Susana Pilar / Adel Abdessemed

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA CONTINUA
Via Del Castello 11, San Gimignano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

dal lunedì al venerdì 10-18, sabato e domenica 10-13 / 14-19

Vernissage
20/01/2024
Artisti
Adel Abdessemed, Susana Pilar Delahante Matienzo
Generi
arte contemporanea, doppia personale

Mostra doppia personale.

Comunicato stampa

Galleria Continua è lieta di presentare per la prima volta nei suoi spazi espositivi di San Gimignano una mostra personale dell’artista cubana Susana Pilar. Il suo lavoro si concentra sul corpo, sul genere, sulla razza e sulle questioni sociali, attribuendo un peso fondamentale alla ricerca del suo patrimonio africano e delle sue origini. Il titolo della mostra, “Empatía”, è una dichiarazione aperta: con questo progetto l’artista esprime la sua volontà di identificarsi con gli altri e di permettere a ciascuno di condividere con reciprocità i propri sentimenti.

Tutte le opere di “Empatía” sono connesse alla pratica performativa e partecipativa di Susana Pilar. Un insieme di figure di origami nere sono sparse nello spazio espositivo, risultato di una delle performance più provocatorie che l’artista ha realizzato negli ultimi anni: “Black Stories”. Nata da una ricerca porta avanti con l’ausilio di alcuni componenti della famiglia ultra novantenni – grazie ai quali riscopre il suo patrimonio africano, gli antenati congolesi e sierraleonesi - la performance ha luogo per la prima volta in Belgio ed affronta la storica relazione di schiavitù tra questo paese e la Repubblica del Congo. La perfomarce viene realizzata una seconda volta in Senegal, dove molti degli antenati dell’artista furono separati, divisi, schiavizzati e inviati contro la loro volontà attraverso ‘la porta del non ritorno’ nel continente americano. Durante la performance, che ha una durata di circa tre ore, Susana Pilar si concentra sulla realizzazione di origami usando solo i piedi, mentre le mani restano in una posa inutile. L’azione è legata al fatto che molte persone in Congo, durante il periodo di colonizzazione belga, subivano come punizione la mutilazione delle mani. La performance è un appello alle ex colonie affinché rivedano la loro storia e indaghino seriamente su ciò che è accaduto in passato, come segno importante di rispetto. In “Wall of all together”, Susana Pilar invita i visitatori a scrivere su una tela bianca una parola che definisca la loro migliore virtù nei confronti delle altre persone. L’atto diventa un momento di riflessione individuale, di riconoscimento di sé nel rapporto con gli altri.

