L’editoria indipendente in Italia #19. La storia di Edizioni Alegre
Un festival di letteratura che parla di lavoro e la pubblicazione di idee in controtendenza, inchieste scomode e letteratura sociale, ricordando la storia di Porto Alegre, capitale dei movimenti. Intervista all’editore Giulio Calella
Non si ferma il racconto delle case editrici indipendenti in Italia, questa volta è il turno di Edizioni Alegre. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Giulio Calella Presidente della cooperativa Edizioni Alegre che ci ha raccontato la linea editoriale, le difficoltà e il futuro di questa casa editrice con vent’anni di storia alle spalle, con numerose importanti pubblicazioni, nonché organizzatrice del Festival di letteratura Working class a Campi Bisenzio.
Raccontateci Edizioni Alegre: come e quando è nata, che linea editoriale ha, a chi si rivolge.
Edizioni Alegre nascono nel 2003 quando Porto Alegre era la capitale dei movimenti e rappresentava la speranza di un mondo migliore. Quella intuizione resta per noi un orientamento prezioso nel tempo in cui la sinistra storica si spinge fino alla propria scomparsa ma emergono movimenti inaspettati che raccontano un altro mondo possibile.L’obiettivo del nostro progetto editoriale è “Sgonfiare le favole dei potenti e raccontare altre storie”, attraverso la pubblicazione di idee in controtendenza, inchieste scomode e letteratura sociale.
Con quali autori e saggi?
La nostra produzione si concentra su collane di saggi di attualità, analisi storica e riflessione teorica, e sulle collane di ibridazione narrativa come Quinto Tipo diretta da Wu Ming 1 e la collana Working class diretta da Alberto Prunetti, dalle cui pubblicazioni è nato il Festival di letteratura working class quest’anno alla sua seconda edizione a Campi Bisenzio.
Infine, pubblichiamo la rivista Jacobin Italia, sorella della rivista che ha rilanciato il pensiero radicale negli Stati Uniti, con l’obiettivo di tornare a parlare in modo irriverente di trasformazione sociale e rivoluzione.
In contesto come quello italiano dove molte persone non leggono libri, come sopravvivono gli editori indipendenti?
Con difficoltà, soprattutto per le distorsioni di un mercato oligopolistico, in mano a 4-5 gruppi editoriali che sono proprietari di tutta la filiera di promozione, distribuzione e vendita al dettaglio dei libri, finendo nel paradosso di avere dei presunti concorrenti che in realtà lucrano sul nostro stesso lavoro. Noi per questo proviamo a costruire reti di mutuo aiuto tra editori indipendenti, condividendo spazi nelle fiere, battaglie per la legge sul libro con l’Associazione degli editori indipendenti (Adei) e costruiamo insieme ad altri iniziative culturali comuni. Sono pratiche fondamentali per sopravvivere tanto quanto fare un lavoro di qualità, molto caratterizzato e riconoscibile e con il coraggio di sperimentare pubblicazioni aliene al mainstream.
Qual è il libro o autore che più vi rappresenta o al quale siete più legati e perché?
Siamo molto orgogliosi di essere gli editori italiani di Angela Davis, la leggendaria attivista per i diritti degli afroamericani, il cui libro Donne, razza e classe ha rifondato il pensiero femminista delle ultime generazioni.
Vi andrebbe di indicarci un editore indipendente di cui vi piace particolarmente il lavoro?
Gli editori indipendenti di cui apprezziamo il lavoro sono tanti. Ne citiamo tre perché insieme a loro diamo vita al Salone del libro di Torino a quella che abbiamo denominato «Isola rossa», ed è una delle iniziative di mutuo aiuto tra editori che citavo prima. Si tratta di Tamu edizioni, Eleuthera e Altreconomia.
Qualche anticipazione sui libri in uscita nei prossimi mesi?
Ne posso dare tre: stiamo per pubblicare l’ultimo libro del di uno tra i più importanti e brillanti pensatori marxisti viventi, A Companion to Marx’s Grundrisse di David Harvey; un nuovo libro di Angela Davis, Donne politica e cultura; e un ripescaggio dell’autore francese Serge Quadruppani, Colchiques dans les prés.
Ultima domanda: il libro assolutamente da leggere almeno una volta nella vita.
Dire Q di Luther Blisset, il collettivo di scrittori che poi ha dato vita ai Wu Ming.
Dario Moalli
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