Tra arte e natura. Gli animali di Cracking Art in mostra in un castello piemontese
Conigli, chiocciole, gatti ed elefanti animano il Castello di Montecavallo per la mostra “Spiriti del Tempo”. Un progetto espositivo che accompagna il pubblico alla scoperta delle colline del Biellese, seguendo un percorso insolito e colorato
Su una collina a circa 5 chilometri dal centro di Biella, in località Vigliano Biellese, si erge il Castello di Montecavallo, abbracciato da boschi vigneti. Costruito nel 1830 sui resti di una roccaforte del Duecento – per volontà di Filiberto Avogadro e su progetto dell’architetto Dupuy – il Castello riprende molti elementi dell’Abbazia di Altacolomba (monastero cistercense, successivamente benedettino, sito a Aix-les-Bains nella Savoia francese) e rappresenta una delle rare espressioni in stile neogotico in Piemonte.
Non solo: grazie ai numerosi vigneti che lo circondano, nel Castello di Montecavallo è nata un’azienda vinicola che offre ai suoi ospiti percorsi di degustazione che associano storia, natura e arte contemporanea.
Così prende forma Spiriti del Tempo, la mostra a cura di Carla Testore che anima gli spazi esterni dell’ex rocca ospitando i coloratissimi animali in plastica riciclata realizzati dal collettivo Cracking Art, celebrandone i trent’anni di carriera.
La mostra “Spiriti del Tempo” al Castello di Montecavallo
La mostra accompagna il pubblico alla scoperta delle colline del Biellese attraverso un percorso insolito e creativo. Così chiocciole rosa, gatti gialli, elefanti rossi e conigli blu si inseriscono nello spazio senza snaturarlo, creando un percorso a cielo aperto tra gli animali che hanno segnato il successo del progetto di Cracking Art, a cui si affiancano nuove creazioni. “L’uomo non è vittima di questo tempo: ne è protagonista positivo o negativo, come recita il nostro manifesto del 1993”, spiega il collettivo. “Questo percorso di visita vuole rigenerare l’appartenenza al territorio tramite il contatto con l’ambiente e con le stratificazioni storiche che lo rendono unico”.
Il collettivo Cracking Art: la storia e la ricerca
Nato nel 1993, il collettivo Cracking Art prende in prestito il verbo inglese “to crack”, usato per descrivere l’atto di incrinarsi e di rompersi. Non solo, con il termine cracking catalitico si fa riferimento alla reazione che trasforma il petrolio grezzo in plastica, un cambiamento significativo per gli artisti che viene riportato nelle opere. Queste, infatti, sono tutte realizzate con materiali plastici di scarto, attuando un processo di rigenerazione senza compromettere l’ambiente. Un impegno sociale e ambientale che prende forma in una dimensione corale nel gruppo di artisti, senza limitare l’espressione individuale delle singole voci.
Valentina Muzi
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