Berlino accoglie l’arte di Odessa. In mostra le opere “rifugiate” in arrivo dall’Ucraina
La Gemäldegalerie espone dodici opere messe in salvo dal Museo dell’arte Occidentale e Orientale di Odessa, colpito dagli attacchi russi. Solo l’anteprima di un grande progetto di gemellaggio culturale che prenderà forma nel 2025
In Ucraina, la guerra di logoramento tra le forze che difendono la libertà del territorio nazionale e le truppe russe prosegue senza fare più troppo clamore. Nonostante l’attenzione dell’opinione pubblica ora si concentri sul Medio Oriente, con massima allerta per il conflitto israelo-palestinese, però, a due anni dall’inizio dell’invasione russa, la guerra in Ucraina continua a mietere vittime e a causare danni ingenti a infrastrutture, edilizia civile, patrimonio culturale.
L’Unesco aggiorna la stima dei danni al patrimonio culturale dell’Ucraina
Oggi l’Unesco stima a 3,5 miliardi di dollari l’ammontare dei danni ai beni culturali e di interesse turistico dell’Ucraina: per favorire la ricostruzione e rilanciare il settore del turismo – quando sarà possibile – serviranno investimenti pari a 9 miliardi di dollari. Intanto, si allunga la lista dei siti di interesse storico-culturale in pericolo nel Paese: l’agenzia delle Nazioni Unite, nell’ultimo rapporto ufficiale datato 14 febbraio 2024, ne conta 341 (un anno fa erano 248), tra chiese, musei, monumenti, biblioteche. La città più colpita è Kharkiv, seguita da Donetsk e Odessa (ma danni sono registrati anche a Leopoli e Kiev), il cui centro storico, particolarmente prezioso per la storia dell’identità culturale europea, nel 2023 è stato iscritto dall’Onu nella lista dei patrimoni dell’umanità in pericolo. E su più di 300 siti, in Ucraina, è stato posto lo Scudo blu, simbolo internazionale della Convenzione dell’Aia del 1954 per la protezione dei beni culturali nei conflitti armati: la loro distruzione intenzionale, dunque, può costituire un crimine di guerra.
Il patrimonio culturale di Odessa in pericolo
Proprio a Odessa, intanto, si sta concentrando lo sforzo umanitario dell’Italia, impegnata – grazie allo specifico know how maturato nell’ambito della ricostruzione del patrimonio culturale – nell’intervento di restauro e ripristino della Cattedrale della Trasfigurazione, colpita da un raid missilistico nel luglio ’23. Ma nella città affacciata sul Mar Nero, capitale culturale dell’Ucraina, si è dovuto intervenire anche al Museo di Belle Arti e al Museo Archeologico, con lavori di consolidamento e stabilizzazione. Mentre dal Museo d’arte Occidentale e Orientale, rimasto coinvolto da un attacco la scorsa estate, provengono le opere ora in mostra alla Gemäldegalerie di Berlino, per il progetto Da Odessa a Berlino: pittura europea dal XVI al XIX secolo.
La mostra a Berlino con le opere “rifugiate” da Odessa
La capitale tedesca, che dall’inizio del conflitto ha già accolto 100mila rifugiati ucraini (mentre oltre un milione di loro è presente in Germania), ha scelto di ribadire il suo sostegno all’Ucraina anche attraverso l’impegno delle istituzioni culturali: l’esposizione, allestita fino al prossimo 28 aprile, presenta 12 dei 74 dipinti che il museo di Odessa diretto da Igor Poronyk ha dovuto mettere in salvo, dapprima proteggendoli in rifugi sotterranei, poi inviandoli a Berlino. Il piccolo museo, inaugurato nel 1923 per volere della Repubblica Sovietica e ospitato nell’edificio ottocentesco progettato dall’architetto Ludwig Otton, rappresenta lo spirito della città cosmopolita: nella sua collezione – per quanto non sconfinata – confluirono all’epoca le opere d’arte europea che il regime aveva confiscato a nobili e collezionisti dell’arte della regione di Odessa, che al tempo si estendeva dalla Romania alla Crimea. E l’arte italiana di XVII e XVIII secolo costituisce un nucleo significativo del patrimonio del museo, che conserva anche una discussa replica della Cattura di Cristo di Caravaggio, trafugata nel 2008 e ritrovata due anni più tardi.
La mostra di Berlino è solo l’anteprima di un progetto espositivo di più ampio respiro che nel 2025 porterà circa 60 opere “rifugiate” di Odessa – tutte realizzate tra il Cinquecento e l’Ottocento – a dialogare con il sistema museale della capitale tedesca. Al momento, l’allestimento della Gemäldegalerie, a cura di Sabine Lata, espone lavori di Bernardo Strozzi, Franz Hals, Alessandro Magnasco, Cornelis de Heem e altri, focalizzandosi sulla pittura italiana e di area olandese e tedesca.
Livia Montagnoli
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