Arte nelle aziende: intervista a Lodovico Rocca di Techint
Proseguono le nostre interviste con le aziende che affrontano l’incertezza attraverso l’arte e la cultura. È il turno di Lodovico Rocca, Presidente di Techint Engineering & Construction
Vision of Futuro è la rubrica di Spazio Taverna che raccoglie le visioni ai leader delle organizzazioni globali che rappresentano i nuovi protagonisti della scena sociale, scientifica, economica e culturale di quest’epoca. Le interviste si focalizzano su aziende e organizzazioni che hanno uno stretto legame con l’arte contemporanea.
Le stesse domande per mettere a confronto diverse visioni sulle sfide e le opportunità di questo periodo storico. Un osservatorio sui temi della complessità e della sostenibilità per raccogliere ispirazione e immaginare nuove direzioni di sviluppo. Protagonista di questo appuntamento è Lodovico Rocca.
Chi è Lodovico Rocca
Lodovico Rocca è Presidente di Techint Engineering & Construction, holding di un gruppo di società che fornisce servizi di gestione dei progetti, ingegneria, approvvigionamento e costruzione a livello globale per progetti su larga scala. È anche membro del Consiglio di Amministrazione di San Faustin S.A., holding del Gruppo Techint, che comprende diverse società, tutte leader globali o regionali nei loro settori, come Tenaris, Ternium, Techint Engineering & Construction, Tecpetrol, Tenova e Humanitas. Lodovico Rocca è stato Foreign Associate presso Linklaters & Alliance (Londra, 1998-1999) e presso Sullivan and Cromwell (New York, 1999-2001).
Intervista a Lodovico Rocca
Quale visione del futuro guida le sue scelte quotidiane?
Sono ottimista per natura e credo che l’umanità riuscirà sempre a trovare soluzioni sostenibili ai problemi derivanti dalla propria complessità. La mia visione del futuro è umanistica e guida le mie scelte quotidiane in modo significativo. Credo che ogni decisione, anche la più piccola, può in qualche modo contribuire a creare un futuro migliore per me e per gli altri. Per questo cerco sempre di riflettere su come le mie azioni influenzano l’ambiente e la società, faccio in modo che le mie passioni abbiano un impatto positivo sugli altri e mi muovo negli ambiti del volontariato, dell’educazione e della cultura; e cerco di farlo non da solo ma coinvolgendo altre persone intorno a me. Al contempo, provo a ridurre l’impatto negativo delle mie scelte, anche le più insignificanti o le più ripetitive, ad esempio attraverso scelte alimentari sostenibili, riduzione dei rifiuti e attenzione al consumo energetico.
Che cos’è per lei la complessità?
La complessità è data dalla presenza simultanea di elementi eterogenei che concorrono a determinare una situazione o un contesto. Nel mondo globale, tutto è connesso e interdipendente, tutto è causa effetto. Pandemia, riscaldamento globale, guerre: queste crisi rivelano la complessità del nostro tempo e della nostra condizione umana. In un mondo complesso ciò che accade avrebbe potuto andare diversamente. Perciò un mondo complesso è un mondo incerto, non perfettamente controllabile e prevedibile e qui si impone la responsabilità di prendere decisioni.
Come affronta l’incertezza?
Separare ogni problema nelle sue parti elementari, specializzare le conoscenze e rimetterle in ordine aiuta normalmente a dissipare la nebbia ma semplificare rischia di non farti “vedere” la complessità. Per questi motivi, cerco sempre di decidere caso per caso, assumendomi la responsabilità del fatto che ogni decisione espone al rischio dell’incertezza. In definitiva, ogni decisione dipende da quali valori e prospettive vogliamo mettere in gioco.
L’arte e la cultura possono rappresentare uno strumento per portare innovazione e posizionamento all’interno dell’azienda?
Certamente. L’arte stimola la creatività e l’immaginazione. Esponendoci all’arte, in ufficio come in fabbrica, in cantiere o in ospedale, tutti possiamo generare nuove idee e approcci innovativi ai problemi aziendali. L’arte può comunicare i valori e l’identità delle aziende, trasmettendo un messaggio forte e positivo per tutti. Coinvolgere la comunità aziendale in progetti artistici e culturali può migliorare la soddisfazione e il senso di appartenenza di tutti i collaboratori.
