L’Intelligenza Artificiale mostra Milano come sarebbe dipinta dagli Impressionisti
Si intitola “Monet e gli Impressionisti – Digital Experience” negli spazi di Next Area, l'ex sede di Finarte. Percorsi multimediali, sale immersive e l'introduzione dell'Intelligenza Artificiale accompagnano il pubblico alla scoperta della corrente artistica ottocentesca
In Via Paolo Sarpi, dove un tempo si trovava la casa d’aste Finarte, apre lo spazio Next Area. Una nuova realtà espositiva nata grazie a Next Exhibition, con l’obiettivo di accogliere tutti i linguaggi delle arti visive, includendo anche le esperienze digitali e immersive. A inaugurare il nuovo spazio è Monet e gli Impressionisti – Digital Experience, per celebrare i 150 anni dalla prima mostra degli Impressionisti, realizzata nella primavera del 1874 nello studio parigino del fotografo Nadar. Il progetto è suddiviso in percorsi multimediali e sale immersive, accompagnando il pubblico alla scoperta del movimento che ha rivoluzionato le sorti della pittura ottocentesca. Oltre a entrare nel vivo dei quadri virtuali, lo spettatore ha l’opportunità di vedere una Milano inedita, dipinta dagli Impressionisti, grazie all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale, in collaborazione con la start-up internazionale MORGHY.AI, fondata da Federico Morgantini.
La mostra “Monet e gli Impressionisti – Digital Experience” da Next Area a Milano
L’intelligenza artificiale di MORGHY.AI ha rielaborato le immagini di alcuni luoghi emblematici della città come il Duomo, i Navigli, l’Arco della Pace e il Castello Sforzesco, mostrando come verrebbero dipinti questi paesaggi secondo i canoni della corrente impressionista. Oltre ai monumenti più rappresentativi, troviamo anche edifici contemporanei come la Torre Velasca e il Bosco Verticale. Non solo, l’AI ha aggiornato anche alcuni grandi capolavori di Renoir e Degas, rispettivamente Bal au mouline de la Galette e L’Etoile, trasformando personaggi e paesaggi in scatti contemporanei. Il risultato ottenuto dall’AI presenta imperfezioni ancora tipiche di questi sistemi, come si evince nelle mani e negli occhi. La scelta di far emergere tali errori è curatoriale, così da dare “dignità artistica” all’atto creativo digitale.
Valentina Muzi
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