Come gli artisti aiutano a gestire l’incertezza. Parola all’imprenditore Francesco Casoli
Per la prima puntata della nuova rubrica Vision of Futuro, incontriamo Francesco Casoli, presidente di Elica, da lungo tempo attivo anche nell’ambito dell’arte contemporanea
Primo appuntamento con la nuova rubrica di Spazio Taverna che raccoglie le visioni ai leader delle organizzazioni globali che rappresentano i nuovi protagonisti della scena sociale, scientifica, economica e culturale di quest’epoca. Le interviste si focalizzeranno su aziende e organizzazioni che hanno uno stretto legame con l’arte contemporanea.
Le stesse domande per mettere a confronto diverse visioni sulle sfide e le opportunità di questo periodo storico. Un osservatorio sui temi della complessità e della sostenibilità per raccogliere ispirazione e immaginare nuove direzioni di sviluppo.
Chi è Francesco Casoli
La sua carriera di imprenditore è iniziata da giovanissimo, quando, in seguito alla perdita del padre Ermanno, è entrato nell’azienda di famiglia, produttrice di elettrodomestici da cucina. Nel suo percorso professionale in Elica, a partire dal 1990 ha ricoperto il ruolo di Amministratore Delegato e poi, dal 2006, quello di Presidente, carica che ricopre tuttora. Tra il 2005 e il 2006 ha rivestito il ruolo di Presidente di Assindustria della provincia di Ancona. Dal 2006 al 2013 è stato Senatore della Repubblica Italiana. Dal 2019 al 2023 ha ricoperto la carica di Presidente AIDAF (Associazione Italiana delle Aziende Familiari).
Ricopre, tra gli altri, gli incarichi di Vice Presidente e Consigliere della Fondazione Ermanno Casoli e di Membro del Consiglio di Amministrazione in Fileni Alimentare S.p.a.. Ha ricevuto l’onorificenza di Cavaliere del Lavoro da parte del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella nel 2017.
Appassionato d’arte, ha promosso nel 1998 il Premio Internazionale d’Arte Contemporanea Ermanno Casoli, dedicato alla memoria del padre, da cui nel 2007 è nata la omonima Fondazione che promuove l’arte contemporanea e le attività culturali di carattere artistico, musicale e letterario.
Intervista a Francesco Casoli
Quale visione del futuro guida le sue scelte quotidiane?
Testa o croce….
Scherzo perché in realtà se fai impresa non puoi che avere una visione del futuro positiva. Il che non vuol dire che sarà tutto meraviglioso, ma che se fai le cose per bene e riesci ad organizzarti nella maniera giusta, qualsiasi cosa accadrà nel futuro e quindi anche in momenti di crisi può crescere e prosperare.
Nella storia dell’economia ci sono aziende che hanno superato momenti terribili, ed erano aziende pronte e preparate che avevamo messo una buona dose di entusiasmo e di creatività con i piedi ben saldati per terra.
Io cerco di fare questo mettendo creatività, immaginazione e innovazione ma cercando di non farci prendere troppo dall’entusiasmo.
Che cos’è per lei la complessità?
La vera sfida è quella di mettere assieme le cose più complesse che esistono al mondo che si chiamano persone: donne e uomini. Da sempre, ma oggi ancora di più, fare impresa è diventato molto complesso proprio perché devi convincere delle persone a lavorare insieme a te e devi convincere altre persone che quel lavoro che viene fuori e che produci, è interessante, competitivo e ha attrattività.La complessità nel mettere insieme competenze e persone è diventata sempre più alta, vuoi per i social media, vuoi per l’uscita dal Covid, che ha portato una riflessione sul modo di lavorare, o per la spinta ad incrementare costantemente la qualità della vita.
Come affronta l’incertezza?
L’incertezza è una costante, quindi essendo una costante non esiste.
Nell’impresa a meno che non hai monopolio, l’incertezza è proprio nel DNA delle aziende. Noi non abbiamo mai saputo quello che sarebbe successo da qui a sei mesi.
Oggi posso dirti che non sappiamo quello che succederà tra un mese e mezzo perché le dinamiche sono così veloci con acquisizioni, vendite, chiusure di aziende, nuovi concorrenti che entrano e nuovi prodotti che ci sono cambiamenti continui.
Questa cosa se ce l’hai nel DNA è una grande opportunità, perché se riesci a tramutare l’incertezza nella capacità di esprimere la tua creatività ed esprimere la tua innovazione e il tuo modo diverso di vedere le cose, per te potrebbe essere un vantaggio. Se invece è una paura costante, può diventare bloccante e difficile da gestire.
