Gli angeli di Nicola Genco in mostra a Monte Sant’Angelo
L’artista pugliese propone un nucleo di opere recenti nelle sale e nei cortili interni del maniero dell’antico borgo, ribadendo la sua vocazione di narratore di storie e segni
Nicola Genco (Putignano, 1959) ha concepito una mostra nel castello di Monte Sant’Angelo (Foggia) che in realtà è, a ben guardare, un’unica grande installazione composta da tracce, segni, immagini e materiali che il pubblico è invitato a individuare e per certi versi a connettere tra loro all’interno degli spazi esterni e interni dell’antico maniero dauno, in un flusso che include simbolo e racconto, allegoria ed evidenze.
Chi è Nicola Genco
Genco è un homo faber, ha la capacità di manipolare materia, che gli viene dal mestiere della sua famiglia, che si è concentrata sulla produzione di carri allegorici di carnevale a Putignano, sempre in Puglia – di relazionarsi con gli spazi, di rintracciare evocazioni e antinomie che appartengono al genius loci di una terra in grado di sprigionare storia, fede, visionarietà.
Gli angeli di Nicola Genco
E allora l’angelo, che qui è devozione, immaginario, vocazione, diventa un simbolo senza tempo di rinascita e di apparizione, di costante peregrinare, di incessante ricerca di quello spazio della ricerca che mescola territorio, fede, storia e architettura.
La mostra di Nicola Genco a Monte Sant’Angelo
Dopo una tappa a Castel Sant’Angelo a Roma – sempre grazie a un accordo tra la Regione Puglia, Monte Sant’Angelo, Poli Biblio-museali della Puglia e il Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo – la mostra si chiude qui in un percorso che è insieme immaginifico e arcaico, senza tempo e contestualmente in grado di generare riflessioni sulle emergenze del presente, a cominciare dal corpo infantile in cartapesta, un simulacro posto nella prima sala espositiva. Come evidenziato da Brizia Minerva, curatrice del progetto con Rosalinda Romanelli e Mariastella Margozzi, questa mostra è “un viaggio, che include tanti altri viaggi, dello spirito, della fede, del corpo e dell’anima”.
Lorenzo Madaro
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