Memorie di terra. La mostra di Giuseppe Raffaele a Milano
Tufanostudio presenta una mostra personale dell’artista siciliano Giuseppe Raffaele, che indaga il tema del ricordo personale e collettivo attraverso opere realizzate con la terra della sua Messina
Se parliamo di terra è immediato il richiamo ad Ana Mendieta che nel terreno ha lasciato tracce di sé, presenze intangibili di un corpo che torna alla natura e che riposa in essa. Giuseppe Raffaele (Messina, 1996) ha utilizzato la terra della sua città natale per ricoprire il proprio corpo, occultando l’esile figura del ragazzino di allora nelle stampe fotografiche di qualche decennio fa.
Il processo artistico di Giuseppe Raffaele
Il terriccio di Messina, con le sue differenti nuances, testimonia la ricchezza geomorfologica siciliana e diviene supporto per il ricordo, al pari delle cartoline e delle fotografie esposte in mostra. Attraverso il sistema del carotaggio, Raffaele ha prelevato i campioni di terra a tre metri sotto il livello della pavimentazione cittadina, attingendo alla superficie anticamente calpestata dai messinesi prima del terremoto del 1908 che ha fatto sì che il livello urbano si innalzasse. Si tratta di un viaggio che scava verso l’umanità che ha abitato quelle terre e che da queste è stata metaforicamente riassorbita. Ma il viaggio prosegue di generazione in generazione fino ad arrivare al presente dell’artista.
La mostra di Giuseppe Raffaele da Tufanostudio
“Giuseppe Raffaele”, scrive il curatore Ivan D’Alberto, “parte da alcuni ricordi, quelli della sua infanzia quando le cartoline, cartoncini rigidi, leggeri ed economici erano ancora testimonial di piccoli e grandi viaggi. L’artista con il suo lavoro offre finestre sul mondo per raccontare una vacanza, un luogo e un’avventura”. L’avventura la concretizza nella sua terra natale e di ciò rende partecipi i visitatori, come quando – tornando da un viaggio – si dona un souvenir del luogo appena visitato. In mostra, L’espositore di luoghi (2024) contiene cartoline dove la terra di Sicilia diviene crudo pigmento impresso su di essa. Su invito esplicito dell’artista, le cartoline possono essere liberamente prese. Una simile offerta si realizza con l’opera Distributore di puzzle (2024) che consegna piccoli tasselli – realizzati anch’essi con la materia prima terra – al costo di un euro.
Le opere di terra di Giuseppe Raffaele in mostra a Milano
Nella serie Ombre (2024), la terra diventa pigmento e si concretizza sul corpo dell’artista bambino, soggetto principale delle fotografie; diviene il rumore visivo della sua infanzia sfumando i contorni del ricordo; si cristallizza nel castello di sabbia che usavamo fare da piccoli sulla battigia del mare (Castelli, 2024); si sfaccetta, infine, nei tasselli del puzzle che, incastrati l’un l’altro, possono ricostruire parte della vita che fu.
I supporti della memoria scelti e modificati da Giuseppe Raffaele sfidano il ricordo, gli danno infinite potenzialità, aprendo la possibilità alla condivisione collettiva.
Come Ana Mendieta, Raffaele assume il valore della memoria e della condivisione come un centro nella mutevolezza del pianeta, in una terra in movimento che, dopo l’evento sismico, ha accolto nuovi abitanti donando una parte di sé e della propria storia.
Martina Lolli
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