La multiforme personalità di Giulio Bizzarri in mostra a Reggio Emilia 

Ai Musei Civici di Reggio, una mostra che celebra un personaggio estroso, un creativo geniale, un curatore che non si è mai definito tale, un artista mai dichiarato, ma che ha saputo creare un nuovo modo di vedere le cose

Reggio Emilia celebra, a tre anni dalla sua scomparsa, Giulio Bizzarri (Reggio Emilia, 1947 – 2020) detto Biz7+++, un conterraneo intellettuale che a suo modo ha rivoluzionato il modo di fare cultura attraverso la tecnica del paradosso. Grazie ad amici intellettuali e familiari, che hanno raccolto i suoi progetti migliori da archivi e collezioni, è possibile ammirare la summa della sua creatività all’interno di una esposizione molto ricca divisa per sezioni, dalla A alla Z, e in un libro interamente strutturato su di lui realizzato con gli studenti dell’ ISIA di Urbino, un oggetto artistico che fa da compendio complementare alla documentazione esposta, per carpire i segreti di un’animo sicuramente fuori dal comune.  

Giulio Bizzarri Musei Civici Reggio Emilia, installation view
Giulio Bizzarri Musei Civici Reggio Emilia, installation view

La mostra di Giulio Bizzarri a Reggio Emilia 

Una raccolta che tenta di definirlo, proprio lui che non voleva essere catalogato, né ascritto ad alcuna categoria, amando alla follia le pratiche duchampiane e i surrealisti. Né curatore, né critico, né artista. Un surrealista della creatività del divertissement come lo definì qualcuno? Forse. Un autodidatta che si è costruito una cultura autonoma e un suo metodo comunicativo, che ha organizzato la trama e l’ordito di una grande tela, creando un immaginario uscito poi da Reggio Emilia per toccare altri luoghi e altre città. Facendo un’ipotesi di ricerca con caratteristiche poetiche e creando un immaginifico dizionario con un ordine alfabetico giocato sulle forme, che torna anche nel libro-catalogo, che è una vera e propria opera d’arte, dedicato ai temi legati al suo percorso, ai suoi ragionamenti ma non solo, si delinea la figura di un equilibrista capace di lavorare con le parole e le immagini per ogni forma di comunicazione acquisita. Ed è nelle stanze dei Musei Civici che viene ricreato il suo mondo fantastico, viene ricostruito il suo studio, l’ABC del suo pensiero, attuato attraverso la sperimentazione e le contaminazioni artistiche, il ritagliare e incollare di immagini e la creazione di riviste come Merci. La mostra si chiude con UDP (Università del Progetto), fondata nel 1989 assieme a Giordano Gasparini e Paolo Bettini, nata intorno al celebre gruppo 63 di Corrado Costa e sotto la direzione del sindaco illuminato Renzo Bonazzi, che rende il mondo culturale di quei tempi il fiore all’occhiello della città emiliana. Proprio grazie a UDP,  Bizzarri riceve un premio in quanto art director di una campagna quasi surrealista dell’aspirina Bayer.  

Giulio Bizzarri Musei Civici Reggio Emilia, installation view
Giulio Bizzarri Musei Civici Reggio Emilia, installation view

Giulio Bizzarri e l’ambiente culturale di Reggio Emilia 

Anni d’oro per Reggio Emilia, in cui creare e inventare fanno parte di un nuovo lessico che utilizza la fotografia e il collage per creare la comunicazione di rassegne passate alla storia, come la Biennale del paesaggio e I porci comodi, o la produzione legata al teatro. Bizzarri collabora direttamente con gli artisti del momento, come Luigi Ghirri, Franco Guerzoni, Ermanno Cavazzoni, sotto la supervisione di Rosanna Chiessi che aveva portato nella città emiliana gli artisti di Fluxus. Per le edizioni Pari&Dispari della gallerista realizza il logo e la grafica, divenendone assiduo collaboratore. Un appassionato innovatore, che ha sempre cercato codici espressivi differenti a seconda del cliente con cui aveva a che fare, portando sempre guizzi di originalità. Un artigiano del comunicare, capace di guidare con maestria i suoi collaboratori e studenti nel progetto creativo, anche quando lavora per Team/Italia e realizza campagne pubblicitarie per grandi marchi, o crea per l’istituzione bolognese manifesti per mostre e manifestazioni come Bologna Sogna. “La parola di Giulio la cercavo – scrive Franco Guerzonicercavo quella sua certezza per progetti che, come piccole fiamme, accendevo quotidianamente; lui, che forse aveva bisogno di quelle accensioni, ne alimentava il fuoco fino all’incendio dell’idea, che poi immancabilmente si depositava nella cenere di un nuovo oggetto”. E quel fuoco arde ancora. 
 
Francesca Baboni 

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Francesca Baboni

Francesca Baboni

Francesca Baboni vive a Correggio (Re). Laureata in Lettere Classiche con indirizzo storico-artistico all'Università di Bologna, è critico d'arte, storico dell'arte e curatrice indipendente. Da diversi anni cura per spazi privati ed istituzionali mostre personali e collettive di artisti contemporanei,…

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