Mantova si è trasformata in un palcoscenico di musica da camera per il festival Trame Sonore
La formula del festival mantovano è ispirata da quello della letteratura, con concerti dalla mattina alla sera e in luoghi splendidi. Ecco com’è andato Trame Sonore 2024
Da dodici anni a questa parte, per alcuni giorni, Mantova si trasforma in una grandiosa cassa armonica, da cui si sprigionano i suoni di concerti di musica da camera che si susseguono, dalla mattina alla sera inoltrata, negli angoli più belli della cittadina gonzaghesca. La strabordante offerta musicale di quelle giornate è articolata in una serie di percorsi tematici, le “trame”, da cui la manifestazione prende il nome: alcune dedicate a singoli compositori, altre a determinate epoche della storia della musica, altre ancora a organici particolari, etc.
L’edizione 2024 del Festival Trame Sonore
Fin dall’inizio, il Festival Trame Sonore si è caratterizzato per una proposta artistica di altissima qualità, che, se possibile, è andata ulteriormente affinandosi nel corso degli anni, come dimostra l’edizione del 2024, svoltasi tra il 29 maggio e il 2 giugno. I concerti sono stati, quasi sempre, splendidi, sia per i programmi che per il livello delle esecuzioni, dovute in massima parte a musicisti giovani e giovanissimi, che hanno dato prova di maturità e sicurezza (anche se non sono mancati maestri un po’ più cresciuti, come il grande Antonio Ballista, classe 1936).
Un festival dall’approccio confidenziale in spazi aulici
All’impeccabilità delle esecuzioni si è abbinato, come di consueto, un modo di porsi molto informale: niente completi e abiti lunghi, ma jeans, camicie e le magliette nere della manifestazione. Un approccio confidenziale che formava un bel contrasto con gli spazi aulici in cui molti dei concerti si sono tenuti, tra cui si annoverano autentici vertici della storia dell’arte, come la basilica palatina di Santa Barbara (con la sua splendida acustica), la Sala dei Fiumi di Palazzo Ducale (riservata alla musica barocca), la Sala dei Cavalli di Palazzo Te, il bellissimo Teatro Bibiena.
La trama mozartiana a Palazzo d’Arco
La trama mozartiana si è dispiegata a Palazzo d’Arco, dove il giovane Wolfgang soggiornò nel gennaio del 1770. Nella Sala degli Antenati, sotto gli sguardi ora severi ora assenti dei membri dell’illustre casato, il Quartetto Matangi ha proposto una memorabile lettura del quartetto Delle dissonanze K465, in cui il primo violino Maria-Paula Majoor ha assolto con adeguata energia il ruolo di assoluto primato che l’estro mozartiano gli assegna in questa celebre composizione. Non meno convincente l’interpretazione del contrastato quartetto in re minore K421 proposta dai giovani componenti del Quartetto Goldberg.
I concerti con protagonista Claudio Monteverdi
Se Mozart a Mantova ci soggiornò brevemente, un altro gigante della musica, Claudio Monteverdi, vi passò anni intensi e straordinariamente proficui: al divino Claudio e ai suoi contemporanei sono stati dedicati numerosi appuntamenti, che hanno avuto per protagonisti sia la musica sacra monteverdiana (proposta con esemplare nitore da Vox Musica Ensemble in Santa Barbara), che la sua musica profana, con i madrigali del periodo mantovano, eseguiti con rara sensibilità da Manto Sonora, sotto la direzione di Walter Testolin, e un doppio appuntamento, in collaborazione con il Monteverdi Festival di Cremona, dedicato ai madrigali in stile rappresentativo e al Combattimento, interpretati in maniera superlativa dai cantanti e dall’orchestra del festival, sotto la sicura guida di Antonio Greco.
I concerti con protagonisti Franz Schubert e Giovanni Sollima
Altro autore molto rappresentato nel programma, Franz Schubert: ricordiamo almeno l’esecuzione dell’ottetto D803 ad opera di un gruppo di solisti provenienti, in parte dalle fila dell’Orchestra da Camera di Mantova, che nella sera di giovedì 30 maggio ha stregato il pubblico del Teatro Bibiena. Infine, una menzione per i due concerti di Giovanni Sollima, che in solitaria o accompagnato dall’orchestra ha come sempre proposto dei tour de force di pura energia, tra Bach, la musica popolare e quella contemporanea.
Fabrizio Federici
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