La mostra include “Intercontinental Drawing”, una gruppo di fotografie della performance realizzata nel 2017 da Susana Pilar a Venezia in occasione della Biennale d’Arte. L’azione riafferma ancora una volta il tema dell’eredità. L’artista utilizza la barca come simbolo dei suoi antenati cinesi e africani che, a bordo di barche, furono trasportati di forza a Cuba. Percependo se stessa come il risultato di questo movimento, Pilar trascina metaforicamente una barca.
Il giorno della vernissage si terrà una performance il cui contenuto, per volontà dell’artista, resterà celato fino al momento della sua presentazione.
Susana Pilar Delahante Matienzo è nata a L’Avana, Cuba, nel 1984. Attualmente vive e lavora in Olanda. Ha studiato presso la Scuola Elementare José Antonio Díaz Peláez, all’Accademia di San Alejandro e si è laureata nel 2008 presso l’Istituto Superiore di Arte de L’Avana, Cuba. Dal 2011 al 2013, ha completato gli studi post-laurea presso l’HfG | Università di Arti e Design di Karlsruhe, in Germania, con il finanziamento del DAAD. Ha ottenuto residenze per artisti e premi, tra questi: CAD+SR RESEARCH in Italia e in Kenya (2019-2020); CIFO Grants & Commissions Program Award, Miami, USA (2019); AIR della Fondazione Macc, Calasetta, Italia; AIR presso l’Accademia di Belle Arti di Vienna, Austria (2017); AIR Dance Hall Fire Hall, Calgary, Canada (2016); AIR Skövde, Skövde, Svezia (2016); Apexart Fellowship, New York, USA (2016); Premio Maretti (condiviso) (2014); MAP Residency presso ARTEZ, Enschede, Paesi Bassi, (2010-2011); Villa Waldberta a Monaco di Baviera, Germania (2010); Centro d’Arte Darling Foundry a Montreal, Canada (2009). Il suo lavoro è stato esposto nelle seguenti biennali ed eventi artistici internazionali: Biennale di Berlino (2022), 14a Biennale di Dakar, Senegal (2022); Biennale di Lubumbashi, Repubblica Democratica del Congo (2019); 12a e 13a Biennale de L’Avana (2015, 2019); 13a Biennale delle Arti Mediali, Centro Nacional de Arte Contemporáneo Cerrillos, Santiago del Cile (2017); Biennale dei Nuovi Talenti 2016, Colonia, Germania; Padiglione Cubano alla Biennale di Venezia (2015); Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea (BIAC), Martinica (2013); IV Biennale deformes de performance, Cile (2012); III Biennale Arts Actuels Réunion, Isola della Riunione, Francia (2011); Mostra Internazionale di Fotografia, Festival Mondiale delle Arti e Culture Nere, Dakar, Senegal (2010); 7a Biennale di Gwangju, Corea del Sud (2008).
Tra le sue principali mostre personali: “Abriendo paso”, FOROF, Roma (2023); “Resilience”, TRUCK, Calgary, Canada (2022); “Body Present”, KIOSK, Gent, Belgio (2019); “Jardinera”, Galleria Continua, Les Moulins, Francia (2018); “Dibujo intercontinental”, Galleria Continua, L’Avana (2017); “Un chino de paso por Venecia”, ICI, Venezia, Italia (2017); “Reclaiming meaning”, Skövde Art Museum, Svezia (2016); “Tropiques hèritage”, Galleria André Arsenec, Tropiques Atrium, Fort de France, Martinica (2015). Il suo lavoro è stato incluso in mostre collettive presso il Museo del Barrio; Smart Museum, Chicago;Cranbrook Art Museum, Bloomfield Hills, USA; Fondazione per l’Arte e la Cultura Opelvillen Riisselsheim, Germania; Nuovo Museo delle Civiltà Africane, Dakar, Senegal; Fundación Minera Escondida, Antofagasta, Cile; Galleria Continua, L’Avana, Francia, Italia; Fotomuseo de Cuatro Caminos, Città del Messico; Alabama Contemporary Art Center, USA; Goodman Gallery, Città del Capo, Sudafrica; Kunstraum Niederoesterreich, Vienna, Austria; Museo Nacional de Bellas Artes, L’Avana, Cuba; Centro de Arte Contemporáneo Wifredo Lam, L’Avana, Cuba; School of the Museum of Fine Arts, Boston; mostra Extra Muros, curata dal M HKA Museum of Contemporary Art di Anversa, Mechelen, Belgio; ZKM / Center for Art and Media, Karlsruhe, Germania.

Galleria Continua è lieta di presentare, per la prima volta nei suoi spazi di San Gimignano, “Jam Proximus Ardet, La Dernière Vidéo” (2021) di Adel Abdessemed. Il video è presentato negli spazi dell’Arco dei Becci. La Galleria è anche lieta di ospitare una conversazione tra lo stesso artista e il curatore Carlo Falciani che ha selezionato l’artista per la collettiva “Tensione Continua” da lui curata.

Negli ultimi trent’anni, Adel Abdessemed, artista francese di origine berbera, ha creato un corpo di lavori che riflettono sulla violenza, la memoria e il trauma. Nato in Algeria, fuggì dal paese all’inizio della guerra civile del 1992. Da allora ha dichiarato di sentirsi come se fosse nato due volte, una volta in Algeria e di nuovo quando si è stabilito definitivamente in Francia. Declinando nella sua arte la memoria della violenza e delle atrocità che hanno così tragicamente segnato quel magnifico paese, il suo lavoro pone domande molto dirette su come ci schieriamo e come abitiamo la società oggi.

In “Jam proximus ardet (Già il vicino brucia), La Dernière Vidéo”, il fuoco è l’elemento primario scelto da Adel Abdessemed per descrivere un’entità potente ma fugace come l’esistenza. Affiancato all’acqua, il suo elemento controparte, il video è visivamente sconcertante, attirando lo spettatore in uno stato di curiosità e stupore. Il lavoro di Adel Abdessemed parla direttamente al suo pubblico e in questo video il messaggio è diretto: quando la casa del tuo vicino è infiamme, l’artista non può rimanere indifferente al fuoco. Abdessemed non provoca il fuoco, ma gli si avvicina e ce lo pone innanzi, al fine di avviare conversazioni difficili ed esistenziali.
Il video non è strutturato secondo una narrativa tradizionale, ma consiste in un unico piano sequenza che lo fa sembrare più un’immagine in movimento. Appare una nave in fiamme, lontana all’orizzonte, e man mano che la nave si avvicina, iniziamo lentamente a vedere lo stesso artista, stoicamente in piedi sul ponte principale della barca, apparentemente ignaro dell’incendio dietro di lui. Richiamando ad altre opere dell’artista che coinvolgono il fuoco, come “Adel Abdessemed Je suis innocent” (2012), “Description d’un combat” (2020) e “Tonight no man will sleep” (2022), esposte nella mostra personale dell’artista “Out, Out, Brief Candle” (2022)  presso Galleria Continua / Parigi, il video è un’allegoria di tutte le tragedie che sono accadute e ancora accadono nel Mar Mediterraneo. Il titolo proviene dal poema Eneide di Virgilio, in cui, come molti di coloro che attraversano disperatamente il Mediterraneo oggi, la flotta guidata da Enea è in viaggio per trovare una seconda casa, e dove alla fine la città di Troia è in fiamme, destinata alla distruzione.

