Alla Villa Panza di Varese arrivano una serie di grandi mostre: parte un percorso dedicato al tempo
La prima mostra curata nel bene FAI da Gabriella Belli, uscente dai Musei Civici di Venezia, è un “estremo” percorso in 59 opere che riporta nella villa varesina lo spirito del grande collezionista Giuseppe Panza
È da tenere d’occhio, ancor più di prima, la Collezione e Villa Panza di Varese. Con l’inaugurazione della mostra collettiva Nel Tempo – la prima curata da Gabriella Belli in qualità di curatrice delle attività espositive e culturali del bene FAI – appare infatti chiaro come questa grande e prestigiosa casa-museo si presti a una riscoperta, si spera sempre più accessibile, del contemporaneo. L’esposizione apre al pubblico una densa selezione, mutuata dalla Collezione di Giuseppe Panza di Biumo, dall’ultima donazione della famiglia degli eredi e in prestito dalla Fondazione Panza di Mendrisio, che attraverso 59 opere di 23 artisti invita all’indagine di un concetto fondante della vita umana, assai più mutevole e ineffabile di quanto i nostri orologi atomici non lascino supporre: il tempo.
La mostra ‘Nel Tempo’ a Varese
“In un certo senso ho ereditato questa mostra, perché già Panza di Biumo aveva posto molta attenzione al tema”, racconta Belli, storica e critica dell’arte nota per la direzione e curatela di grandi istituzioni come la Fondazione Musei Civici di Venezia e il MART di Trento e Rovereto e approdata da febbraio a Villa Panza (“un grande acchiappo”, ha scherzato il presidente Marco Magnifico). Belli – che ha vissuto questa sua prima esperienza come “un ritorno: ho conosciuto Panza nel ’96 e la sua collezione è stata al centro di molte delle mostre al MART” – ha raccolto qui diversi degli artisti prediletti del grande collezionista, da Hanne Darboven, presente con pagine e pagine di corsivi e numeri, a On Kawara, che forse più di tutti riesce, con One Million Years, a dare una “forma fisica” al tempo con la sua colossale opera di lettura degli anni (e che sarà oggetto di una serie di performance). E poi ancora Cioni Carpi, in mostra con gli scatti delle sue “trasformazioni” e i suoi versi, Walter De Maria con la sua meridiana contemporanea, Maurizio Mochetti con tubo (e biglia) dal moto perpetuo, Franco Monti con il suo monolite, Vincenzo Agnetti con i telegrammi, Stephen Dean con le colorate copertine di quotidiani dipinte (qui l’elenco completo).
Una mostra collettiva “estrema” a Villa Panza
Nel Tempo, aperta dal 6 giugno 2024 al 6 gennaio 2025 e co-curata da Marta Spanevello, sarebbe per natura una “mostra difficile”, non fosse per la creazione di un podcast ad hoc pensato per facilitare la comprensione delle singole opere, suddivise in 5 sezioni dedicate al senso, alla durata, ai luoghi, al rumore e all’esperienza del tempo, in bilico tra l’eterno e la realtà. “Forse tra tutte quelle fatte a Villa Panza questa è la mostra che racchiude di più lo spirito di Giuseppe Panza”, ha sottolineato Magnifico. “Questa è una mostra estrema, lo vediamo da opere come quella, totale, di Ian Wilson”, cioè la concettualissima Discussione del 1944 che certificava, in copia unica e cofirmata, l’esistenza di un incontro tra il collezionista e l’artista. Visitatrici e visitatori sono quindi invitati – a volte anche fisicamente, come per la grande The Eighth Investigation, Proposition 3 di Joseph Kosuth – a vivere il tempo e scioglierne l’impossibile enigma, allo stesso tempo “vivendo lo Zeitgeist di questo luogo, e riflettendo in silenzio”, ricorda Belli.
Villa Panza come luogo di riflessione e di apprezzamento dell’arte contemporanea
“Quando abbiamo costruito il progetto della mostra abbiamo tenuto conto dell’architettura e del rapporto con la natura che a Villa Panza è un elemento di armonia unificante”, racconta ancora la nuova curatrice del bene FAI. Qui si entra fisicamente “nel tempo”, “che per tutti noi coincide esattamente con la nostra vita: accettiamo con fatica la consapevolezza che questo ci precede e sopravanza“. Questo tema,“nonostante sia una scienza esatta dell’Universo”, continua la neo-curatrice, “è da sempre oggetto di interesse dell’arte, pensiamo che ancora oggi ci convincono le prime rappresentazioni divine di Kronos (il tempo pratico), Kairos (il “momento opportuno”) e Aion (il “tempo eterno” e senza confini), e influiscono sulla nostra visione”. La riflessione, chiosa la curatrice, non deve tuttavia prescindere dalla “dimensione estetica: visitando la mostra bisogna accogliere tutte le diverse riflessioni, rispettando allo stesso tempo quel primo ‘approccio empatico‘ che l’arte contemporanea, con il suo essere profetica, sempre ci richiede”. E l‘arte contemporanea è ora più che mai urgente e necessaria, ricorda Belli, “in un mondo tecnologico che ci toglie persino il tempo di pensare. I musei hanno una funzione fondamentale in questo senso, ma come tali devono essere traduttori della complessità dell’arte”.
Giulia Giaume
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