L’arte e la cultura possono rappresentare uno strumento per portare innovazione e posizionamento all’interno dell’azienda?
L’arte e la cultura ti possono servire a superare l’incertezza. L’incertezza che l’artista trasmette quando facciamo i nostri workshop, mettendo insieme i nostri operai e i nostri dirigenti con gli artisti, permette di far uscire fuori proprio questo senso di non ancora scoperto (e quindi di incerto) che insegna ai nostri dipendenti a gestire l’ignoto.
Tutti i grandi artisti hanno questa capacità di saper gestire l’incertezza e questa cosa è molto vicino al fare impresa e siamo felici di poterlo trasmettere alle persone che lavorano con noi Questo processo funziona veramente, la Bocconi ha fatto un’indagine e un libro sui risultati di questo progetto: quando facciamo il premio all’interno dell’azienda il numero di brevetti registrati aumenta l’anno successivo; forse è un caso però avviene, quindi forse un caso non è.
Quali sono le sfide principali con cui il suo Gruppo si sta confrontando in questo periodo?
Sicuramente in questo momento ci sono delle sfide internazionali a cui non eravamo abituati che vanno al di là del mercato e che entrano in ambienti nuovi come quelli della geopolitica. Sfide con cui le aziende hanno poco a che fare e che sicuramente non hanno le leve per contrastare.
Noi ci doliamo che ci sia la guerra in Ucraina e a Gaza però possiamo farci ben poco e questi eventi si riflettono su tutta una serie di reazioni da parte del mercato che indubbiamente non lo stanno rendendo molto frizzante. Faccio l’imprenditore da 40 anni e questo scenario economico mi rende contento perché so perfettamente che dopo momenti di questo tipo partono le primavere in giro per il mondo e noi ci stiamo preparando per raccogliere al massimo le primavere.
Quale consiglio darebbe ad un giovane che vuole intraprendere la sua strada?
Non farlo. Non è vero… Io sono stato da una parte privilegiato e da una parte costretto, essendo entrato in azienda a sedici anni, quando è morto mio padre. Un giovane che si vuole mettere a fare l’imprenditore o vuole iniziare a seguire le orme dei genitori, oggi paradossalmente ha tante più possibilità. Il mercato della finanza è molto più aperto a capire quali sono le nuove idee. Prima o eri amico del banchiere di provincia o non potevi fare niente perché non avevi accesso al credito. Oggi con il crowdfunding e la finanza decentralizzata se hai una buona idea è più facile. Poi la comunicazione, e quindi i vari sistemi per mettere insieme le persone da posti lontanissimi, ti può aiutare tantissimo a non rimanere chiuso nei confini della tua città. Io sono fabrianese e quando ho iniziato a lavorare arrivare a Milano era un viaggio: per una riunione avevi bisogno di due giorni. Oggi se sei giovane e sveglio, e i giovani di oggi sono molto svegli, puoi mettere insieme un amico indiano e uno vietnamita e inventarti un software che magari aiuta qualcuno a migliorare il proprio processo produttivo o servizio commerciale e turistico.
Non è facile, è complicatissimo, ma può essere molto più entusiasmante oggi partire con un’impresa. Il mio consiglio è buttatevi, spendete due anni della vostra vita per cercare di fare una cosa del genere. Se dopo due anni non avete raggiunto i vostri obiettivi ci sono tante possibilità: oggi le aziende hanno bisogno di talenti e i talenti non sono più intesi in senso tradizionale, oggi abbiamo bisogno di talenti che hanno creatività, voglia di crescere e di capire nuove cose.
Se vuoi spendere due anni per cercare di fare la tua impresa, non è sicuramente tempo buttato, anzi, ti permette di farti una formazione che puoi rivendere nel mondo delle aziende.
Quali sono i progetti artistici futuri?
Quest’anno il premio Ermanno Casoli verrà fatto all’interno di una delle aziende del
Gruppo e c’è un giovane ma affermato street artist nazionale (che non è quello che ha stretto la mano a Putin) che verrà a lavorare all’interno di uno dei nostri stabilimenti. Cerchiamo di portare la cultura dell’arte in mezzo ai nostri dipendenti ma contemporaneamente avere delle opere e delle espressioni artistiche nei luoghi di lavoro. Se dobbiamo investire in arte cerchiamo di farlo non per mettere i quadri dentro casa nostra, ma per condividere, con chi lavora con noi, lo stare in mezzo ad opere d’arte e alla creatività.
Marco Bassan
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