Ecco chi è la designer Inga Sempé. L’intervista

Elogio dell’imperfetto. Parigina e figlia d’arte la designer è protagonista di una grande mostra alla Triennale di Milano

Parigina cresciuta sulla rive gauche, figlia d’arte (del celebre disegnatore Jean-Jacques Sempé e della pittrice e grafica danese Mette Ivers), Inga Sempé crea degli oggetti che sembrano semplici e non lo sono. Dietro la loro leggerezza apparente, frutto dell’accostamento di linee rette e curve, di pieni e di vuoti, si nasconde sempre un accorgimento tecnico, la risposta a una necessità pratica che fa pendere la bilancia dalla parte della funzione. Abbiamo incontrato la designer francese durante l’allestimento della mostra La casa imperfetta, che dopo l’esordio lo fino al 15 settembre mette in scena una selezione di suoi progetti nella Design Platform del Museo del Design italiano, alla Triennale, e ci siamo fatti raccontare che cosa le piace – l’Italia, gli oggetti intelligenti, procedere per prove ed errori aggiustando progressivamente il tiro – e che cosa invece proprio non sopporta. 

Parliamo della mostra: perché il titolo La casa imperfetta
Perché sono stufa delle case perfette che si vedono sulle riviste. Non mi fanno sognare, anzi, mi annoiano tantissimo. La mia ricerca non comprende concetti come la perfezione o la purezza. A me piacciono i difetti, le cose un po’ storte.

Che cosa c’è alla Triennale? Si tratta di una vera casa?
Ci sono tanti oggetti che ho disegnato negli ultimi 23 anni. E sì, abbiamo usato la superficie espositiva di 150 metri quadri per ricreare un finto appartamento con un ingresso, un bagno, un salotto, una camera da letto, uno studiolo e una cucina, tutto un po’ imperfetto. Le pareti sono fatte con un tessuto che ho disegnato per l’azienda danese Kvadrat.

inga sempe suspension plissee cinga sempe Ecco chi è la designer Inga Sempé. L’intervista
Inga Sempé, Suspension Plissée ©Inga Sempé

A proposito di imperfezione, so che non ama essere definita “cool”, alla moda. Ho letto diverse sue interviste sulla stampa francese e ho sottolineato questa frase: “In fondo, il mio lato creativo è non essere cool”.
È un aggettivo che si usa molto anche in francese, e che io trovo orrendo. Quando qualcuno mi dice “ma tu non sei cool”, come se fosse un rimprovero, sono molto contenta. Non voglio esserlo per niente, e non mi piace che le persone vogliano a tutti i costi apparire “giuste” o simpatiche. 

Oggi però molti creativi puntano sull’immagine o sulla riconoscibilità per rendersi appetibili agli occhi del pubblico e delle aziende.
Essere riconoscibili non è un male, anzi, è molto importante per sopravvivere. Noi riceviamo una piccola percentuale del prezzo di vendita degli oggetti che disegniamo e non è detto che la nostra attività generi grandi guadagni. Anche l’essere pubblicati regolarmente sui giornali non è per forza un indicatore di successo economico, puoi avere tanti articoli ed essere al verde.

Tra i tanti pezzi in mostra, qual è il suo preferito?
Una lampada di piccole dimensioni che ho disegnato per l’azienda svedese Wästberg. Le voglio molto bene perché riassume due dei miei interessi: disegnare delle lampade e sviluppare oggetti che abbiano una meccanica intelligente. Si chiama Île w153 ed è versatile: è provvista sia di una pinza che di una base piatta; perciò, si può scegliere di fissarla su diversi supporti, di attaccarla al muro oppure di appoggiarla su un tavolo. Il paralume ruota su una sfera magnetica di metallo, perciò può essere orientato in tutte le direzioni. Studiare soluzioni di questo tipo è una cosa che mi piace molto e che faccio a modo mio, non avendo grandi conoscenze meccaniche. 

In molti suoi progetti mi sembra di ritrovare un trattamento particolare dei tessuti, con lavorazioni come il plissé – molto usato in particolare nelle lampade, da Plissé (nomen omen, disegnata per Luceplan) a Matin (Hay) e Vapeur(Moustache) – e il matelassé. È una preferenza estetica o una questione legata alla funzione?
I
l plissé è il modo più semplice per dare rigidità a un materiale morbido e leggero, ed è una tecnica con la quale ho cominciato a sperimentare a casa, da adolescente, perché è molto semplice e non richiede l’uso di attrezzi. Anche il matelassage risponde a una necessità pratica, quella di ancorare il tessuto all’imbottito e di farlo in maniera interessante. Queste soluzioni servono a strutturare l’oggetto, la cucitura può sembrare un dettaglio fine a sé stesso ma non lo è perché influenza il modo in cui la luce lo percorrerà. 

Lei è cresciuta in una famiglia di artisti. Che influenza ha avuto sulla sua formazione?
A casa era considerato normale, e perfino auspicabile, che io passassi il tempo a disegnare e costruire cose con le mani. Non c’era nessuno che mi invitasse a lasciar perdere quelle stupidaggini per concentrarmi, per esempio, sulla grammatica. Inoltre, ho visto i miei genitori lavorare e ho capito che per arrivare al progetto finito preparavano un sacco di schizzi e di bozze. Ho sempre saputo che per creare un oggetto o un’opera d’arte bisogna fare parecchi tentativi e mettere in conto una buona dose di fatica. Questo rimane vero anche quando cominci a essere conosciuto nel tuo ambito professionale: l’esperienza non cancella il fatto che ci siano dei momenti difficili, in cui pensi che non ce la farai mai. 

All’inizio della sua carriera ha frequentato molto l’Italia. C’è stata una residenza a Villa Medici, a Roma, e poi i primi progetti per Edra e Cappellini. Che cosa rappresenta per lei il nostro paese?
Semplicemente, la fonte di tutte le carriere dei designer francesi. Abbiamo cominciato tutti in Italia e qui abbiamo trovato opportunità straordinarie. È un paese a cui sono molto legata anche sul piano personale perché parlo italiano e mi piace leggere in questa lingua. Da quando ho cominciato a studiare design sono sempre stata attratta dall’Italia, per questo ho scelto di fare entrambi i miei tirocini a Milano.

Giulia Marani

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Giulia Marani

Giulia Marani

Giornalista pubblicista, vive a Milano. Scrive per riviste italiane e straniere e si occupa della promozione di progetti editoriali e culturali. Dopo la laurea in Comunicazione alla Statale di Milano si specializza in editoria a Paris X-Nanterre. La passione per…

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