Faketicci
“Faketicci” è prima di tutto una dichiarazione d’amore verso tutte quelle commedie che negli anni
Settanta e Ottanta hanno fatto ridere e divertire le generazioni come la mia.
Comunicato stampa
“Faketicci” è prima di tutto una dichiarazione d’amore verso tutte quelle commedie che negli anni
Settanta e Ottanta hanno fatto ridere e divertire le generazioni come la mia. L’epoca dei miei fratelli, sia
maggiori che minori, che conoscevano a memoria i film di Lino Banfi, Paolo Villaggio e Jerry Calà.
Quando meme, video virali, Tik Tok e You Tube non esistevano, i tormentoni nascevano da queste
pellicole, passando di bocca in bocca tra banchi di scuole, cortili, campi da pallone e luoghi di lavoro.
Modi di dire, esclamazioni, gag, frasi entrate nell’immaginario collettivo grazie all’interpretazione di
attori e caratteristi, semplici comparse o veri e propri “mostri sacri” della comicità italiana.
Mi sono divertito a giocare con la fantasia, girando intorno ad una serie di celebri sequenze per le quali
ho immaginato - con l’occhio e la creatività di un grafico - altrettanti oggetti legati ai momenti che non
sono mai stati mostrati alla telecamera e che quindi, di fatto, non esistono.
Feticci di scena che, pur non esistendo, sono in grado di farci sorridere e tornare subito alla
memoria il momento a cui appartengono. Testimoni cartacei, invecchiati e stropicciati dagli anni
trascorsi, magari chiusi in qualche scatolone polveroso di un magazzino di Cinecittà.
Dal cartellino della “Megaditta” timbrato - rigorosamente all’ultimo secondo - dal ragionier Ugo Fantozzi
alla schedina vincente del “Bar dello Sport”, con la Juventus perdente in casa, suggerita da Jerry Calà
(Parola) a Lino (Lino Banfi), emigrato pugliese a Torino. Dal volantino che avrebbe potuto pubblicizzare
il rinnovo della bottega “Da Augusto” (il romanissimo Mario Brega) di “Borotalco” alla locandina dello
spettacolo di levitazione del Mago di Segrate della pellicola “Grand Hotel Excelsior”.
Memorabilia fake farciti di citazioni e atmosfere, oggetti immaginari di un mondo inventato, popolato
da personaggi a cui tutti noi siamo affezionati e che tanto hanno regalato al pubblico con le loro
interpretazioni.
Ringrazio il mio amico fraterno Daniele Decia che, appassionato come me degli anni ruggenti della
nostra giovinezza, ha dato la possibilità di ospitare la prima esposizione di Faketicci presso la sua
galleria finalese “Question Mark”, da martedì 23 aprile a sabato 18 maggio, con apertura dal lunedì al
sabato, dalle ore 9 alle ore 12.30 e dalle ore 16 alle ore 19.30
Ovviamente ingresso libero, per fuggire un attimo dalla routine quotidiana e farsi una gustosa risata.
Perché, citando ancora una volta il mitico Lino Banfi: “Sulla mia tomba voglio far scrivere: pensate a
ridere!”
Lele Lutteri
Lele Lutteri nasce a Milano nel 1974.
Nel 1999 fonda, assieme a due soci, Kokusbaum, il suo primo brand di abbigliamento. Comincia poi a
collaborare con il marchio skate-snow Bastard, per il quale lavora stabilmente dal 2005 al 2010
occupandosi del design di prodotto e di grafica.
Designer e grafico freelance, lavora per diverse realtà e clienti, continuando a collaborare con marchi
legati al mondo dello streetwear in generale, realizzando grafiche per abbigliamento, per tavole da
skateboard, prodotti e accessori, copertine di dischi e illustrazioni.
Dipinge su tela e tavole da skate, rigorosamente rotte e rigorosamente solo teschi.
Autore del libro “Nessuna Regola – 40 anni di skateboard in Italia”, scrive di musica per il sito Loud And
Proud.
Faketicci è a tutti gli effetti la sua prima mostra personale, a seguito di diverse collettive a cui ha
partecipato attraverso i suoi lavori più pittorici, su tavole da skate e tela.