Storie di design e arte: Colture Project e la bellezza imperfetta del fatto a mano
Visto all'ultima edizione di Alcova, Colture Project propone un approccio lento alla creazione, con oggetti unici che, riscoprendo tecniche antiche, diventano il mezzo per recuperare una dimensione interiore
Recentemente parte della settima edizione di Alcova a Villa Bagatti-Valsecchi con l’installazione site-specific Landscape, composta da un suolo di coccio pesto che simulava un ambiente desertico in germinazione, Colture Project è un nuovo progetto sperimentale e plurale frutto dell’incontro tra energie umane e naturali. Nato nel 2023 da un’idea dell’architetto e curatore Pino Brugellis, dello scultore e designer Vittorio Cavallini e dei visual artist Eva Sauer ed Enrico Vezzi, Colture Project segue un approccio ecologico e antropo-sociale, orientandosi alla produzione di pezzi unici funzionali e poetici, risultato dell’unione tra pratiche provenienti dai diversi ambiti professionali dei membri del collettivo. Partendo dal know-how degli artigiani toscani, da tradizione e territorio, la loro ricerca mette a sistema processi concettuali e manualità, utilizzo di materiali durevoli e lavorazioni a consumo energetico limitato.
Chi sono i designer-artisti Colture
L’obiettivo? Realizzare oggetti sostenibili, resistenti al tempo e in grado di attivare inediti stati di attenzione. “Il progetto” raccontano “è profondamente connesso con la cultura materiale primitiva e del mondo contadino, proponendo manufatti creati con gesti spesso ripetuti, quasi rituali, in un tempo dilatato come quello della contemplazione. L’oggetto diventa il mezzo per recuperare una dimensione interiore in cui gli atti più semplici, come bere da un contenitore o prendersi cura di una pianta in vaso, si vestono di una nuova consapevolezza e invitano all’essere qui e ora (hic et nunc), in pausa dalla velocità travolgente e talvolta estraniante della nostra epoca tecnologica.”
Le serie Ancestors e Kurinuki
L’installazione Landscape, uno spazio fisico e mentale sospeso, in cui gli oggetti presentati abitavano il luogo come elementi di un paesaggio, univa e presentava due produzioni molto diverse tra loro. La serie Ancestors, ispirata alle prime forme di scrittura spontanea, composta da tazze in ceramica e grès, su cui sono impressi a mano – simili a graffi, a cunei, a cicatrici – segni di origine animale e vegetale. Di Ancestors esistono 5 serie cromatiche: bianca, rossa, grigia, sabbia e nera.
A fare da sfondo, una catena montuosa formata da pezzi della serie Kurinuki, vasi scultura che simulano l’erosione naturale delle rocce attraverso un particolare processo di lavorazione manuale applicato ad argille di qualità differenti. Il Kurinuki è infatti un’antica tecnica tradizionale giapponese che significa letteralmente “scavare” e consiste in un metodo sottrattivo.
La ceramica contemporanea dei Colture
A differenza di altre tecniche ceramiche che prevedono la modellazione o la tornitura, questo metodo prevede che un blocco solido di argilla venga intagliato con pazienza e precisione. Il risultato sono pezzi unici e irripetibili, uno diverso dall’altro, che portano il marchio dell’artigiano che ci ha lavorato. Incentrato su un processo lento e meditativo, il Kurinuki è molto più di una tecnica: è una filosofia che celebra l’individualità e la perfezione dell’imperfezione.
Giulia Mura
www.coltureproject.com/
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