Il giovane pittore sognatore che racconta il mondo degli adolescenti. Ritratto di Emilio Gola
Si rifà al noto film di Bertolucci e anche alla musica di Wagner e Puccini il giovane artista che mette su tela il racconto della sua generazione. Ecco chi è
Emilio Gola è uscito nel 2021 dalla scuola del pittore Marco Cingolani, all’Accademia di Belle Arti di Brera. È nato a Milano nel 1994 e ha scritto una tesi di laurea che faceva parlare diversi atelier, in primis quello di Balthus. Il passaggio principale, in una pittura che vuole rinverdire la vocazione degli interni inglesi, si è realizzato – per sua stessa ammissione – quando ha cominciato a far posare gli amici, di fronte a lui. Dipinge per ricongiungersi? Dipinge per stare con qualcuno, e questo lo percepiamo anche noi. Crede in una prassi molto semplice, in una pittura – apparentemente – del qui e ora.
L’arte di Emilio Golia
Quando guardo i quadri del giovane Emilio Gola, mi chiedo se sia più mia la voglia di guardare un gruppo di adolescenti, o sia più sua la voglia di farceli guardare e di farsi guardare, tanto forte è il sentore di intimità dischiusa. Emilio dipinge quasi sempre se stesso e le amiche e gli amici in una condizione di abbandono: il divano all’interno di una stanza, il prato di una sera estiva. La messa a fuoco della visione passa attraverso i particolari, i colori e soprattutto lo sguardo dei ragazzi, perché almeno uno o una di loro guardano – sempre – verso di noi. Il procedimento dell’uscita dal quadro si compie così per un patto a tre, per avvalorare il nostro ingresso se si tratta di più di due personaggi dipinti oppure per creare un dialogo muto, un garbato “terzo fuori scena” se siamo in presenza di due soli ragazzi, in genere di sesso diverso, come usava nelle grandi scene d’amore del teatro musicale. Il duetto del Tristano e di Butterfly si compiono attraverso un’ancella che, da fuori, segnala l’imminenza del pericolo o semplicemente scandisce il passaggio del tempo. Sembra assurdo scomodare Wagner e Puccini per la pittura di un giovane sognatore, eppure se si realizza un punto di incontro è perché Emilio sta approfondendo il suo sistema di linguaggio, in primo luogo in termini materiali. I quadri presentati alla sua recente personale alla galleria De Cardenas sono fatti con un olio che respira bene, con un fondo rossastro che scalda senza disturbare il prato e l’atmosfera. Emilio li ha concepiti come se fossero le pareti di un bivacco notturno illuminato da una torcia elettrica. Chi guarda sta al centro e ruotando lo sguardo segue un gruppo di ragazzi, fissati a coppie, e alcuni dettagli della scampagnata rimasti nell’erba.
Il processo nella pittura di Emilio Gola
Il procedimento analitico, cioè la scomposizione, è quello che sento meno riuscito e meno nella vena dell’artista. Dove il procedimento si è perfezionato è nell’intesa, nel grado di complicità, che si sente in particolare nel rapporto tra l’amico dipinto e il suo cane. Solo di fronte al muso candido e affusolato, dipinto con una preziosità serena, lo spettatore rimette ogni dubbio e va a trovare un posto che pacifica se stesso e la propria opportunità. Questo è tanto più importante se si tiene conto che nei due anni passati Emilio aveva creato una serie di quadri che sapevano fortemente “di studio”, con alcuni oggetti facilmente riconoscibili (la famosa poltrona) e un affastellamento di cose – le scarpe – che reclamavano un’altra legittimità. La strada dell’oggetto è andata altrove, verso un’iconicità più esterna, mentre l’artista ha riportato lo sguardo verso l’aria aperta. Nello stand di De Cardenas al Miart è stato esposto un quadro di Gola che va a completare la piccola personale della Galleria. Si vede un ragazzo su un prato, di giorno, sdraiato sull’erba, nell’atto di tenersi la testa con la mano destra e di raccogliere una manciata di fiori di campo e di steli dal prato con la sinistra. Il taglio rubato, col libro e le scarpe da tennis inquadrate a metà, non infastidisce perché il mistero è altrove, in parte nella diagonale d’ombra e in parte nel dialogo muto tra chi ha dipinto e chi si è fatto dipingere: un adolescente solitario che guarda le sue cose e pensa senza pensare a noi.
Le nuove generazioni nella pittura di Gola
L’impressione di una delicatezza particolare, al Miart, era confermata dal confronto con altri e altre giovani artiste, per i quali la trattazione figurativa dell’adolescenza – nei rapporti molteplici della rappresentazione, a due, a tre, a quattro – si compie con un segno espressionista, a puro contorno, che verrebbe da definire “forte”. Per Emilio invece l’ascolto della visione sta diventando un fatto interiore che in riproduzione, nell’IPhone, sembra iperrealista mentre dal vero tocca una stimolazione più lontana nel tempo. Il ricordo dei film di Bertolucci sfiorisce perché è il ragazzo che si riappropria del suo gesto di artista.
Giacomo Agosti
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