Depeche Mode a Torino: sotto la Mole la prima tappa italiana del nuovo tour. Il report
A Torino si chiude con 12.500 presenze la prima tappa del nuovo tour italiano dei Depeche Mode. Fra grandi classici e visual mozzafiato ecco il report del concerto all’Inalpi Arena
C’è stato un momento, subito dopo la scomparsa del polistrumentista Andy Fletcher, in cui si è temuto il peggio anche per il futuro dei suoi Depeche Mode. E invece, gli instancabili Dave Gahan e Martin Gore non si sono persi d’animo tornando dapprima in studio di registrazione e poi partendo, nel 2023, con il Memento Mori World Tour. Un tour mondiale, dedicato alla presentazione del loro ultimo album omonimo, al quale sono state aggiunte tre date italiane per il 2024: il 23 marzo all’Inalpi Arena di Torino, il 28 e il 30 dello stesso mese al Mediolanum Forum di Milano. A differenza di quanto si possa pensare, è una vitalità incontenibile quella che caratterizza l’iconica band britannica: una forza così difficile da controllare che è esplosa in tutto durante la tappa piemontese.
La svolta green dei Depeche Mode
Ad annunciare l’arrivo dei Depeche Mode, dopo l’esibizione del gruppo spalla Deeper, è stato un videomessaggio incentrato sull’impegno che la band sta dimostrando nei confronti dell’ambiente. Insieme al marchio svizzero di orologi di lusso Hublot, la band ha infatti deciso di sostenere Conservation Collective, il network globale di fondazioni dedicate alle cause ambientali. In particolar modo, durante il Memento Mori World Tour, i Depeche Mode collaboreranno con il team Green Nation diLive Nation per diminuire l’utilizzo di plastica monouso, ammortizzare gli sprechi alimentari e migliorare il riciclaggio.
Il concerto dei Depeche Mode all’Inalpi Arena Di Torino
Professionisti di altissimo livello, nonché animali da palcoscenico, i Depeche Mode sono entrati a gamba tesa all’interno del Palasport torinese Inalpi Arena mettendo in scena uno spettacolo da brividi reso ancora più pulito dal lavoro certosino dei tecnici audio, nonché dalla buona acustica della struttura. Partiti con una doppietta di singoli contenuti in Memento Mori (My Cosmos Is Mine e Wagging Tongue), i Depeche Mode sono riusciti a ipnotizzare per due ore gli oltre dodicimila partecipanti all’evento, tra coreografie sensuali e luci studiate alla perfezione. Protetti da una “M” pantagruelica e circondati da megaschermi al LED (sui quali scorrevano visual suggestivi e psichedeliche riprese in real time) Dave Gahan e Martin Gore hanno dato tutto il loro meglio alternando brani nuovi a grandi classici. Tra questi ultimi ricordiamo Walking in my shoes, Black Celebration, I Feel You e Just Can’t Get Enough. Fra i momenti più emozionanti vanno invece menzionate le performance di Home e Strangelove (eseguite soltanto da Martin Gore alla voce e dal turnista Peter Gordeno alla tastiera), le rivisitazioni in versione danzereccia di Never Let Me Down Again, A Pain that I’m Used to ed Enjoy the Silence.
La sacralità nei live dei Depeche Mode
Tra il carisma di Dave Gahan e la metodologia chirurgica di Martin Gore, i live dei Depeche Mode assomigliano sempre più a una sorta di cerimonia ritualistica nella quale loro due emergono come ministri di un culto che prosegue inarrestabile da circa quarant’anni a questa parte: una funzione religiosa in grado sia di elevare spiritualmente l’ascoltatore, sia di farlo sprofondare nella libertà più totale della danza. E a pensarci bene, forse non è un caso se l’intera “messa” è poi finita sulle note dell’emblematica Personal Jesus.
Valerio Veneruso
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati