Il Met Gala 2024 è giunto al termine. Svoltosi la sera del primo lunedì di maggio a New York, si dice sia l’evento più atteso dell’anno nel mondo della moda, anche se è finalizzato alla raccolta fondi del Costume Institute del Metropolitan Museum di New York. A dettare il dress code quest’anno è stato il tema The Garden of Time, dall’omonima storia breve dello scrittore JG Ballard, in cui un conte e una contessa cercano di preservare il loro ricco giardino minacciato da una folla e, appunto, dal tempo. Artribune aveva anticipato che nel 2024 avremmo probabilmente visto trame floreali o rimandi al trascorrere del tempo, e così è stato. Ma la vera vincitrice al Met Gala 2024 è stata la moda d’archivio, quella che ha fatto sognare intere generazioni di addetti ai lavori o semplici curiosi.
Met Gala 2024. I look creati da John Galliano
A partire da Dior, ai tempi della direzione creativa di John Galliano. L’attrice Zendaya, co-chairs dell’evento insieme a Anna Wintour, Jennifer Lopez, Chris Hemsworth e Bad Bunny, ha sfoggiato due look: il primo firmato da Maison Margiela Artisanal, diretta creativamente da Galliano, che si rifà a un capo della collezione Haute Couture primavera estate 1999 di Christian Dior; il secondo proveniente direttamente dalla collezione primavera estate 1996 di Givenchy, quando Galliano fu per un breve periodo creative director. Poi, è toccato a Kim Kardashian onorare lo stilista con un vestito che reinterpreta il concetto di fragilità sia ricordando la collezione Haute Couture autunno inverno 1997 di Christian Dior sia attraverso un corsetto in broccato d’argento antico e una gonna in metallo argentato lavorato: all’aspetto quasi un gioiello delicato.
Met Gala 2024. I look ispirati a Alexander McQueen
Da John Galliano si passa al defunto Alexander McQueen. Il fashion designer, morto l’11 febbraio 2010, è stato il direttore creativo della maison Givenchy, così come del proprio marchio. Al Met Gala 2024, l’ha ricordato la cantante Lana Del Rey con un custom McQueen by Seán McGirr, attuale creative director del brand, che attualizza un’uscita della collezione autunno inverno 2006. Intitolata “The Widows of Culloden”, fu influenzata dagli antenati scozzesi dello stilista, prendendo il nome dalle vedove della battaglia di Culloden (1746), spesso vista come un grande conflitto tra Scozia e Inghilterra. Gli elementi storici riflettono la moda della tarda epoca vittoriana e degli anni ‘50, tra tartan, tradizionale tweed da guardiacaccia e altri elementi presi dall’abbigliamento delle Highland. Gli omaggi ad Alexander McQueen continuano anche al party del Met Gala 2024, che spesso vede i cambi look delle celebrità invitate. La modella Kendall Jenner, infatti, ha messo in mostra un abito angelico proveniente dalla collezione primavera estate 1997 di McQueen, caratterizzato da un corsetto rigido “alato” e una gonna leggera.
Met Gala 2024. I look d’archivio di Prada e Balenciaga
Eppure, Galliano e McQueen non sono stati gli unici stilisti celebrati sulle scalinate del Met, che diventano una passerella su cui dare il meglio di sé per attirare l’attenzione dei media e soprattutto degli utenti social che non parleranno d’altro per un giorno. Il cantante e attore Troye Sivan ha indossato un custom Prada proveniente dagli archivi del brand italiano, poiché si rifà a un look della collezione uomo autunno inverno 2008, una rilettura in chiave sexy dell’abbigliamento formale spesso visto negli uffici occidentali: un corpetto nero, chiuso sulla schiena da cinghie, stringe una camicia pseudo sartoriale ma abbottonata al contrario. Il dettaglio importante è un colletto che fa da choker lontanamente bondage. Ancora, l’attrice Isabelle Huppert ha salito le scale in un Balenciaga che omaggia “The Mermaid Bride” (1930) di Callot Soeurs, tra i marchi più importanti tra gli anni Dieci e Venti del secolo scorso.
Sarà dunque un caso che la maggior parte dei look più acclamati siano pezzi d’archivio o creati seguendoli come modelli? Evidentemente, è frutto di una moda arenata e poco abile nel rigenerarsi. A volte, anche ecosostenibile.
Giulio Solfrizzi
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