Adelaide Gigli, l’artista e ceramista in fuga dal fascismo e da Videla. Ecco chi era in un libro

Divisa tra l’Italia e l’Argentina, l’artista ha avuto una vita dolorosa e straordinaria. La ceramica scoperta grazie agli indios del Venezuela, due figli desaparecidos, la fuga in Italia a Recanati. Un libro di Adriàn N. Bravi la racconta. Il libro è candidato al Premio Strega

La vita è fatta anche di coincidenze o congiunture astrali. Chissà se in qualche modo Adriàn N. Bravi, scrittore e bibliotecario all’Università di Macerata, aveva intercettato, allo scopo di programmare l’uscita della sua ultima fatica, Adelaida edita per i tipi di Nutrimenti, il tema della prossima Biennale Arte di Venezia curata da Adriano Pedrosa. Titola infatti bene Il Manifesto, raccontando il libro e definendo Adelaide Gigli, Straniera ovunque.

Chi era Adelaide Gigli

La doppia vita di Adelaide Gigli, nel libro di Bravi Adelaida, in ossequio alla sua vita di expats a Buenos Aires, si svolge in un avanti indietro dall’Italia all’Argentina. Nata nel 1927 a Recanati e figlia del pittore marchigiano Lorenzo Gigli, negli anni ’30 molto stimato tanto da esporre sia alla Biennale di Venezia che alla Quadriennale di Roma, a soli quattro anni si trasferisce in Argentina. Il padre di origini umili, che in Sudamerica aveva perfezionato la propria formazione artistica, risente del clima politico fascista e coglie la palla al balzo di una proposta di lavoro come docente a Buenos Aires per trasferirsi con la moglie Maria Teresa Valeiras, anch’ella artista, e la figlia, dall’altra parte del mondo. Mal glie ne incolse purtroppo, perché scappando da un regime Adelaide, anticonformista e indipendente, si trova più avanti faccia a faccia con una dittatura ancora più dura e spietata. Artista, ceramista, scrittrice e giornalista (è insieme al marito, l’intellettuale David Viñas, tra i fondatori della rivista letteraria universitaria Contorno, unica donna in redazione), attivista per i diritti (milita nel Fronte di Liberazione Omosessuale), progressista. La sua vita è segnata da due grandi dolori: i figli María Adelaide “Mini” e Lorenzo Ismael Viñas Gigli, entrambi montoneros (dal Movimento Peronista Montonero, organizzazione guerrigliera nata negli anni ’70, innanzitutto per favorire il ritorno al potere di Pèron e poi per contrastare lo spietato regime del generale Jorge Rafael Videla) vengono arrestati e probabilmente uccisi e torturati. Del loro destino non si saprà più nulla, né i loro corpi saranno mai ritrovati, diventando per sempre desaparecidos.

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Adelaide Gigli

Il libro di Adriàn N. Bravi

La storia di Mini e Lorenzo Ismael segna dolorosamente tutto il testo di Bravi, tanto da offrirne anche l’antefatto di apertura al testo. Le loro vicende, la loro passione politica, le sorti dei loro figli, ci guidano alla scoperta del ritratto di un’artista, di una madre, che porterà per sempre nel suo cuore e nella sua arte ciò che è stato, ciò che poteva essere e ciò che non è più. La storia narrata da Bravi è però anche quella di una grande amicizia, la sua con Adelaida. Di generazioni differenti (al momento del loro incontro lo scrittore ha circa 25 anni), entrambi di origine italiana, ma cresciuti in Argentina, entrambi ritornati in Italia (con l’inasprimento della dittatura e la scomparsa dei figli, Gigli torna a Recanati dove ottiene accoglienza e supporto). Nonostante le sofferenze, Bravi ci racconta di una donna affascinante, eternamente giovane, piena di spirito, contro ogni sorta di ipocrisia e di apparenza, di grande iniziativa e con una propensione all’arte, alla materia viscerale, ma totalmente priva di senso del mercato, del sistema (fece tuttavia acquisire al Museo dell’Art Brut in Svizzera gli arazzi di una sua parente artista). Non era una ingenua però la Gigli, né una artista naif. È stata tutt’altro: una grande protagonista del dibattito intellettuale e politico dell’epoca, punto di riferimento per molti; testimonianze del suo ruolo centrale si ritrovano in altrettanti saggi e scritti di colleghi e ammiratori. Nel 2003 la Mole Vanvitelliana di Ancona le ha inoltre dedicato una grande mostra, forse la più completa sul lavoro dell’artista: è stata una delle ultime uscite pubbliche e consapevoli di Gigli, prima che la malattia, l’Alzheimer, prendesse il sopravvento e prima della sua scomparsa nel 2010.

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Ceramica di Adelaide Gigli

La ceramica di Adelaide Gigli

Il testo di Bravi offre anche una ricostruzione interessante e necessaria della pratica artistica di Adelaide Gigli, partendo dalle origini come pittrice in Argentina, fino alla rivelazione della ceramica e all’ultimo periodo a Recanati. 
La scoperta della ceramica avviene in Venezuela. In una intervista al Mundo, ricorda l’autore, Gigli racconta Todo empezò con los indios (tutto è cominciato con gli indios). Negli anni ’60 l’artista si trasferisce in Venezuela, a Mèrida, dove il marito ha avuto una cattedra universitaria (saranno poi espulsi dal paese per motivi politici più avanti), ed entra in contatto con gli indios timotocuicas che adoravano idoli e divinità modellati in ceramica o scolpiti nelle pietre”. Incontra quindi una india, una decana del villaggio, che stava modellando un pipistrello, una divinità legata ai sogni e ne rimane impressionata. Racconterà più tardi: “Vorrei produrre qualcosa che non brucidunque né romanzi falliti, né poesie inedite, né articoli perduti, e nemmeno racconti abbozzati. Voglio qualcosa che occupi un posto e possa esprimere, con un colpo d’occhio, il dolore. (…) La cosa che ricordo di più sono le mani degli indios che lavorano la creta. È in quel movimento che si racchiude tutto il segreto della loro arte”.

Un’arte di denuncia

“Io non lavoro con immagini di evasione e compiacimento”, risponde in un’altra intervista. “Non faccio donne belle e decorate. La mia è una voce che denuncia con sarcasmo e desacralizzazione (…). Faccio sculture figurative, nessuna metafisica. Niente di niente: una figura di fianco, di rovescio, di dietro, di fronte, è lo stesso: una schiena matura è responsabile come gli occhi. E soltanto qualche centimetro quadro per appoggiarsi a terra. Un domani queste figure galleggeranno in aria, libere e leggere”.  Molte delle sue opere, come quelle del padre Lorenzo, tuttavia, sono andate disperse, schiacciate dal peso della politica, degli esili, delle emigrazioni. Altre sono ancora conservate a Recanati. Bravi, oltre a raccontarne la storia, si è adoperato per salvaguardare il prezioso patrimonio di libri, documenti, dischi che l’artista ha lasciato dietro di sé dal momento in cui si è ammalata e a lui si deve più che una grande opera di ricostruzione, un impegno personale. Ma, ammonisce l’autore in un passaggio del libro molto va ancora fatto per riscoprire l’opera di questa straordinaria artista. Si può partire da qui. Dal racconto della storia di una vita messa a servizio dei diritti e dell’arte, per impedire che Adelaida Gigli sia ancora oggi, sia in Italia che in Argentina una Straniera ovunque.

Santa Nastro

Adriàn N. Bravi, Adelaida
Nutrimenti
p. 144,
€  17
ISBN 979-1255480396

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Santa Nastro

Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

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