Arkeo Arte / Lorenzo Puglisi – Frammenti di Luce in Dialogo
La mostra Frammenti di Luce in Dialogo. Tra sculture di Arkeo arte e pitture di Lorenzo Puglisi propone un dialogo sulla luce come viatico per rappresentare il sacro in ogni forma e connotazione antropologica al di là del tempo e oltre le specificità religiose.
Comunicato stampa
La mostra Frammenti di Luce in Dialogo. Tra sculture di Arkeo arte e pitture di Lorenzo Puglisi propone un dialogo sulla luce come viatico per rappresentare il sacro in ogni forma e connotazione antropologica al di là del tempo e oltre le specificità religiose.
Il gesto arcaico, primitivo e per natura antico è al centro della ricerca di Arkeo Arte. Le sue sono scene teatrali geometriche, che ricordano anche il teatro sperimentale avanguardista d’inizio ’900, come del resto gli stessi manichini, alcuni dei quali, come il Giullare, paiono meccanicamente animati e pronti ad affacciarsi a un balcone per prendersi gioco ironicamente dello spettatore, con un sano gusto per la battuta e la canzonatura. È una forma di teatro che entra nella vita, partecipe di tutte le commedie e i drammi, compresi i momenti più sacri e dedicati al rapporto ancestrale con il mistero della nascita - come nella Maternità Aurea - cosi come al naturale afflato umano verso ciò che è ‘oltre’, ciò che non si può fisicamente toccare, ma pur sempre presente. Arkeo lo manifesta tramite un gesto naturale, che è quello della genuflessione, non a caso il titolo di un’altra opera. Sono queste sculture - assemblage che lo hanno portato a esporre negli ultimi anni al Padiglione Nazionale di Grenada (Biennale di Venezia 2022) e durante la Triennale di Arti Visive a Roma (2023) per ricordarne alcune. Non ci si lasci ‘ingannare’ dagli elementi metallici, le lampadine, i cavi, frutto della civiltà post industriale con i quali sono composte le sculture, che sono appunto come degli assemblage di memoria superstite dei secoli appena passati, già antichi, risemantizzati in tematiche che toccano l’essere umano di ogni tempo, in un misto di dubbi, di angosce, ma anche di gioia. Come è sempre stato.
Il desiderio di rappresentare la luce emerge ovunque. Come rappresentazione della luce in sé, materializzata attraverso forme antropomorfe anche nei sui disegni – uno dei quali è intitolato proprio Luce – o come scintille pure di vita, a rappresentare le ‘anime’ delle figure, i centri elettrici e nevralgici che danno senso e moto potenziale alle forme, come nelle Maternità Oniriche. Le opere di Arkeo Arte dialogano con un selezionato nucleo di pitture di Lorenzo Puglisi, la cui ricerca pittorica si caratterizza per l’utilizzo diffuso di una tonalità nera che non lascia scampo, stesa pennellata dopo pennellata, con la quale crea uno sfondo di buio assoluto, dal quale si sprigionano fiotti di luce che definiscono i volumi. Il lavoro di Puglisi è incentrato sul dialogo a suon di punti luce con i capolavori del passato, da Tintoretto a Caravaggio, da Rembrandt a Goya, che gli forniscono un’eterna linfa di energia, che filtra nel suo stile. Questo percorso l’ha portato a esporre le sue pitture in un dialogo diretto con i maestri antichi, invitato nei luoghi più emblematici del Rinascimento e del Barocco italiani, dal Pio Monte della Misericordia di Napoli, alla Basilica di Santo Spirito a Firenze e molti altri musei in Italia e all’estero: non è un caso che Puglisi sia ad oggi il più giovane artista vivente presente nelle collezioni permanenti delle Gallerie degli Uffizi, nelle sale recentemente inaugurate dedicate agli autoritratti d’artista di ogni epoca del Museo fiorentino.
Puglisi si immerge nell’anima dei grandi Maestri e la trasmette facendo emergere solo le parti più umane: i volti e le mani, fonti rispettivamente del pensiero e dell’azione. La sua è una citazione diretta già nei titoli delle opere, ma non è mai un dialogo statico, con l’antico. Compone frammenti di un mondo antico, studia come venissero creati questi grandi apparati scenici, per poi cercare di distillarne l’essenza in pochi punti di bagliore, con gli occhi di un uomo del nostro tempo. Non a caso i volti che dipinge sono quasi informali: non cerca l’aspetto mimetico. Il modo per ri-conoscerli è dato dallo stato d’animo, comprensibile dallo sguardo, dall’energia emanata e dal verso imposto dalle sue pennellate ai visi che appaiono come in un fotogramma preso all’improvviso, pronti a riscomparire immediatamente dopo nel buio. Gli “incarnati” sono a pennellate bianche, con tocchi di tonalità rosso-rosate per dare vitalità e anche un senso di elettricità all’insieme. Le sue figure sono come fantasmi pronti a materializzarsi in un’altra dimensione, o come avatar usciti da un sistema parallelo per prendere vita nel mondo.