Abbattere le barriere. Intervista alla responsabile dei servizi didattici della GNAM
Isabella de Stefano ci racconta i progetti educativi della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, sempre volti a coinvolgere tutti i pubblici, anche i più fragili
Una intervista attesa da tempo, quella con il dipartimento dei servizi educativi della Galleria Nazionale di Roma. Di questo museo e delle mostre sentiamo parlare abbondantemente; dei suoi progetti didattici, destinati ai tanti pubblici, anche i cosiddetti fragili, molto meno.
Ne parliamo con Isabella de Stefano funzionario responsabile della comunicazione e dei servizi educativi.
Intervista a Isabella de Stefano
È con estremo piacere che sono qui con lei oggi a parlare dei progetti educativi della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma. Il focus sarà soprattutto sulle vostre proposte nei confronti dei pubblici fragili. Quando ha avuto inizio questa programmazione?
Sono arrivata in Galleria Nazionale nel 2018 e, dal 2020, mi occupo non solo della comunicazione ma anche dell’educazione e dell’accessibilità. La mia priorità è il coinvolgimento dei pubblici fragili e fin da subito mi sono posta le seguenti domande: come rendere il museo inclusivo, come trasformare la visita al museo in una esperienza partecipativa e condivisa, come eliminare le barriere, non solo architettoniche, ma anche cognitive, sensoriali e culturali, come raggiungere i non pubblici? Con il tempo il mio è diventato un impegno non solo professionale, ma anche etico. Il museo assume valore se pone al centro della sua attenzione tutti i pubblici, anche i più fragili e vulnerabili. Sono felice che questa visione sia stata subito condivisa e confermata anche dalla nuova direttrice della Galleria Nazionale, l’arch. Renata Cristina Mazzantini.
Come siete riusciti a creare una rete di contatti e con che operatori e associazioni avete lavorato?
Per creare una solida rete di contatti ho iniziato a lavorare sul territorio e con il territorio. Ho raggiunto personalmente le associazioni chiedendo incontri, ma soprattutto condividendo fin dall’inizio idee e proposte. Con l’associazione Museum per le visite tattili e con l’associazione Alzheimer Uniti Roma per il progetto La memoria del bello la collaborazione era già attiva da molti anni, mentre l’Unione Italiana Ciechi, il Gruppo Silis e alcune associazioni che accolgono bambini e ragazzi con disturbi dello spettro autistico, sono stati nuovi e preziosi contatti.
Nelle iniziative ho coinvolto anche le Asl di Roma, Asl Roma 1 e Asl Roma 2. Con la prima abbiamo creato L’Artista sono Io, che si articola in visite e laboratori di disegno di fronte alle opere d’arte. Il progetto è dedicato ai ragazzi con disturbi psichiatrici e comportamentali, per contrastare l’isolamento domestico e incentivare il dialogo all’interno dello spazio museale. Con Asl Roma 1 e con il supporto di Fenice Lazio ODV abbiamo realizzato anche Mi nutro di arte, rivolto alle adolescenti con disturbi alimentari. In queste iniziative il museo è parte integrante di un percorso di cura e di riabilitazione, in cui le attività artistiche svolgono uno stimolo nel processo di guarigione.
E per quanto riguarda il 2024?
Nel 2024 continueranno le attività già intraprese con i pubblici fragili e dal mese di aprile ha preso avvio anche un’altra importante iniziativa, Orizzonte mediazione, nata grazie alla collaborazione della Galleria Nazionale con Asl Roma 2 e Cultural Welfare Center. Si tratta di un progetto pilota, in cui i protagonisti sono i ragazzi in carico ai servizi psichiatrici della Asl Roma 2, che affiancheranno i nostri mediatori culturali nelle visite museali e nelle attività collegate alla mediazione culturale.
Infine devo citare Metamorfosi, un progetto educativo destinato ai giovanissimi detenuti del carcere minorile di Casal del Marmo. Con le attività pensate e sviluppate all’interno del carcere, desideriamo diffondere la conoscenza della storia dell’arte e promuovere l’educazione alla bellezza, per favorire il recupero dei ragazzi e il loro reinserimento nella comunità.
Dal 2018 è attivo in Galleria anche un servizio di “mediazione culturale” in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Roma? Come è organizzato e che riflessioni si possono fare su questa iniziativa?
L’iniziativa è stata avviata nel 2018, quando propongo alla precedente direzione di avviare un servizio di mediazione culturale, che implica una comunicazione con il pubblico attiva e non passiva e presuppone non solo il dialogo, ma anche l’ascolto. L’arte contemporanea pone sempre molto interrogativi e i nostri visitatori costruiscono i loro significati insieme ai mediatori, in un’ottica di scambio reciproco.
In questi sei anni circa duecento mediatori hanno partecipato alla mediazione culturale e purtroppo non sempre riusciamo ad esaudire tutte le richieste che riceviamo. Le mediatrici e i mediatori provengono dall’Accademia di Belle Arti di Roma e desidero ringraziare la sua direttrice e i suoi docenti per la disponibilità e il costante supporto. I mediatori sono presenti durante tutto l’anno e in tutti i giorni di apertura del museo. La risposta positiva del pubblico è la conferma della fiducia e dell’approvazione di cui gode la mediazione culturale e la testimonianza che, anche in una epoca digitale come la nostra, le relazioni umane assumono ancora una valenza rilevante.
Al di là dei progetti intrapresi che manifestano la volontà di raggiungere e dialogare con tutti i pubblici, non posso non porre all’attenzione dei nostri lettori l’unicità del caso GNAM, che non ha un dipartimento educativo interno, nonostante vanti una collezione di arte contemporanea davvero unica. Può anticiparci qualcosa sul futuro, da questo punto di vista, della Galleria Nazionale?
Non è così. La Galleria Nazionale ha un dipartimento educativo interno, che è coordinato dalla sottoscritta in qualità di funzionario responsabile. Come da normativa vigente, la GNAM non ha una struttura interna ma si avvale di un Concessionario, selezionato tramite gara pubblica.
Il sostegno del nostro Concessionario e di tutte le colleghe e i colleghi della Galleria Nazionale è fondamentale: le attività indirizzate ai giovani detenuti del carcere di Casal del Marmo sono realizzate con la collega Paola Castrignanò e invece, per le iniziative con le Asl di Roma, sono coinvolte le studentesse dell’Accademia di Belle Arti. Inoltre il nostro personale di vigilanza e accoglienza è sempre disponibile e collaborativo. Proprio il nostro personale ha seguito un corso LIS e si è impegnato nella redazione delle schede informative delle opere del museo, che sono state poi tradotte in braille dall’Unione Italiana Ciechi. Un esempio virtuoso di un progetto partecipato, in cui le diverse professionalità della Galleria Nazionale hanno rivestito un ruolo strategico a livelli differenti e hanno permesso di tradurre la cultura dell’accessibilità in una serie di azioni pratiche e condivise.
Annalisa Trasatti
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