Arte contemporanea nei lussuosi hotel della catena Belmond. Intervista all’artista Daniel Buren
Da Cape Town a Mallorca e da Rio de Janeiro al Castello di Casole in Toscana, l’artista francese è stato scelto dal gruppo Belmond, in collaborazione con Galleria Continua, per presentare delle opere site-specific negli hotel
È nato nella primavera del 2022 grazie alla collaborazione tra il gruppo di hotellerie Belmond e Galleria Continua il progetto MITICO, che invita artisti internazionali a intervenire con opere inedite e site-specific nelle sedi Belmond sparse in tutto il mondo. Tra arte contemporanea – la direzione artistica è seguita da Lorenzo Fiaschi, uno dei tre fondatori della galleria di San Gimignano – e arte dell’ospitalità, i primi artisti coinvolti sono stati Subodh Gupta all’Hotel Cipriani, a Belmond Hotel di Venezia, Michelangelo Pistoletto al Castello di Casole, Leandro Erlich a Villa San Michele a Fiesole, Pascale Marthine Tayou al Grand Hotel Timeo a Taormina; per poi coinvolgere con l’edizione 2023 altre sedi, da La Residencia di Maiorca con Arcangelo Sassolino a Le Manoir aux Quat’Saisons nell’Oxfordshire con Loris Cecchini. Per quest’anno, invece, è stato scelto un solo artista, Daniel Buren (Boulogne-Billancourt, 1938).
Daniel Buren per MITICO 2024 negli hotel Belmond
Inaugurato a febbraio al Mount Nelson di Cape Town – in occasione del 125esimo anniversario della proprietà e in concomitanza con la Investec Cape Town Art Fair – il progetto del pittore e scultore francese arriva anche al Copacabana Palace di Rio de Janeiro, al Cipriani di Venezia (in occasione della 60ma Biennale d’Arte di Venezia), a La Residencia di Maiorca e Villa San Michele a Fiesole e il Castello di Casole in Toscana. “Il fil rouge delle sei ‘soste’ della stagione 2024 di MITICO (Città del Capo, Rio de Janeiro, Toscana, Venezia e Maiorca) è la bellezza dell’ambiente in cui si trovano. Queste sei opere site-specific, diversissime tra loro, offrono un punto di vista straordinario sulla natura e sull’architettura delle proprietà Belmond, adattandosi ogni volta a uno spazio diverso”, racconta Buren.
Daniel Buren per MITICO 2024. Il Castello di Casole e Villa San Michele, in Toscana
Ha introdotto tre portali Daniel Buren, un cerchio, un quadrato e un triangolo, attraverso i quali incornicia le colline e il paesaggio naturale del Castello di Casole, in provincia di Siena. La struttura sorge sui resti di un villaggio agricolo dell’Età del Bronzo (numerosi i ritrovamenti archeologici), mentre la tenuta – nata circa nel X secolo – dalla seconda parte del ‘600 è passata alla nobile famiglia dei Bargagli e, infine, nel 1950 è diventato di proprietà del conte Edoardo Visconti di Modrone Erba per poi essere acquistato nel 2018 dal gruppo Belmond. Visibili fino al 17 novembre 2024, l’installazione, intitolata Sosta colorata per Castello di Casole, comprende opere in situ realizzate in realtà nel 2023 ma ricollocate nei giardini per offrire inediti punti focali: “Quando utilizzo delle forme geometriche, sono generalmente molto semplici. È come essere di fronte a un non-paesaggio. Prima di tutto, penso che la cosa più importante non sia solo vedere la forma come una cornice, non si tratta di incorniciare una parte del paesaggio ma di “inchinarsi”, che è un verbo che usano in giapponese e l’ho trovato assolutamente bello e così totalmente anti-occidentale”, racconta ad Artribune l’artista. Il lavoro per Villa San Michele, invece, Sosta colorata per Villa San Michele (2024) è ispirato all’ex monastero del XV secolo su cui sorge la struttura tra le colline di Fiesole, in provincia di Firenze. Così, il soffitto vetrato del bar dell’hotel (una volta un piccolo chiostro) diventa la tela di Buren – fino al 30 settembre 2024 –, con i suoi colori primari, blu, giallo, rosso e bianco.
Daniel Buren per MITICO 2024. L’intervista
Le tue opere prendono vita nel tempo e nello spazio in cui sono concepite. In che modo, dunque, sei intervenuto in ogni luogo incontrato per MITICO 2024?
Come hai detto, lavoro sempre con un luogo dove si suppone che io faccia qualcosa, ma non ho alcuna tecnica per partire da una parte e finire da un’altra. È sempre diverso, dipende davvero da dove mi trovo, e anche in questo caso l’unico input che volevo seguire era quello di non fare nulla di simile da un posto all’altro. È questa l’unica regola che ho. E dopo, a seconda dello spazio e della luce, arrivo a una certa linea che mi porta, a sua volta, a realizzare l’opera.
Quale delle sei sedi dell’Hotel Belmond tu ha dato qualcosa di diverso?
È per tutte lo stesso, perché sono tutte diverse. Ci sono stati luoghi più difficili ma non perché ce ne sono di migliori. L’approccio è lo stesso, mi tengo molto aperto alla situazione, non arrivo con un’idea precisa, non penso mai “dovrei fare questo o quello…”. In fase di progettazione mi piace guardare il luogo, le persone, qualcosa viene, qualcosa arriva sempre e da lì sviluppo qualcosa di specifico per ogni situazione. È vero che questi sei hotel sono dello stesso gruppo ma sono anche altrettanto diversi tra loro e per me diventa secondario. Sono aperto e libero di fronte a ogni posto.
Quando è iniziata la collaborazione con MITICO e quanto tempo ci è voluto per la produzione delle opere?
Abbiamo iniziato lo scorso luglio per finire tutto più o meno a dicembre. L’opera di Rio l’ho iniziata prima di tutte, quando ancora non avevo visto le altre sedi.
Stai preparando qualcosa adesso?
Sempre, sempre. Ma sai, ce ne sono così tanti, non lo so. E non mi piace parlarne, quando è fatto va bene, prima non dico una parola.
Caterina Angelucci
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