I dimenticati dell’arte. Luigi Varoli, una carriera partita dal basso
Il pittore e scultore romagnolo Luigi Varoli fu tra le maggiori figure artistiche novecentesche della città di Cotignola, dove è stata recentemente riaperta al pubblico la sua casa-studio
Da ragazzo aveva cominciato come pittore di stoviglie e dopo la sua morte gli è stato dedicato un intero museo. Parliamo di Luigi Varoli (Cotignola, 1889 – 1958), personaggio di spicco della bassa Romagna. Ma chi era Luigi Varoli?
Primi passi e primi incontri di Luigi Varoli
La sua carriera artistica comincia davvero dal basso, quando giovanissimo si impiega come apprendista pittore di piatti e brocche, prima di ricevere i primi rudimenti del disegno dall’artista Paolo Visani. Dopo aver frequentato le scuole d’arte a Cotignola e Lugo, si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Ravenna, dove a ventidue anni ottiene il diploma per insegnare disegno alle scuole medie.
Nel 1920 si trasferisce a Roma per seguire i corsi al Regio Istituto Superiore di Belle Arti; nella capitale conosce Armando Spadini e insieme frequentano la terza saletta del Caffè Aragno, ritrovo di artisti del calibro di Giorgio de Chirico, Giuseppe Capogrossi, Mario Mafai e tanti altri. Due anni dopo rientra a Cotignola e ci rimane per tutta la vita, sviluppando un forte e stimolante rapporto con la Romagna, dove negli Anni Venti espone con successo dipinti e ceramiche prima a Ravenna, poi a Cervia e ad Imola. Nel frattempo conosce Fortunato Depero attraverso Francesco Balilla Pratella, e coltiva la passione per la musica, che lo porta a diplomarsi in contrabbasso alla Regia Accademia Filarmonica di Bologna nel 1931.
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L’attività didattica e la resistenza antifascista di Luigi Varoli
Come insegnante presso la Scuola di Arti e Mestieri di Cotignola – della quale è stato anche fondatore – e la Scuola di Disegno di Massa Lombarda, contribuisce alla formazione di molti artisti locali come Folli, Panighi, Ruffini e Giangrandi, ma il suo impegno si estende anche alla realizzazione di maschere in cartapesta per le feste popolari di Cotignola. Con il regime fascista un rapporto ambivalente: se da una parte si iscrive al partito per ragioni di mera opportunità, e realizza una serie di ritratti a gerarchi e personalità politiche come Dino Grandi, Varoli non sconfessa mai la sua profonda fede repubblicana. Un credo che lo porta, a seguito dell’armistizio del 1943, ad ospitare in casa sua alcuni ebrei ricercati dai fascisti: per questa attività di alto valore umanitario Varoli viene dichiarato nel 2002 dallo Stato di Israele “Giusto tra le Nazioni”. Alla fine del conflitto l’artista decide di recuperare una serie di frammenti architettonici e decorativi di edifici in rovina, per inserirli negli spazi interni ed esterni della sua abitazione. Nel 1949 viene nominato insegnante di Figura Disegnata e Anatomia artistica presso il Liceo Artistico di Ravenna, e continua ad esporre in diversi contesti, tra i quali il Salon des Indépendants di Parigi.
Luigi Varoli nelle parole di Raffaele De Grada
Ad uno dei suoi maggiori estimatori, Raffaele De Grada, si deve un ritratto molto efficace dell’artista. “La qualità essenziale del Varoli, ciò per cui egli si è elevato come aquila sopra il pollaio della pittura di provincia”, ha scritto De Grada “è la sua capacità di trarre sempre l’immagine tipica ed eccezionale, quella che la prima volta si scopre solo all’artista e che noi chiamiamo ‘invenzione’. Per essa e con essa il mondo si accresce di un fatto nuovo, che prima non esisteva. Esisteva sì la Romagna, Cotignola, la sua gente, la memoria robusta degli Sforza e la presenza di una civiltà contadina, aggregata nel lavoro e dispersa nella bizzarria dei suoi cantastorie, narratori d’organetto, bevitori, sciancati e passatempi d’osterie. Ma dopo Varoli questa realtà la vediamo in modo diverso, essa ci giunge con l’annobilimento della pittura più piena e con l’estro delle sue “maschere” in una scultura che riprende tutte le fantasie delle correnti antiche dell’espressionismo realista a incominciare da quelle che vengono dal barocco”. L’opera di Luigi Varoli è stata oggetto della mostra antologica Luigi Varoli. Un maestro nel Novecento (1889 – 1958), curata da Orlando Piraccini a Cotignola, dove ha recentemente riaperto, dopo quattro anni di chiusura, la Casa Varoli, abitazione e studio di uno degli artisti romagnoli più versatili del primo Novecento.
Ludovico Pratesi
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Ludovico Pratesi
Curatore e critico d'arte. Dal 2001 al 2017 è stato Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro Direttore della Fondazione Guastalla per l'arte contemporanea. Direttore artistico dell’associazione Giovani Collezionisti. Professore di Didattica dell’arte all’Università IULM di Milano Direttore…