Il genio di Bruno Munari celebrato in una grande mostra a Parma
Ospitata alla Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo, “Bruno Munari tutto” è la più grande mostra mai realizzata in Italia sul celebre creativo milanese
Non è un caso se in mostra, alla Fondazione Magnani-Rocca (Mamiano di Traversetolo, vicino Parma) tra sequenze estetiche, ricerche di forme, materiali, colori, ci siano anche i libri di Gianni Rodari con i disegni, in copertina e all’interno, di Bruno Munari: molte le affinità per il piacere d’inventare, stimolare l’immaginazione, mescolare i linguaggi, grande la fiducia nella creatività infantile – e anche degli adulti se si lasciasse più spazio al pensiero divergente, accettare che non sempre a una domanda ci debba essere un’unica risposta corretta –, comune anche l’euforia del dubbio, il gusto dell’esercizio maieutico.
La mostra “Bruno Munari tutto” alla Fondazione Magnani-Rocca
Se in Grammatica della fantasia Gianni Rodari evidenzia come una parola gettata nella mente produca, in similitudine a un sasso buttato nello stagno, onde in superficie e in profondità provocando serie infinite di reazioni, per Munari non esiste limite d’impulso, di motivazione, per dare origine a esperienze, modelli, oggetti, utili e inutili, nati per il puro piacere estetico o per rispondere a bisogni d’uso (spesso questi aspetti fusi insieme), un colore, una forchetta, le lettere dell’alfabeto, i fili d’acciaio, lasciando che natura e artificio s’incontrino, si sfidano.
Quel “tutto” che affianca Bruno Munari nel titolo della mostra s’immagina non corrisponda all’idea di un percorso esaustivo – davvero impossibile se non per preziosi assaggi – quanto al fatto che questo ingegno multiforme non abbia rinunciato a nulla, il suo sguardo sempre aperto, curioso, pronto a manipolare ogni aspetto della realtà, moltiplicando disegni, dando origine a sorprendenti manufatti.
Il catalogo della mostra su Bruno Munari
In apertura del bel catalogo, in copertina proprio uno dei disegni immaginati per Rodari, i nipoti di Munari ricordano come pregustassero l’incontro con il nonno: “Cosa ci avrebbe fatto scoprire? Un oggetto insolito? Insolente? Il progetto di un multiplo? Una scultura da viaggio oppure una macchina inutile?”. Poche righe che sembrano già indicare un itinerario all’interno dell’esposizione. E Marco Meneguzzo riprende poco dopo l’autobiografia di Munari: “nato a Milano nel 1907”, scandendo poi, dicendo di sé, “quello delle macchine inutili…delle scritture illeggibili di popoli sconosciuti…delle pitture negative e positive…” e così via, per le aritmie meccaniche, le ricostruzioni teoriche di oggetti immaginari, le sculture da viaggio, la grafica editoriale Einaudi, i colori delle curve di Peano…, una quarantina di passaggi, ciascuno dei quali in verità denso di invenzioni e di riconoscimenti. Tra i tanti premi, diverse volte Compasso d’Oro per il design, menzione onorevole dell’Accademia delle Scienze di New York, l’Andersencome Miglior autore per l’infanzia, il Japan Design Foundation, Premio Lego, dell’Accademia dei Lincei, membro onorario dell’Harvard University, e ancora e ancora.
La giocosità di Bruno Munari in mostra a Mamiano di Traversetolo
In mostra tanti diversi incontri con l’inesauribile, sconfinata, frizzante creatività di Munari, nelle bacheche anche molte pubblicazioni, divertenti alcune sue copertine. Si coglie sempre un piacere ludico nell’immaginare, nel fare. Ci sono disegni per progetti, giochi, bozzetti, lampadari e la sedia scivolosa “per visite brevissime”. E ancora: macchine inutili sospese, schizzi, progetti, esempi di negativo-positivo, quadri realizzati sulla base della curva di Peano, sculture da viaggio, lampade a sospensione, Divanetta in acciaio e cuscini e Abitacolo, una struttura di linee, d’intrecci perpendicolari, letto e portaoggetti. “Giocando con gli oggetti che ci dava in mano” scrivono ancora i nipoti, “intuivamo la ricchezza del mondo”.
Valeria Ottolenghi
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati