L’oro e il nero nella mostra di Fabrizio Plessi nella ex chiesa di Padova
La Fondazione Alberto Peruzzo omaggia l'artista con un progetto espositivo pensato per animare tutti gli spazi dell'ex Chiesa di Sant'Agnese. Mosaici, installazioni e oltre 100 disegni danno forma a un processo alchemico
Lo scorso anno vi raccontavamo del progetto di recupero messo in atto dalla Fondazione Alberto Peruzzo per riconvertire l’ex Chiesa di Sant’Agnese di Padova, dove ha aperto la sua nuova sede. Gli ambienti della chiesa duecentesca sono stati trasformati in spazi espositivi con la navata dedicata alle installazioni temporanee, il terrazzo in un’area di raccolta dei reperti trovati nel corso dei restauri e, infine, la sacrestia dedicata alla collezione della Fondazione. Un gioiello architettonico che diventa un punto di riferimento per la città volto alla valorizzazione e la diffusione dell’arte e degli artisti e che oggi ospita Nero Oro, mostra site specific di Fabrizio Plessi (Reggio Emilia, 1940)a cura di Riccardo Caldura.
La mostra “Nero Oro” di Fabrizio Plessi alla Fondazione Alberto Peruzzo a Padova
La Fondazione festeggia gli 84 anni di Plessi con una mostra che mette in scena un processo alchemico che rimanda al passaggio dalla notte al giorno, dalla materia grezza alla massima espressione della creatività umana. Il “processo” si compone di tre momenti che prendono forma nelle tre aree principali dello spazio. Si parte dalla navata con un mosaico che dialoga con i frammenti d’affresco del Trecento ritrovati durante il restauro dell’ex chiesa, si passa poi nell’ipogeo dove una colata d’oro sembra invadere i resti di una spada romana ancora visibile, e nell’ex sacrestia dove oltre 100 disegni raccontano l’evoluzione del tema dell’Oro nella poetica dell’artista.
La mostra “Nero Oro” di Fabrizio Plessi alla Fondazione Alberto Peruzzo. Parola al curatore Riccardo Caldura
“Appena varcata la porta d’ingresso, nello spazio della navata, su una grande parete nera, collocata trasversalmente così da rompere la simmetria dello spazio, compare uno straordinario mosaico luminoso, vibrante, quasi ogni tessera fosse costituita da un fluido dorato”, spiega il curatore Riccardo Caldura. “Si tratta di un’elaborazione originale dell’artista e testimonia del suo costante rapporto con il passato, considerato evidentemente come un’eredità viva a cui attingere. Un passato, dunque, da intendere piuttosto come un presente, quasi che la stessa natura di cui è composta l’opera di Plessi, la luce, trapassasse subitaneamente stagioni temporalmente distanti se concepite a scala umana, ma che il mezzo evidenzia invece essere contemporanee”.
Valentina Muzi
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