L’universo femminile, ambiguo e surreale di Sarah Slappey
Tra membra e fiocchi, la pittrice Sarah Slappey crea atmosfere ambigue, divertenti e inquietanti al tempo stesso
Ci sono tre diverse referenze geografiche alla base del lavoro dell’artista statunitense Sarah Slappey, a suo stesso dire. La prima è il South Carolina dove è nata nel 1984, caldo stato del Sud, dove i ruoli sessuali sono tuttora piuttosto ben distinti, e dove lei è cresciuta con le sorelle sotto la forte influenza della madre sarta, che tendeva a vestire le figlie di sete rosa e a infiocchettare loro i capelli.
Sarah Slappey, tra gli Stati Uniti e l’Europa
La seconda è New York City, dove la giovane si è trasferita al termine dei suoi studi artistici e dove ha trovato un ambiente sociale e un’atmosfera culturale molto differenti da ciò che già conosceva, anche una sessualità più libera che le ha istigato molti momenti di riflessione sulla propria educazione e sul rapporto con il proprio corpo.
La terza è l’Europa, e in particolare l’Italia, dove ha avuto modo di viaggiare e risiedere per un certo periodo e dove ha scoperto, in particolare tramite la cultura figurativa religiosa tradizionale, un atteggiamento diciamo più “sanguigno” verso la materia corporale, dal punto di vista estetico ma anche da quello simbolico-contenutistico.
L’immaginario di Sarah Slappey
Di fatto, sono queste le radici più essenziali della sua espressività, che hanno dato origine a un’arte molto femminile ma anche molto surreale, in una rutilante miscela sexy che risulta da un lato leggera e divertente e dall’altro inquietante e provocatoria. ogni suo disegno, ogni suo dipinto combina al proprio interno una ridda di membra – braccia, gambe, soprattutto piedi e mani, ma senza dimenticare tonde natiche e seni gonfi – che giocano intersecandosi assurdamente tra loro, in un vorticoso agghindamento di nastri, fiocchi, collane di perle, fili del telefono, ma pure spille da balia, pastiglie medicinali, gocce di latte sgorganti da capezzoli turgidi, il tutto costretto in ambienti appena intuibili: interni di docce piastrellate, tappezzate camerette di adolescenti.
Le parole di Sarah Slappey
Perché questo universo così deviante? Lei risponde: “Ci penso spesso. Vorrei che le persone provino un senso di gioia, dolore e vergogna. Vorrei che le donne si sentano comprese dagli uomini, credo, in modo da poter stare davanti a uno di questi quadri e pensare: ‘Sì, conosco questa sensazione, anche se non sono mai stata capace di esprimerla a parole’; ma voglio che altre persone, e soprattutto gli uomini, guardino tutto ciò per capire qualcosa. Anche se nemmeno io stessa saprei dire cosa sia questo qualcosa”. Mettiamoci alla prova tutti, chissà mai…
Ferruccio Giromini
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