A Milano un dialogo espositivo tra Renoir e Cézanne
I due impressionisti, diversi per storia e origini ma uniti dallo stesso amore per la pittura, sono messi a confronto a Palazzo Reale. Un’occasione unica per vedere a Milano le opere dei grandi musei parigini
L’uno cerca la sensualità, l’altro l’essenzialità delle forme. Il soggetto è lo stesso: la donna, amata, moglie, o bagnante qualunque che sia. Questi sono Pierre Auguste Renoir e Paul Cézanne. Due pittori nati sulla scia dell’Impressionismo, da cui poi si distanziano, sviluppando ciascuno un proprio peculiare indirizzo creativo. Grandi amici e compagni di lavoro, ma con personalità, carattere e stile differenti. Le tele del primo esprimono una traboccante gioia di vivere – da lui assaporata con genuina voluttà – quelle del maestro di Aix tendono a ridurre e scomporre tutto in solidi geometrici, in un’aspirazione alla semplificazione che non trova mai pace.
Per celebrare i centocinquant’anni dalla nascita dell’Impressionismo, Palazzo Reale dedica una grande mostra a questi due protagonisti del movimento, che segnarono e influenzarono profondamente la storia dell’arte a loro coeva e successiva. La scelta espositiva intesse una doppia narrazione contrapposta, che non manca però di trovare punti di contatto. I due artisti sono subito presentati come amici e colleghi, e poi raccontati attraverso opere di contenuto analogo. L’obiettivo non è eleggere il migliore; piuttosto, il pubblico è chiamato ad apprezzare le diverse sensibilità creative dei due maestri; ciascuna capace di catturare ed esprimere un particolare e diverso tratto della realtà. Anche davanti allo stesso soggetto.
Per punti
Paul Cézanne e Pierre Auguste Renoir: i due protagonisti riuniti a Milano
Come suggerisce l’introduzione alla mostra di Palazzo Reale, i due maestri furono avvicinati per la prima volta dal mercante d’arte Paul Guillaume, che li considerò fin dagli albori del ‘900 i veri capiscuola di un nuovo impeto pittorico – al contempo classico e moderno. Cominciò dunque ad acquisirne le opere, molte delle quali sono oggi esposte a Milano, in prestito dal Musée d’Orsay e dall’Orangérie parigini.
L’artista Paul Cézanne
Cézanne (Aix-en-Provence, 1839 – 1906), di appena due anni più anziano del collega, dedicò la sua vita intera a una ricerca continua e senza pace. Quella diretta alla rappresentazione della sostanza oggettiva ed essenziale delle cose. Si differenziò dunque fin quasi da subito dagli altri Impressionisti puri – che miravano a cogliere l’esperienza soggettiva e l’impressione del momento – guardando piuttosto alla sintesi geometrica e e alla riduzione degli oggetti in forme essenziali: cono, cilindro, sfera. La sua pennellata, pastosa e spigolosa, gli valse l’attributo di “muratore che dipinge con la cazzuola” da parte di Manet.
L’artista Pierre Auguste Renoir
Se Cézanne proveniva da una famiglia benestante (era infatti figlio di un banchiere), lo stesso non si poteva dire di Pierre Auguste Renoir (Limoges, 1841 – Cagnes-sur-Mer, 1919). Padre sarto e madre operaia; fece della pittura il suo mestiere e mezzo di sussistenza. Era un uomo ottimista – molto più estroverso dell’amico, che era invece scontroso e solitario – che cercò sempre di esprimere nel suo lavoro la joie de vivre che lo pervadeva. “Per me un quadro deve essere qualcosa di amabile, felice e piacevole. Il mondo è pieno di cose sgradevoli e di certo non è il caso di fabbricarne altre”. Anche quando fu colpito dalla malattia artritica che gli impediva di afferrare il pennello, se lo fece legare alla mano pur di continuare a dipingere.
