Enza Labella / Francesco Mancini – Terza Dimensione
Terza Dimensione è un viaggio nella produzione scultorea italiana e internazionale che parte dal 1900 fino ad arrivare ai nostri giorni.
Comunicato stampa
Terza Dimensione è un viaggio nella produzione scultorea italiana e internazionale che parte dal 1900 fino ad arrivare ai nostri giorni. Con questo titolo, che si collega alla caratteristica tipica della scultura ovvero la profondità, si è voluto unire artisti dalle produzioni più disparate e che a modo loro hanno dato un contributo a questo importante medium. L’esposizione vuole anche mostrare come la scultura, anche se sta affrontando anni difficili sono numerosi gli scultori giovani che si stanno dedicando a rinnovare e aggiornare questa forma d’arte.
La mostra parte con i lavori bronzei di Francesco Messina (1900 - 1995) caratterizzati da una bellezza che possiamo definire “classica”. In mostra sono presenti le ballerine e i nudi tipici dello scultore, caratterizzati da un corpo sinuoso e aggraziato, dove tutti i muscoli flettono in maniera perfetta e dimostrano un’attenzione nel creare anatomie realistiche e perfette. Sarà presente anche l’ultimo bronzo realizzato dall’artista e intitolato Piccolo Nudo (1994) dove l’estro e la mano dell’artista iniziano a mostrare i cedimenti dell’età, ma andando ad aumentare la componente emotiva. Contrapposto alla perfezione anatomica di Messina ci sono le sculture di Filippo La Vaccara (1976) che della semplicità ha fatto la sua firma. Nei volti dell’artista siciliano, infatti i tratti sono sbiaditi, imprecisi e semplificati come se fossero tracce materiali di ricordi. È proprio così che nascono le sculture: sono persone che l’artista ha visto durante le sue giornate e che poi, dopo giorni o a volte anni, l’artista ricrea. La semplicità è presente anche nel lavoro di Ettore Spalletti (1940 – 2019) che con i colori della sua terra natia, l’Abruzzo, va a creare opere che richiamano il cielo, il mare e la pelle delle persone. Il tutto, come nell’arte di La Vaccara, è solo accennato sena fronzoli o cose che distraggono l’occhio dello spettatore. Viene detto tutto con poche cose.
Per Paolo Delle Monache (1969) si è scelto di presentare entrambe le sue produzioni: quella dei volti che richiamano gli ex-voto romani usati per chiedere aiuto o ringraziare le divinità antiche sia quelle delle città metafisiche. Il dialogo è con David Cesaria (1976) che anche lui riprende il mondo della tradizione, nel suo caso quello delle luminarie, andando ad unirle ad elementi tipicamente pop come slot machine, gambe coi tacchi dove i vizi dell’umanità diventano opere d’arte. Le opere di entrambi gli artisti parlano a noi e di noi, con i nostri vizi e le nostre paure quotidiane. Come i manager di William McElcheran (1927-1998) che ci rappresentano: costantemente in corsa e in lotta contro il tempo. Infatti, è presente un piccolo manager di corsa con la valigia di fianco che sembra correre verso qualche meta lontana. La precarietà della nostra vita, fatta da gioie, ma soprattutto da tanto dolore è presente nell’opera di Park Eun Sun che attraverso l’uso del marmo frantumato vuole evidenziare la fragilità della vita, una fragilità però che ci crepa, ma non distrugge.
Un discorso diverso deve essere fatto per Roberto Fanari (1984) e Nado Canuti (1929). Il primo crea sculture in fili di ferro realizzando sculture che rappresentano le persone a lui più care. In mostra però si è scelto di esporre un arazzo in ferro intitolato Caccia Grossa che mostra il momento in cui due cani da caccia afferrano un cinghiale. L’intreccio del ferro poi sembra richiamare il modo di intreccio del tessuto per la creazione degli arazzi. Il secondo invece ha dedicato tutta la sua produzione artistica alla scultura, partendo da lavori che richiamavano il dolore della Seconda guerra mondiale dove lo scultore ha perso la mano, arrivando ai lavori recenti dedicati al gioco. Negli anni ’90 infatti l’artista concepisce l’idea di una scultura mutevole con lo scopo non solo di eliminare il preconcetto di un qualcosa di rigido, statico, ma anche per mettere in contatto le persone con il bambino dentro di noi ricordando le idee di Pascoli. Anche i titoli, come Il Gioco e Il Gioco della gabbia spingono le persone a giocare con queste sculture, a creare mondi sognanti.
Chiudono la mostra Massimo Gurnari (1981) con due recentissime sculture. Le due opere vogliono collegarsi al mondo della natura e della terra parlando di come siamo tutti collegati alla natura. C’è però anche una riflessione sul tempo e sulla caducità che esso rappresenta. Il riutilizzo, per esempio, di metronomo completamente bloccato dalla vernice da proprio l’idea di voler bloccare completamente il tempo del mondo. E le ceramiche di Ettore Sottsass realizzate nel 2001 su disegno del 1995. Le ceramiche vogliono simboleggiare il dialogo forte tra design e arte dove entrambi gli elementi entrano in dialogo influenzandosi costantemente.
Terza Dimensione è quindi un viaggio verso questa particolare forma d’arte analizzando come gli artisti nel corso degli anni hanno cercato di rivoluzionare questa forma d’arte, andando anche contro all’idea di staticità che spesso associamo alla scultura.