Nato a Costantina, Algeria, nel 1971, Adel Abdessemed vive e lavora a Parigi, in Francia. Adel Abdessemed abbraccia una vasta gamma di media, tra cui disegno, scultura, performance, video e installazione. Il suo lavoro tratta spesso i temi della guerra, della violenza e della religione ed è caratterizzato da un’immagine brutale che cerca di rappresentare la violenza intrinseca del mondo contemporaneo. L’artista francese di origine berbera, Adel Abdessemed, ha costruito un corpo di lavoro impegnato e incandescente per oltre trent’anni, che ha trovato rapidamente un’eco sulla scena internazionale. Fuggì dall’Algeria dopo l’inizio della guerra civile del 1992, portando con sé la memoria della guerra e della serie di atrocità. “Ho vissuto in modo molto diretto la violenza di cui parlo. Anche oggi, le ferite rimangono aperte e le domande senza risposta: l’incendio doloso, le violenze sessuali, gli omicidi impuniti.” Come dice lo scrittore Kamel Daoud riguardo ad Adel Abdessemed: “Devi provenire da un paese di origine come quello di Adel, con simboli terribili ancora vivi, capaci di vita e morte reali, per capire che l’indignazione dell’artista è una necessità, piuttosto che un’estetica.”
Una volta in Francia, ha studiato all’École nationale supérieure des Beaux-Arts di Lione. Immerso nella cultura classica, nella letteratura e nella poesia, e con una passione per la musica, Abdessemed ha appropriato vari media e linguaggi per fare dell’arte il luogo in cui una società espone la sua violenza e fragilità. Kounellis afferma che la sua veemenza è un baluardo contro il conformismo e l’uniformità del pensiero benpensante.  È questa necessità di mescolare tutte le forme di espressione culturale che lo ha portato a collaborare con scrittori e poeti come Hélène Cixous, Julia Kristeva, Christophe Ono-dit-Biot, Adonis, con cui ha pubblicato diversi lavori congiunti, ma anche con architetti come Jean Nouvel e Jean Michel Wilmotte.
Nel XVIII secolo, Lessing ha reso il grido l’irrappresentabile nell’arte e il tabù di tutte le arti visive. Attraverso il suo lavoro, Abdessemed ha trasformato l’arte in un organo di grido collettivo: un esercizio di libertà, un’esortazione a liberarci una volta per tutte dalla nostra barbarie.
Dalla prima mostra personale di Abdessemed nel 2001, ha avuto altre mostre a: PS1/MoMA, New York; MIT List Visual Arts Center, Cambridge, MA, USA; CNAC - Le Magasin (Centre National d’Art Contemporain), Grenoble, Francia; Parasol unit, Londra; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino, Italia; Centre Pompidou, Parigi (Adel Abdessemed Je suis innocent, 2012); CAC, Málaga, Spagna; Montreal Museum of Fine Arts, Canada (Adel Abdessemed: Conflict, 2017); Otchi Tchiornie a MAC’s, Grand-Hornu, Belgio; L’Antidote a MAC, Musée d’Art Contemporain, Lione, Francia. Il lavoro di Adel Abdessemed è stato esposto alla Biennale di Venezia tre volte (2003, 2009, 2015), nonché alla Biennale di Istanbul (2017), L’Avana (2009), Gwangju (2008), Lione (2007) e Saõ Paulo (2006). Nel 2017 ha partecipato alla Triennale di Milano The Restless Earth e alla Oku-Noto Triennale in Giappone. Nel 2020 l’artista ha esposto alla Fondation Louis Vuitton, Parigi, come parte della mostra collettiva Crossing Views, e nel marzo 2022 ha inaugurato “An Imperial Message”, una mostra personale di grande rilievo su cinque piani al Rockbund Museum di Shanghai.