Una trilogia d’Oriente in mostra in una curiosa galleria di Milano
A due passi da Porta Romana, si nasconde un angolo di arte contemporanea orientale, con tanto di gachapon disegnate dagli artisti. Questa volta, in mostra una trilogia al femminile
Nel piccolo angolo di Oriente della Galleria Numero 51, tre giovani artiste raccontano ciascuna la propria favola orientale. Ad accomunarle, il profumo esotico dei materiali tradizionali impiegati. Tutto in armonia con lo spazio milanese che le ospita e le rappresenta per la loro primissima apparizione in Italia. Yuka Mori, Jezz Szy-YinChen e Yuka Nishihisamatsu. Una trilogia espositiva frutto dei viaggi in Cina e in Giappone dei proprietari, e delle loro collaborazioni con gallerie locali.
Un angolo di Oriente a Milano alla Galleria Numero 51
Via Caldara, Numero 51. Un seminterrato con due ampi spazi, uno dedicato interamente alle esposizioni, l’altro più familiare: quasi un salotto, con tanto di poltroncine e libreria piena di volumi. Libri che raccontano di arte, cultura, letteratura e design… il fil rouge è l’Oriente. E c’è anche lo shop a tema. In vendita, soprammobili e gadget raccolti dai galleristi durante i loro viaggi, o edizioni limitate fatte dagli artisti in mostra di volta in volta. Alcuni pezzi – come certi collectible ispirati ai cartoni animati – sono oggi introvabili in commercio anche nei rispettivi Paesi d’origine. Salvo, forse, nei mercatini di antiquariato. Ciliegina sulla torta? I gachapon, ovvero le macchinette automatiche che distribuiscono pupazzetti o gadget racchiusi in una pallina trasparente. Gadget a volte (quando il tema della mostra lo permette) disegnati proprio dagli artisti esposti a qualche metro di distanza.
Le artiste in mostra da Numero 51
La natura e l’umano nelle opere di Yuka Mori
Le opere della prima artista giapponese in mostra – Yuka Mori (Kyoto, 1992) – sono dipinte con tipici pigmenti giapponesi dalla consistenza sabbiosa su carta washi, un supporto che richiede una lunghissima preparazione. Guardando a questi manufatti, si ha l’impressione di trovarsi in un bosco e di essere affacciati su una pozza d’acqua. L’artista tende infatti a rappresentare l’armonia e la compenetrazione tra umano e natura, tra ambiente e soggetto. È un’idea non lontana dalle Bagnanti di Paul Cézanne, in cui le figure e il paesaggio sono posti sullo stesso piano, con pari astrazione geometrica.
Le preziose ceramiche di Yuka Nishihisamatsu
Si rimane fedeli alle tradizioni nipponiche con la seconda proposta espositiva: Yuka Nishihisamatsu e le sue opere in ceramica. Il suo immaginario guarda alle costruzioni templari e agli edifici sacri, di cui riprende tanto le forme esteriori, quanto gli arredi e le sculture poste all’interno. “Mi piacciono gli ornamenti luccicanti”, confessa. L’aspetto è infatti quello di composizioni totemiche, che richiamano i templi orientali, arricchite da ornamenti, pietre… e piccoli gioielli. Orecchini, ciondoli, Swarovski: è la sua passione parallela per la moda a parlare attraverso di loro.
Jazz Chen e il “filo d’oro” che collega Oriente e Occidente
Si conclude con la terza protagonista Jazz Chen (Taiwan, 1990), profondamente influenzata dal panorama culturale dell’Europa in cui ha studiato. Oriente e Occidente convivono nelle sue opere, completandosi l’uno con l’altro. Da una parte c’è il supporto – un cartoncino dal bordo dorato, usato in Giappone per scrivervi preghiere o autografi dei celebri lottatori di sumo – e dall’altra i soggetti, ritratti femminili o creature fantastiche ispirate ai Naturalia e Mirabilia della letteratura europea. Mostri marini, esseri fatati, che risplendono immersi in uno sfondo tutto d’oro. Ed è proprio quest’ultimo, che appartiene tanto all’arte sacra medievale, quanto alle tradizioni buddiste, a fare da collante comune tra culture.
Emma Sedini
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati