A Milano le Officine Saffi inaugurano la nuova sede con una mostra di ceramisti internazionali
Non solo nuovi spazi espositivi ma anche laboratori per attività educative e corsi di ceramica e un appartamento per artisti in residenza. Dall’omonima via Saffi, tra Cadorna e Conciliazione, la rinomata realtà dedita alla ceramica si sposta in zona Chinatown
Faceva parte di un’ex vetreria del XIX Secolo il cortile centrale attorno cui si raccolgono i nuovi spazi della Fondazione Officine Saffi – in via Niccolini 35a, in piena Chinatown – tra galleria espositiva e un laboratorio per attività educative e corsi di ceramica, oltre a un altro laboratorio di produzione (Officine Saffi Lab) e un appartamento per artisti in residenza.
Nuova sede per le Officine Saffi a Milano
Istituita nel 2011 da Laura Borghi, la fondazione non profit nasce e opera con l’obiettivo di indagare la ceramica contemporanea internazionale promuovendone la sperimentazione tra arte, artigianato e design. E proprio da qui riparte per l’inaugurazione della nuova sede (caratterizzata da un fascinoso soffitto in vetro e ferro che un po’ ricorda quello di via Aurelio Saffi) con la mostra (un)Known Territories, che presenta i finalisti (e il vincitore) della quinta edizione del Premio biennale Officine Saffi.
Nuova sede per le Officine Saffi a Milano. La mostra inaugurale
In programma dal 29 maggio al 31 luglio 2024, (un)Known Territories presenta le opere dei 32 finalisti (selezionati tra oltre 900 candidature provenienti da 60 paesi) del premio che la fondazione organizza ogni due anni e che per questa edizione verteva sull’ampio concetto di territorio. In mostra le opere di Carolina Raquel Antich (1970, Argentina), Andres Anza (1991, Messico), Dorete Bendixen (1966, Danimarca), Burçak Bingöl (1976, Turchia), Heidi Bjørgan (1970, Norvegia), Javier Bravo de Rueda (1989, Perù), Kaiting Chan (1989, Taiwan), Tessa Eastman (1984, Regno Unito), Ion Fukazawa (1990, Giappone), Hanna Heino (1983, Finlandia), Gitte Jungersen (1967, Danimarca), Jihyun Kim (1997, Corea), Chryssa Kotoula (1995, Grecia), Hanna Miadzvedzeva (1988, Bielorussia), Effe Minelli (1986, Italia), Irene Nordli (1967, Norvegia), Angel Oloshove (1981, USA), Héloïse Piraud (1988, Francia), Irina Razumovskaya (1990, Russia), Davide Ronco (1993, Italia), Ioana Maria Sisea (1988, Romania), Sissi (1977, Italia), Carl Richard Söderström (1960, Svezia), Zoe Williams (1983, Regno Unito), Bettina Willner-Browne (1969, Australia) e Bari Ziperstein (1978, USA).
Nuova sede per le Officine Saffi a Milano. La sezione speciale
Sono presenti anche le opere di sei artisti olandesi protagonisti della sezione speciale Focus– dedicata ad approfondire il panorama della creazione ceramica in uno specifico contesto geografico e culturale – tra cui Funda Baysal (1990), Koos Buster (1991), Willem van Hooff (1992), Koen Taselaar (1986), Kim Wawer (1988) e Floris Wubben (1982): “Nei Paesi Bassi l’arte ceramica occupa un posto di rilievo nelle arti visive. L’argilla ha una tradizione di decine di migliaia di anni ed è legata alle idee di artigianato e autenticità. Soprattutto ora che a dominare sono le tecniche industriali e digitali, l’argilla si presenta come fortemente attraente per artisti e designer. È fisica, terrestre, tangibile dunque l’opposto delle tecniche di produzione digitale. Allo stesso tempo, la ceramica interessa designer e architetti in cerca di nuove modalità di applicazione e soluzioni sostenibili per il riutilizzo dei materiali e il controllo delle temperature negli edifici”, ha dichiarato Geertje Jacobs invitata a curare la sezione.
Nuova sede per le Officine Saffi a Milano. Il vincitore del premio biennale
Tra gli artisti che si sono interrogati sui molteplici significati di “territorio” – materia fisica, sedimentata e in continua trasformazione ma anche luogo di scoperta, soggetto e oggetto di una conoscenza in divenire e dispositivo narrativo che lega tra loro storie personali, collettive, luoghi e culture differenti – il premio di acquisizione (del valore di 10 mila euro) è stato assegnato a Javier Bravo de Rueda (Perù, 1989) la cui opera Animita è entrata a far parte della collezione della fondazione: “attraverso un uso inedito della terracotta dove questa è insieme dispositivo architettonico, superficie pittorica e scultura, l’opera di Javier rivela una straordinaria capacità di cogliere il potenziale della ceramica e il suo legame con il contesto geografico e culturale, riportando nel presente nuovi significati legati al territorio e alle sue tradizioni”, così spiega la dichiarazione congiunta della giuria.
Caterina Angelucci
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