

I quattro dal benzinaio. Titolo ripreso da un’operetta cinematografica tedesca degli Anni Trenta. Il nesso è ironico: anche qui ci sono quattro personaggi. Ma non sono umani, né si sa bene che intenzioni abbiano.  

Il visitatore si trova infatti davanti al macchinone nero, con quattro passeggeri insoliti. Pastori tedeschi antropomorfizzati, con indosso lunghe vesti nere dai bordi di pizzo, vagamente simili a quelle delle domestiche di altri tempi. Non sono di certo poliziotti travestiti, anche se il rimando a qualche film del genere è inevitabile. Le domande aperte aumentano quando parte la musica. Sono due brani, tratti dalla Settima Sinfonia di Beethoven; provengono proprio dall’interno dell’automobile. Tutto è studiato… ma non si sa a che scopo. Sono – quei quattro – inseguiti o inseguitori? Il dubbio rimane, e l’inquietudine cresce, come davanti a ogni opera di Jos de Gruyter e Harald Thys. 

Emma Sedini 

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Emma Sedini

Emma Sedini

Etrusca e milanese d'origine in parti uguali, vive e lavora tra Milano e Perugia. È laureata in economia e management per arte, cultura e comunicazione all'Università Bocconi, e lì frequenta tutt'ora il MS in Art Management. Nel frattempo, lavora in…

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