La seconda passione di Renoir erano le donne. Amava dipingerne i volti, le forme seducenti in nudi di bagnanti che facevano eco a quelli di Tiziano e Ingres. Appena conobbe Aline – sua futura moglie – ne rimase incantato e le chiese di posare per lui. La si vede infatti protagonista di molte sue opere.
La mostra di Cézanne e Renoir a Palazzo Reale a Milano
Superato l’ingresso, l’allestimento proietta il pubblico nell’atmosfera pittoresca di Montmartre a fine Ottocento. Un cunicolo tappezzato di cornici e vetri variopinti – forse un po’ troppo scenografici – introduce l’esposizione vera e propria. Un’analoga immersività si ritroverà poi al termine. Prima dell’ultima sala, due angoli ricostruiscono gli atelier dei maestri, come per rievocare l’atmosfera della Costa Azzurra di Aix-en-Provence e Cagnes. Manca il paesaggio… ma il profumo di olio e trementina c’è: lo stesso che emanavano un tempo tutti i dipinti in mostra.
Tra pittura en plein air e ritratti di famiglia
Le prime sezioni del percorso sono dedicate ai ritratti di famiglia dei pittori, e ai paesaggi catturati en plein air: come la buona regola impressionistica richiedeva. Subito emergono le differenze: la moglie di Cézanne è costruita come una serie giustapposta di solidi geometrici combinati tra loro. Il trattamento che egli riserva alla figura umana è lo stesso impiegato per i frutti inanimati. Ed è pari anche a quanto avviene nel paesaggio: nel Paesaggio con tetto rosso, si nota l’obiettivo dell’autore di estrarre dalla scena le forme di base, certo non condizionate dall’impressione momentanea.
Diversissimi gli scorci naturali di Renoir, che si concentra piuttosto sui colori brillanti e sulle pennellate dolci e fluenti. Se la pittura del primo è tutta a spigoli e segmenti, il secondo modella i tratti in curve morbide e dolci.
Le Bagnanti di Cézanne e Renoir a confronto
Terreno di confronto fertile per entrambi – pur nell’unicità dei risultati – sono le Bagnanti. Cézanne annulla le distanze tra umano e natura, volendo esprimerne l’armonia della loro coesistenza. Le piccole tele esposte sono alcune delle tappe evolutive del percorso che terminerà con la grande opera omonima del 1905.
Le Bagnanti – e in generale le donne – dipinte da Renoir sono di tutta un’altra natura. Sensuali, eleganti, colte nelle loro espressioni più traboccanti di gioia di vivere. Come si intende anche sfogliando il catalogo pubblicato da Skira, le figure femminili erano per lui cuore e fonte di ispirazione artistica. Diceva a proposito “se Dio non avesse inventato la gola delle donne, non sarei mai diventato pittore”.
La natura morta secondo Cézanne e Renoir
L’ultima sezione di opere meritevole di un commento sono le nature morte. Genere che più di tutti permise al pittore di Aix di ridurre la realtà nelle forme più elementari. Con la semplice giustapposizione di tocchi di colore, mele e pere si scolpivano, analizzate sotto molteplici punti di vista. Nel fare ciò, Cézanne gettò le basi per la nascita del cubismo. Picasso si sarebbe rifatto a queste tele, come l’ultimissima parete espositiva ben sottolinea mettendo i due a confronto.
Ancora una volta, l’inanimato interpretato da Renoir è qualcosa di differente. È l’ottimismo cromatico e di soggetti allo stato puro: un piatto di fragole turgide e mature, un barattolo di porcellana a disegni blu con il coltellino del burro accanto. E poi fiori: vasi ricolmi, con petali e colori che traboccano fuori dalla tela, spinti da pennellate di colore puro e per niente diluito. Un ricordo di gioia del dipingere che rimane a lungo, come il dolce zuccherino di uno di quei frutti rappresentati.
Emma Sedini
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati