L’Art Bonus ha superato gli 800 milioni di donazioni nel 2023. Un terzo dalla Lombardia
Con 183 milioni, di cui 113 solo da Milano e provincia, la Regione è in testa agli investimenti nel settore. Anche se sono sempre i beni storici e “pop” a beneficiarne
Dati alla mano, negli ultimi 10 anni Art Bonus è diventato un tassello fondamentale della cultura del patrimonio culturale italiano. La misura, introdotta nel 2014, è quella che riconosce un credito d’imposta del 65% sulle donazioni per il patrimonio artistico-culturale pubblico, andando a incentivare il supporto a spazi, manufatti, teatri e arene. Scelto sempre più spesso come strategia comunicativa e di attrattività aziendale, l’Art Bonus ha incamerato nel 2023, secondo ALES, un totale di 878 milioni di euro.
Lombardia e Art Bonus
Il divario Nord-Sud permane anche per l’edizione del 2023, la settima: in testa alle donazioni sono infatti Lombardia, Piemonte, Toscana, Emilia Romagna e Veneto. Alla sola Lombardia si deve circa un terzo dell’ammontare totale con 183 milioni, di cui 113 solo da Milano e provincia. Le iniziative locali – diventate negli anni un “modello di riferimento”, stando al presidente del comitato Cultura + impresa (e del relativo premio) Francesco Moneta sul Corriere della Sera – vedono in prima linea banche e aziende energetiche, al solito, a cui hanno tuttavia cominciato ad affiancarsi anche le realtà di provincia con progetti come i workshop artistici per i dipendenti o i gemellaggi tra ospedali e gallerie.
I beni restaurati e aggiornati con l’Art Bonus
Un dato però continua a non migliorare, e in tutta Italia: il forte squilibrio tra donazioni a spazi e patrimoni “di primo piano” e quelle indirizzate ai beni “minori”. Nessun problema nel reperire fondi per i grandi progetti di restauro e recupero per la nuova Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, ora in cantiere, oppure per il Teatro alla Scala di Milano, l’Altare della Patria a Roma, la Certosa di San Giacomo a Capri e il Teatro Massimo di Palermo. E ancora prima era stata la volta della Vittoria Alata di Brescia, del Colosseo e dell’Arena di Verona, uno dei primi casi a far pensare dell’impatto positivo della misura. Per le realtà più piccole, invece, permangono le storiche difficoltà: come aveva già fatto notare lo scorso anno l’assessore alla Cultura del Comune di Milano Tommaso Sacchi, lo stesso capoluogo riporta un grande divario tra l’interesse per gli spazi storici e prestigiosi e quelli più sobri, ma preziosissimi, come archivi e biblioteche.
Giulia Giaume
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