Riaprono i Giardini del Museo Egizio di Torino. Allestimento con gli orti di 4mila anni fa
Si intitola “Giardini egizi: l’orto e il giardino funerario” il nuovo allestimento permanente sul Roof Garden del Museo. Spazi verdi che ricostruiscono orti e giardini dell’antico Egitto, aperti al pubblico dal primo maggio
Dopo circa un mese di chiusura, riaprono al pubblico in occasione del primo maggio i Giardini del Museo Egizio di Torino, con un nuovo allestimento che permetterà di fruire dell’orto e del giardino funerario sul Roof Garden dell’istituzione. “Scavi, studi archeobotanici ed evidenze pittoriche hanno permesso la ricostruzione di un’area dedicata alle colture tipiche di un orto egizio e di un giardino funerario, simbolo dell‘interazione tra vita, morte e rinascita nell’antico Egitto”, sottolineano dal Museo.
I Giardini del Museo Egizio di Torino
Si tratta di un nuovo allestimento permanente, dal titolo Giardini egizi: l’orto e il giardino funerario, a cui si accede attraverso la Sala della vita al primo piano. Un percorso che dunque mette in collegamento interno ed esterno, opere e manufatti con piante tipiche dei giardini di quattromila anni fa. Quello funerario, per esempio, si ispira a un giardino scoperto in Egitto dinanzi a una tomba, contraddistinto dalla presenza di fiordalisi, fiori dalla particolare valenza simbolica. “Abbiamo riprodotto la stessa struttura con quadrati di circa 35 centimetri, uno accanto all’altro, che formano una sorta di griglia, in ognuna delle quali c’è una pianta diversa”, spiega a Repubblica l’egittologo Cedric Gobeil, curatore del progetto insieme a Divina Centore. L’orto invece si compone di frutta e verdure, e si ispira a quelli posseduti dall’élite dell’Antico Egitto.
Verso il bicentenario del Museo Egizio di Torino
Giardini egizi: l’orto e il giardino funerario rientra nell’ambito della programmazione di eventi e iniziative che l’istituzione torinese diretta da Christian Greco ha indetto per celebrare il duecentesimo anniversario dalla sua nascita. Tra i progetti che vedranno la luce, è anche il rinnovamento del Museo a firma del raggruppamento guidato da David Gianotten di OMA – Office for Metropolitan Architecture (con Andrea Tabocchini Architecture e Guendalina Salimei di T-Studio fra i partner italiani), che prevede la realizzazione di una “Piazza Egizia”, un cortile polifunzionale concepito come spazio pubblico accessibile anche oltre l’orario di apertura del Museo.
Desirée Maida
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati