Al Piccolo di Milano la seconda edizione del Festival Internazionale di teatro “Presente Indicativo”
A maggio torna “Presente Indicativo”, la rassegna organizzata dal Piccolo Teatro di Milano con la direzione artistica di Claudio Longhi. Sedici spettacoli per sedici giorni di immersione nel meglio della scena performativa internazionale
Milano Porta Europa è il sottotitolo scelto da Claudio Longhi – direttore artistico del Piccolo Teatro di Milano – per la seconda edizione del festival internazionale Presente Indicativo, da lui stesso ideato e curato. Dopo il successo della prima edizione del 2022 – la rassegna ha cadenza biennale – Longhi continua la propria originale mappatura del policromo paesaggio della scena contemporanea internazionale, al fine di raccogliere sguardi e riflessioni sullo stato attuale del nostro “vecchio” continente e di provare a immaginare un possibile futuro. Sedici artisti/e, sedici spettacoli e sedici giorni di programmazione – dal 4 al 19 maggio – in un cartellone che affianca nomi affermati a esponenti delle nuove generazioni – la madrina del festival, la splendida novantenne Giulia Lazzarini, attrice di Strehler ma protagonista anche di un intenso monologo per il Teatro della Cooperativa, compendia esemplarmente questa duplice e complementare prospettiva -, italiani ed europei ma anche argentini e cileni così da avere uno sguardo “altro” e più oggettivo sull’Europa. Prosa ma anche danza e video-arte, in una felice contaminazione dei linguaggi, coinvolgendo le tre sale del Piccolo Teatro ma anche il Teatro Franco Parenti e spazi non specificatamente teatrali come Assab One, un edificio industriale di Cimiano che per quarant’anni ha ospitato la GEA (Grafiche Editoriali Ambrosiane).
Il Festival “Presente Indicativo” al Piccolo di Milano secondo il suo direttore Claudio Longhi
Claudio Longhi spiega come l’idea della rassegna sia sorta in occasione del quarantennale della prima stagione del Théâtre de l’Europe, nato su iniziativa di Giorgio Strehler e dell’allora ministro della cultura francese Jack Lang per promuovere la collaborazione e gli scambi fra i teatri europei, e riflette su come da quella innovativa e fertile esperienza “si riverberano significativi riflessi sul nostro presente: come appare oggi quel panorama culturale europeo sognato e sostenuto da Strehler? In che modo, nell’attuale scena europea, si valicano i confini per creare originali connessioni, intercettare sensibilità altre, parlare lingue comuni? C’è ancora spazio per le utopie tra le inquietudini che assediano il mondo contemporaneo?”. Il Festival mira, dunque, a “inoltrarsi in un dedalo di risposte, con la curiosità e l’audacia di vagliare un dinamico insieme di ipotesi e possibilità”. Il risultato auspicato è quello di raggiungere “uno sfaccettato scavo tra le pieghe e gli enigmi del Vecchio Continente, in un’alternanza di punti di fuga e cortocircuiti, a instillare il legittimo dubbio se i confini d’Europa possano davvero coincidere con quelli del nostro sguardo. Grazie, infatti, alla peculiarità di scorci multifocali, in grado di restituire la commistione di persone, sensibilità e tradizioni intrinseche all’identità europea, prende corpo una singolare rappresentazione di un territorio fisico e simbolico (per l’appunto, l’Europa) scrutato da chi lo abita ma scandagliato anche da ottiche ‘eccentriche’. Un’Europa, inoltre, che interroga, senza reticenze, i fantasmi del proprio passato per interpretare le trame del presente e proiettarsi nel futuro”.
Gli artisti e gli spettacoli in scena al festival “Presente Indicativo”
Tradizioni, generazioni e linguaggi diversi convivono armoniosamente nel fitto cartellone del festival milanese: ci sono il maestro Patrice Chéreau che dirige una delle sue attrici più amate, Dominique Blanc, in La Douleur, spettacolo tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di Marguerite Duras, e il suo conterraneo Pascal Rambert, artista associato al Piccolo e in scena con il suo Durante, seconda parte di una trilogia “metateatrale” iniziata lo scorso anno con Prima. Dalla Francia arriva pure Caroline Guiela Nguyen, anche lei artista associata e direttrice del Teatro Nazionale di Strasburgo: nel suo Saigon porta in scena storie intime, di famiglia, amore, amicizia ed esilio, che brulicano, vivaci e chiassose, in un unico luogo, un ristorante che la nostalgia ha bloccato in uno spazio-tempo teso tra la Francia di oggi e la città vietnamita degli anni ’50. Due, poi, gli artisti polacchi in scena: il talento visionario di Łukasz Twarkowski con Rohtko e quello impegnato e rigoroso di Marta Górnicka che, in Mothers – A Song for Wartime, rende protagoniste ventuno donne fra i 10 e i 71 anni, ucraine e bielorusse, rifugiate in Polonia per fuggire guerra e persecuzioni. Dall’Inghilterra arriva, invece, il drammaturgo e regista Alexander Zeldin che, in The Confessions, utilizza le conversazioni con la madre per ripercorrere la storia recente. Il direttore del Festival di Avignone, il portoghese Tiago Rodrigues, è in cartellone con il monologo metateatrale Entrelinhas, mentre dal Sud America giungono a Milano l’argentino Mariano Pensotti e il cileno Marco Layera.
Presenti anche gli artisti italiani: una personale per il drammaturgo, coreografo e danzatore Marco D’Agostin, Fanny & Alexander con lo spettacolo dedicato a Nina Simone, Filippo Andreatta e il suo collettivo OHT con Frankenstein, il drammaturgo Davide Carnevali con il progetto site-specific Limited Edition. Urban Theatre for the Future / Milano. Numerose, poi, le iniziative collaterali, fra incontri ed eventi speciali per coinvolgere un pubblico il più possibile vario.
Laura Bevione
Scopri il programma
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati