“Perché ho rinunciato a partecipare alla Biennale”. L’artista Inés Fontenla sul Padiglione Bolivia
L’artista Inés Fontenla, che doveva prendere parte all’esposizione del padiglione boliviano alla Biennale di Venezia, denuncia gli stravolgimenti del progetto (a seguito di cambiamenti politici in Bolivia) che l’hanno spinta a rinunciare a un mese dall’inaugurazione
Sono stata invitata dalla curatrice del Padiglione Bolivia, ospitato negli spazi del padiglione della Federazione Russa, a partecipare a un progetto curatoriale aperto a diversi Paesi dell’America Latina; la mostra si sarebbe dovuta intitolare Abya Yala, una parola indigena che significa Grande Patria. La mia installazione Requiem Terra era stata scelta per partecipare. È un lavoro ispirato alle problematiche dell’ambiente e, malgrado il titolo appaia negativo, l’opera propone una visione diversa, positiva. Attraverso la Carta della Terra, presenta linee guida per uno sviluppo sostenibile, sottolineando l’importanza della pace per raggiungere il rispetto della natura e dell’essere umano, che è esso stesso natura.
L’importanza della natura nella pratica artistica di Inés Fontenla
Da vent’anni mi interesso ai problemi della Terra, che sono tra i più urgenti per la sopravvivenza dell’intera umanità. Sono nata in Argentina, ho un profondo amore per la mia terra di origine. Non si può dire che sia incontaminata come lo era un tempo, però la sua natura ancora sorprende con la sua meravigliosa forza ed energia. È una natura che sovrasta e aiuta a sentirsi parte di un immenso tutto. Dopotutto, noi esseri umani siamo solo minuscole parti di un unico e incommensurabile organismo vivente nel quale dobbiamo integrarci con armonia.
Scrive Byung-Chul Han in Elogio della terra: “Abbiamo, smarrito ogni traccia di timore reverenziale nei confronti della terra. Non la vediamo, non la udiamo più”.
Gli stravolgimenti al progetto del Padiglione Bolivia
Tornando alla Biennale, con il passare del tempo e l’avanzamento dei lavori le cose sono cominciate a cambiare. Per il Padiglione Bolivia è apparso un diverso sponsor, che ha imposto alcune modifiche non in linea con il concetto iniziale della curatrice. Sono stati così ridotti alcuni spazi e introdotti altri artisti. È stato evidente che una forza maggiore non di natura culturale ma politica ha inteso ribaltare il progetto iniziale.
Non è stato un caso che questi cambiamenti abbiano coinciso con quelli politici del 5 marzo 2024, quando nello Stato Plurinazionale della Bolivia sono stati destituiti diversi ministri. La neoproclamata Ministra della Cultura, della Decolonizzazione e della Depatriarcalizzazione Esperanza Guevara è stata scelta per sostituire l’architetta Paola Pisanelli Nero, prima curatrice del Padiglione. La Ministra Guevara ha deciso di cambiare il progetto iniziale per la Biennale, nonostante fosse già stato approvato e incluso nel comunicato stampa diffuso dall’ufficio stampa della Biennale, una vera anomalia. A solo un mese dall’inaugurazione, tutto il progetto è stato rielaborato e a noi artisti è stata concessa la possibilità di continuare a partecipare a condizione di accettare i cambiamenti.
Non essendo d’accordo con la nuova linea curatoriale ho deciso di ritirarmi. La decisione è giunta dopo una lunga riflessione e con il lavoro già imballato e pronto per la spedizione. Il senso di delusione è stato profondo, non ho voluto sentirmi manipolata da quegli interessi politici ed economici che hanno di fatto stravolto i presupposti con i quali era nato il progetto iniziale.
L’importanza di rimanere fedeli a se stessi
Non è facile fare chiarezza nella “selva oscura” degli interessi economici e politici che agiscono sottotraccia, manipolando l’arte e in generale tutta la cultura. Non è facile rimanere fedeli a se stessi a fronte delle offerte allettanti che una vetrina internazionale come la Biennale mette a disposizione. Ed è proprio in occasione di eventi così importanti che la mano degli interessi politici si fa pesante, intervenendo con azioni di forza in funzione della celebrazione del potere. Ho preferito rimanere fedele a me stessa. Desidero essere partecipe della costruzione della pace senza la quale non si può parlare di rispetto per la Terra. Mi piace qui ricordare quanto è scritto nella Carta della Terra, ratificata nel 2000 dall’UNESCO: dopo anni di studi di 23 personalità provenienti da tutti continenti sul tema di ecologia e ambiente, un documento-guida che delinea la via etica allo sviluppo sostenibile.
“Possa la nostra epoca essere ricordata per il risveglio di una nuova riverenza per la vita, per la risolutezza nel raggiungere la sostenibilità, per l’accelerazione della lotta per la giustizia e la pace, e per la gioiosa celebrazione della vita”.
Inés Fontenla
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