Si chiama Scuola dei Sassi il nuovo polo culturale e sociale per Matera e la sua comunità
Con l'obiettivo di reimmaginare lo spazio sociale e il ruolo delle istituzioni culturali, un artista milanese ha dato forma alla “Scuola dei Sassi” all'interno di spazi demaniali del Rione Sassi
Con il nome di Sassi sono identificati i due principali quartieri che compongono il centro storico della città di Matera, il Sasso Caveoso e il Sasso Barisano, dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1993. Qui, tra architetture rupestri ed edifici scavati nella pietra tufacea della Murgia prende ora forma la Scuola dei Sassi, un centro di formazione teso a rafforzare l’asse scuola-università, ideato dall’artista e ricercatore Valerio Rocco Orlando (Milano, 1978) che abiterà gli spazi di due immobili nel Rione Sassi – di proprietà dello Stato – e aprirà le sue porte al pubblico il prossimo 8 giugno, con un programma ricco di iniziative ed eventi.
La Scuola dei Sassi a Matera
La nascita della Scuola dei Sassi di Matera data al 2015, quando Orlando ha avviato una rete di collaborazioni con la comunità e le realtà locali, quali il MUSMA-Museo della Scultura Contemporanea Matera, la Cooperativa Il Sicomoro, l’IAC-Centro Arti Integrate e la Fondazione Matera-Basilicata 2019.
Il nuovo polo culturale a Matera
A seguito di un articolato iter burocratico, nel 2021 l’artista ha firmato una convenzione urbanistica con il Comune di Matera che gli ha affidato in sub-concessione trentennale due edifici che, concluse le opere di restauro e di risanamento conservativo, sono pronti a ospitare la sede della Scuola dei Sassi. La scuola sarà polo culturale e sociale volto a coinvolgere la comunità attraverso laboratori, conferenze, simposi e trekking nel Parco della Murgia.
La Scuola dei Sassi a Matera. Parola all’artista e ricercatore Valerio Rocco Orlando
“Se consideriamo la pratica artistica come applicazione dello sviluppo della facoltà immaginativa e del pensiero critico ai diversi settori e ambiti della vita sociale, possiamo affermare che la capacità trasformativa dell’arte contribuisca alla sedimentazione di possibilità alternative di esistenza per le nuove generazioni? Può l’artista, attraverso l’attivazione di esperienze informali di condivisione di conoscenza, stimolare l’interazione tra soggetti diversi, trasformando un luogo di consumo culturale in un luogo di formazione inclusivo e non estrattivo rispetto alla vita quotidiana dei suoi abitanti?”
Valentina Muzi
Scopri di più sul sito della Scuola dei Sassi
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati