Quì dove ci incontriamo | Per necessità di rappresentazione

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA TIZIANA DI CARO
Piazzetta Nilo, 7 80134 , Napoli, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
24/05/2024

ore 19

Generi
arte contemporanea, collettiva

Prima tappa del’edizione 2024 di Qui, dove ci incontriamo, con la mostra collettiva intitolata “Per necessità di rappresentazione” con Shadi Harouni, Jiajia Zhang e Igori Grubić.

Comunicato stampa

Prima tappa dell’edizione 2024 di Qui, dove ci incontriamo, un progetto di Galleria Tiziana Di Caro, Federica Schiavo Gallery e Laveronica Gallery.

Qui, dove ci incontriamo è un progetto di scambio e condivisione nato nel 2019 da un’idea di Tiziana Di Caro, Norma Mangione e Federica Schiavo. Nella omonima raccolta di racconti di John Berger un viaggio in diverse città diviene pretesto per parlare di incroci, immaginazione e memoria. Allo stesso modo, il progetto espositivo nasce da incontri e conduce a movimenti di opere, persone e idee da una città ad un’altra, coinvolgendo nella prima edizione del 2019 Napoli, Torino, Roma. In questa nuova edizione cambia format e si arricchisce della partecipazione della galleria Laveronica di Modica.

L’edizione 2024 del progetto prevede tre mostre, la prima delle quali inaugura venerdì 24 maggio 2024 presso la Galleria Tiziana Di Caro a Napoli, che ospita “Per necessità di rappresentazione” con opere di Igor Grubić, Shadi Harouni, e Jiajia Zhang.

La mostra si apre con il video Between the Acts di Jiajia Zhang che prende in prestito il suo titolo dall'omonimo romanzo di Virginia Wolf, facendo riferimento a un certo sentimento di distrazione, suscitato dalla messa in atto uno spettacolo teatrale, che distoglie l'attenzione dalla realtà drammatica dell’incombente Seconda Guerra Mondiale. Uno stato quindi di spaesamento che ritroviamo a ogni intervallo quando la rappresentazione finisce e siamo costretti a tornare a ciò da cui ci siamo staccati per rifugiarci nella finzione scenica. L'opera si compone di estratti di video selezionati da Youtube, in cui a momenti felici e spensierati si alternato, in un ritmo perpetuo, scene di dramma, crisi e possibili catastrofi. A rimandi politici si susseguono momenti di comune intrattenimento: si narrano quindi realtà antitetiche, che però coesistono, sono consumate e nutrite una accanto all'altra nel nostro quotidiano. Oggi il nostro sguardo è paradossalmente abituato a un certo tipo di alternanza tra leggerezza e violenza. La conseguenza di questo modus è un'incertezza profonda che non riusciamo più dissipare, rendendoci esitanti su quale sia la differenza tra consumare, pensare, agire.

Due fotografie accompagnano il video Rose, 2023 è una fotografia di una rosa scattata a Roma. L’immagine ci interroga sul rapporto tra artificialità e autenticità in quanto non è chiaro se la rosa ritratta sia artificiale o naturale, sfiorita o in fioritura. La seconda fotografia, Switch, 2023, è stata scattata in un hotel a Shanghai. L’interruttore, a parte regolare l’accensione e lo spegnimento, promette di regolare anche l’umore.

An Incomplete Timeline of Sorrow and Uspiring è il titolo dell'ultima serie fotografica di Shadi Harouni. Originariamente concepita per una commissione d'arte pubblica, l'opera è un tributo alla continua lotta guidata dalle donne per la libertà dall'oppressione, innescata dall'omicidio della giovane donna curda Jina Mahsa Amini per mano della Repubblica islamica dell'Iran. Harouni costruisce queste fotografie su larga scala come un assemblaggio temporale. In esse, le braccia dell’artista si estendono da piccole aperture nei muri per presentare simboli e artefatti di una rivolta. L'immagine di una mano insanguinata, attraversata da proiettili, spunta fuori dal finestrino di un'auto in movimento, alzando due dita in segno di vittoria; un mattone di cemento, utilizzato dai manifestanti per barricare le strade, reca la scritta “The Body Revolts”, uno degli innumerevoli slogan rivoluzionari che ricoprono i muri di tutto il paese; una mano regge una lunga treccia di capelli, come se la si volesse tagliare in segno di lutto, con riferimento sia alla morte di Mahsa Amini che alla figura iconica di Vida Movahed, una giovane madre che il 27 dicembre 2017 si arrampicò su una cassetta di servizio nell'affollata Revolution Street a Teheran, per poi togliersi il velo imposto dal governo, legarlo all'estremità di un bastone e sventolarlo come una bandiera tra la folla. Poi c'è l'immagine di Dayeh [madre] Sharifeh, selezionata da un vasto archivio di madri che stringono le fotografie dei loro figli giustiziati. Qui Dayeh Sharifeh, oramai simbolo della resistenza curda, mostra due parole che in curdo significano “Resistenza è vita”. Infine, uno stencil rosso cita i due elementi sostenuti da tutti i movimenti di massa che si muovono verso la liberazione: “Dolore e Rivolta”.

Igor Grubić presenta la serie intitolata The End...or is it?, 2021, composta da cinque fotografie che traggono spunto da una dettaglio dalla celebre veduta di Napoli di Giovanni Battisa Lusieri “Il Golfo di Napoli con il Vesuvio e il Somma” (1782/1794) presente sulla copertina del libro “All’ombra del Vesuvio” pubblicato nel 1990, in occasione della prima grande esposizione dedicata alle vedute di Napoli e dintorni dal Quattrocento all'Ottocento. Grubić modifica l'immagine della gouache in ottica filmica, aggiungendo in corrispondenza delle due punte del Vesuvio le venti stelle poste a semicerchio contenenti la scritta “The End”, citando la casa di produzione Paramount. La realtà e la fiction si sovrappongono così che l’opera diventa lo specchio dei nostri tempi, in cui la natura vessata dal riscaldamento globale e dal nostro abuso sconsiderato, inizia a ribellarsi arrivando fino al distopico momento pandemico che abbiamo vissuto, al limite della finzione cinematografica. The End...or is it? è stato realizzato in relazione al progetto d'arte pubblica "Another Green World" composto da 50 interventi nel parco della Villa Comunale di Napoli nel 2021.