Maria Giovanna Ambrosone – Happy Ending

  • FURBA

Informazioni Evento

Luogo
FURBA
Via Tripio 145, Guardiagrele, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Sabato e Domenica 11-13 17-20

Fuori orario su appuntamento

Contatti: Cell. 3286959165

[email protected]

Vernissage
01/06/2024
Artisti
Maria Giovanna Ambrosone
Curatori
Simone Marsibilio
Generi
arte contemporanea, personale

/f urbä/ presenta il progetto dell’artista Maria Giovanna Ambrosone, Happy Ending.

Comunicato stampa

Le opere di Maria Giovanna Ambrosone confondono la sua identità con chi le guarda, facendo immedesimare il proprio ricordo al suo ricordo. Guardando le sue opere, lei ci permette di giocare sul significato di cosa sia il flusso del dimenticare e ricordare gli avvenimenti.

Happy Ending è un viaggio artistico di M.G. Ambrosone, nel labirinto complesso dell'esistenza umana. Il titolo, inoltre, è un'indagine poetica sulla dualità della vita, esplorando la tavola su cui si mangia, come archivio di ricordi.

 

Nel mezzo di questa mostra, l’Happy Ending emerge come un'entità complessa e multiforme. Lo vediamo come quel qualcosa di sporco, contaminato dalla realtà cruda e dalla disperazione umana. Infatti, nell'immaginario di chi vive le proprie emozioni profonde non è immacolato o perfetto, ma piuttosto un intricato intreccio di gioie effimere e tristezze durature.

Immaginate questa scena: una tavola. Imbandita con cura e attenzione, ospita un piatto su cui è raffigurato un cuore. Ma non è un cuore intatto e pulsante, bensì uno che è stato divorato, segno tangibile delle ferite che la vita ci infligge. Accanto a questo piatto troviamo un biscotto della fortuna, simbolo di speranza e di incertezza. È come se la vita stesse cercando di comunicarci un messaggio attraverso questa dolce: nonostante le difficoltà e le prove c'è ancora una speranza, anche se nascosta dentro a un involucro croccante e fragile.

 

La vita di una Persona consiste in un insieme di avvenimenti di cui l'ultimo potrebbe anche cambiare il senso di tutto l'insieme. Non perché conti di più dei precedenti ma perché inclusi in una vita gli avvenimenti si dispongono in un ordine che non è cronologico, ma risponde a un'architettura interna.

(Palomar. Italo Calvino)

 

Italo Calvino, attraverso la sua opera autobiografica, Palomar, descrive che l'osservatore attento può trovare profondità anche nelle situazioni quotidiane. Così, il nostro archivio di ricordi diventa un tesoro di esperienze, dove ciascuna tavola rappresenta un capitolo della nostra storia. Navigando tra le opere, ci si scontra con la solitudine, un sentimento universale che può trasformarsi in una forza motrice, spingendoci a esplorare e comprendere il nostro mondo interiore.

Ma non tutto è perduto nella solitudine e nel dolore. Il nostro percorso ci spinge a esplorare e affrontare il rapporto relazionale, a volte duro ma sempre formativo. Attraverso l'arte, impariamo che la connessione umana può superare le sfide e portare alla guarigione emotiva. Le pillole, raffigurate nelle opere, simboleggiano il desiderio umano di liberarsi dal peso del passato.

Happy Ending non è un finale allegorico, ma un'esperienza concreta che troviamo nelle relazioni umane, nella resilienza e nella comprensione. È consapevolezza che, nonostante le prove, possiamo trovare la felicità e la pace. Attraverso le opere esposte, l’artista Ambrosone invita a esplorare il nostro viaggio collettivo, a riflettere sul significato della tavola, della solitudine, dei rapporti umani.

“Dipingo quello che mi è più familiare, quello che sento più intimo. Osservo con attenzione ciò che mi circonda e mi riporta altrove. In questo ultimo lavoro colleziono ciò che sento più mio come in un museo. La collezione dell’antico.. qualcosa che mi aiuti a dimenticare o ricordare, una sorta di gioco per prevedere il futuro..il ricordo nel mio museo e ciò che resta su di una tavola..la tavola della memoria come una foto scattata che immortala, un  rebus, un fermo immagine abitato da formiche simbolo di un duro lavoro, energia inesorabile, che pazienti pianificano.” M.G.A.