Dieci, cento, mille scatti su un’unica fotografia. Il Grand Tour degli FRP2
Spazi ambigui, immagini enigmatiche e luoghi plausibili. Gli FRP2 si sono dati alla ricerca di una “realtà alternativa molteplice”, giocando sulla scomposizione e ricomposizione degli elementi visivi della fotografia. Per creare cortocircuiti interpretativi, normali paesaggi generici, verosimili ma artificiali.
“Pensa se si riuscisse a creare un’immagine fotografica che includa centinaia d’altri scatti in un’unica cornice. Non sarebbe come racchiudere il segno di centinaia d’istanti, catturati da punti di vista e attraverso sistemi di riferimento differenti in un unico campo visivo, ovvero quello della cornice fotografica? Non è questo un insieme più affine alla realtà a quattro dimensioni?”.
Filippo Piantanida e Roberto Prosdocimo, in arte FRP2, hanno scomodato addirittura Albert Einstein, resuscitandolo per dialogare insieme sulla rappresentazione della realtà, sulla realizzazione, tramite mezzi fotografici, di un paesaggio possibile, anche se mai esistito in quell’esatta forma, con quegli stessi protagonisti e in quello stesso momento. E facendo ciò mettono in discussione – se ancora ve ne fosse bisogno – la vecchia idea di una fotografia che rappresenta il reale, affermando con forza che le immagini sono costruzioni, interpretazioni, stratificazioni dell’idea dell’artista e del suo fare.
Cento, mille scatti si fondono in un’unica stampa attraverso un paziente lavoro di cesello e creatività la cui resa finale produce un effetto di forte impatto dove si insinua, sottile, un senso di straniamento e disorientamento. Perché, per quanto perfette e proprio in quanto perfette, le grandi fotografie degli FRP2 fanno sorgere in chi si immerge nell’immagine a distanza ravvicinata, seduto su una seggiolina frontale, un dubbio, un qualcosa che non torna nonostante l’iniziale riconoscimento, e quel qualcosa è proprio la percezione inconscia dell’irreale che porta alla perdita dei propri riferimenti spaziali.
Ecco allora il lavoro sulle piazze di Napoli, sull’Arengario di Milano, su San Pietro a Roma, ma anche sulla nebbia in pianura, sul parco pubblico e sull’architettura contemporanea che è contesto di lavoro e luogo di transito, e ancora sulle case di Marsiglia e sui viali di Miami. Quasi un Grand tour contemporaneo che ha consentito ai due artisti di osservare i paesaggi – quasi sempre urbanizzati – estrapolandone solo l’idea e non accontentandosi del semplice dato fisico collocato nel singolo istante.
E poi il progetto di ampio respiro, Unconventional place, che stavolta si colloca a Milano in pieno centro, dopo aver trovato ospitalità, grazie al network immobiliare La Casa Agency, in stanze dalle pareti nere dell’ex stamperia di Barcellona, nelle camere decadenti dell’Hotel Solfatara di Pozzuoli e in un cantiere in un edificio di fine Settecento a Torino. Luoghi non convenzionali, perché la sfida è esibire l’arte in posti non deputati a essa, portarvi energie giovani, idee low cost e una sana dose di divertimento in luogo degli eventi ingessati o istituzionali.
Marta Santacatterina
Milano // fino al 20 dicembre 2012
FRP2 – Normal Generic Landscape
Corso Italia 13
[email protected]
www.unconventionalplaceforart.com
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati