Una vanitas contemporanea. La mostra di Isabelle Cornaro a Roma
Una mostra elegante e seducente come un noir, quella alla Fondazione Giuliani. C’entrano l’Africa e i ricordi personali dell’artista francese Isabelle Cornaro
La mostra personale romana di Isabelle Cornaro (Aurillac,1974; vive tra Parigi e Ginevra) alla Fondazione Giuliani vive di corrispondenze poco appariscenti. Chi era all’opening dovrebbe tornare a vederla in solitaria, e in un contesto vuoto. Questo perché è una mostra dal carattere immersivo, anche se formalmente non è un’installazione ambientale. La tensione di base è tra una dimensione di elegante allucinazione, e una fatta di concretezza anche brutale e contundente. La cifra è l’intimismo, ma un intimismo disturbante. Il carattere è quello scuro e ammaliante delle vanitas.
I ricordi di Isabelle Cornaro in mostra a Roma
Si parte dal dato personale, coi gioielli della madre dell’artista, morta quando quest’ultima era più giovane. Sono soprattutto collier, riprodotti in bronzo e ingigantiti fino a sovvertirne la raffinatezza. Vengono presentati in teche e a parete, su pesanti pannelli lignei fatti di un compensato nobile proveniente dal Gabon, a ingenerare un’atmosfera marziale e un po’ lugubre, da corridoio museale. L’allusione è a un immaginario di tortura e oppressione, con i predetti collier che evocano dure catene ma che, al contempo, compongono eleganti trame minimaliste, quando non stilizzati paesaggi pacificanti. Il tutto mentre, a terra, scuri tappeti perfettamente ritagliati e disposti ortogonalmente ospitano un cumulo grandguignolesco di sangue e oggettistica horror.
Isabelle Cornaro e la citazione a Delacroix
All’altro capo della mostra c’è altra morte. In posizione concettualmente centrale sta una riproduzione del capolavoro di Eugène Delacroix La morte di Sardanapalo. Il re che fissa la devastazione dal proprio letto lo fa tra moderne scatole di profumi disposte in modo da apparire modellini di grattacieli. Del resto, anche i tappeti di cui s’è detto paiono evocare impronte di edifici crollati. Stesso clima, torvo e allusivo, si respira in due video stranianti. Il primo ha colori sgargianti e violenti, con grossi fiori che si alternano a bombe a mano. Nell’altro, si cammina a piedi nudi su un terreno in cui si susseguono rocce, gioielli e – ancora – catene.
La mostra di Isabelle Cornaro alla Fondazione Giuliani
Nonostante la mostra abbia – come detto – respiro ambientale, il pezzo forte sta in poco spazio. Si tratta di un piccolo assemblaggio di oggetti (bigiotteria, profumi, un cimelio esplosivo, ritagli di vetri) riuniti a comporre una specie di sinistra cornucopia. Un concentrato della grazia malsana che attraversa tutta la mostra e che la rende un bel noir.
Pericle Guaglianone
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