Le mitologie “sci-fi” dell’artista diasporica Josèfa Ntjam alla Biennale di Venezia
Plancton, cosmogonie africane, intelligenze artificiali e nuovi mondi. L’artista Josèfa Ntjam si prepara ad approdare alla Biennale Arte 2024 con un evento collaterale nel cortile dell’Accademia di Belle Arti di Venezia
Da dove nasce un mito? Risalire alle origini di una mitologia è qualcosa di estremamente complesso. E questo affascina da diverso tempo l’artista e performer Josèfa Ntjam, che spesso utilizza la mitologia e la fantascienza per immaginare nuovi scenari e futuri possibili. In occasione della 60. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, l’organizzazione berlinese LAS Art Foundation ha commissionato a Ntjam un nuovo progetto, Josèfa Ntjam. swell of spæc(i)es, che sorgerà nel cortile della sede centrale dell’Accademia di Belle Arti di Venezia dal 20 aprile al 24 novembre 2024.
Josèfa Ntjam all’Accademia di Belle Arti di Venezia
Incluso tra gli eventi collaterali della Biennale, il progetto darà forma a un nuovo mito della creazione. Protagonista dell’installazione veneziana – in collaborazione con l’Istituto delle Scienze Marine (ISMAR) – è il plancton, organismo essenziale per la sopravvivenza della vita umana sulla terra. Producendo ben il 50% dell’ossigeno del Pianeta, questo minuscolo essere diventa un “agente di trasformazione alchemica”, un elemento di convergenza essenziale tra le profondità dell’oceano e lo spazio esterno.
Il plancton e la metafora dell’acqua nella mostra di Josèfa Ntjam a Venezia
Partendo da questo concetto, l’artista realizzerà un ecosistema “ultraterreno”, che prende forma di un prisma blu-violetto – progettato dallo studio di architettura UNA / UNLESS – popolato da sculture sonore che si stagliano su un LEDwall. Lo schermo, perfettamente in dialogo con il colonnato del cortile della sede centrale dell’Accademia, trasmetterà un film con la colonna sonora della compositrice Fatima Al Qadiri. L’acqua torna spesso come elemento ricorrente nella produzione di Ntjam, come simbolo dell’evoluzione continua, della fluidità connessa a diversi aspetti socio-politici contemporanei, a partire dai fenomeni migratori.
Cosmologie antiche e nuove mitologie nella mostra di Josèfa Ntjam a Venezia
Il contesto narrativo in cui Josèfa Ntjam inserisce il plancton è la mitologia dei Dogon, una popolazione africana del Mali: questa comunità, composta da circa 240mila individui, venera una divinità creatrice suprema, incarnazione dei principi maschili e femminili, chiamata Amma. Il primo essere vivente creato da Amma è il Nommo, uno spirito antropomorfo con la metà dal corpo superiore umana e l’altra metà serpente, fatti d’acqua e privi di articolazioni. Così, l’installazione traccia un parallelo tra i plancton e i Nommo, dando vita a un film che mescola animazione 3D, intelligenza artificiale e filmati di acquari, in una narrazione circolare di creazione, trasformazione e rinascita. Le sculture, invece, sono delle “docce sonore” a forma di medusa, ispirate al film del 1974 di Sun Ra e John Coney Space is the Place.
La mostra di Josèfa Ntjam a Venezia. L’ibridazione come “forma di resilienza”
“Vivida e poetica, la mostra”, spiega Carly Whitefield, Senior Curator di LAS Art Foundation “affronta le complesse interconnessioni che plasmano la vita planetaria, il nostro passato e il nostro futuro, e sottolinea il valore dell’ibridazione come fonte di resilienza. Il ruolo della costruzione di mondi da parte degli artisti nel proiettare futuri alternativi sarà elaborato in conferenze offerte agli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Venezia nell’ambito del più ampio programma pubblico della mostra“.
Laura Cocciolillo
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