E all’esterno?
Un’azienda che abbraccia l’arte o la cultura può distinguersi dai concorrenti, nella mente dei propri collaboratori ma anche in quella dei visitatori, dei clienti e dei potenziali investitori. In quest’ottica, nell’ambito del Gruppo Techint, abbiamo creato più di vent’anni fa, in Argentina, Fundación PROA, una fondazione ubicata a Buenos Aires, nello storico quartiere della Boca, specializzata in arte contemporanea. Lì alterniamo installazioni di mostre di grandi artisti internazionali consolidati con presentazioni di giovani artisti latinoamericani, spesso collettivi. Organizziamo workshop creativi e corsi d’arte, sia per i nostri collaboratori che per i giovani alunni delle scuole circostanti.
Quali sono le sfide principali con cui il suo Gruppo si sta confrontando in questo periodo?
Il contesto in cui si muovono i diversi settori del Gruppo Techint è oggi estremamente volatile, con molti rischi ma anche opportunità. La tensione tra Stati Uniti e Cina sta provocando un cambio nella strategia di investimenti delle imprese di dimensioni globali e un riposizionamento delle catene di valore, anche in aree vicine ai nostri uffici e stabilimenti. Il settore energetico sente gli effetti di diverse pressioni, tra tensioni geopolitiche e la necessità di una transizione energetica. Il commercio mondiale sta perdendo in parte la dimensione globale raggiunta nella prima decade del secolo XXI in seguito all´ingresso della Cina nell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) e oggi si rivela frammentato, a causa di decisioni unilaterali, accordi tra blocchi e fattori legati alla transizione energetica e alla sicurezza nazionale. L’intervento degli Stati nei processi essenziali dell’economia, con sussidi, regole e sanzioni, è aumentato sostanzialmente nel post-pandemia. In America Latina, la realtà sociale e politica dei paesi in cui operiamo aggiunge incertezza. Sono paesi che possiedono risorse naturali e capitale umano in grande quantità ma sono esposti a gravi problemi di governabilità.
Quale consiglio darebbe ad un giovane che voglia intraprendere la sua strada?
Intraprendere una carriera manageriale internazionale richiede dedizione, competenze ed una mentalità aperta. Al nostro giovane direi di studiare costantemente e aggiornare le sue conoscenze per rimanere al passo con le tendenze del settore prescelto e sviluppare competenze essenziali, in particolare quelle di leadership. Imparare a gestire le persone, a motivarle e a creare un ambiente di lavoro positivo può fare la differenza. Così come ascoltare attentamente colleghi, superiori e dipendenti: l’ascolto attivo permette di apprendere, risolvere problemi e prendere decisioni informate.
E poi?
Gli suggerirei anche di essere proattivo: non aspettare che qualcuno ti dia incarichi, metti in pratica le tue idee e prendi l’iniziativa! È importante anche che si crei una rete di contatti professionali con colleghi, mentori e figure di riferimento. Una buona rete gli offrirà sempre opportunità e supporto. Infine, resilienza, passione, apertura al cambiamento e, soprattutto, umiltà: anche quando si raggiungono posizioni di leadership, rimanere umili e continuare ad ascoltare e ad imparare lo renderanno un manager (e una persona) migliore.
Quali sono i progetti artistici futuri?
In Italia, nei nostri ospedali, abbiamo lanciato recentemente il progetto Brera in Humanitas, per valorizzare la bellezza dell’arte, la sua capacità emotiva e comunicativa e l’empatia che è capace di generare intorno a sé. Dettagli tratti da 15 capolavori di diversi artisti di prim’ordine, da Raffaello a Hayez, da Piero della Francesca a Lotto, ingranditi in immagini in maxi formato ad altissima risoluzione – circa 668 milioni di pixel – sono usciti dalla Pinacoteca per incontrare pazienti, professionisti e visitatori dell’ospedale, trasformando 360 metri quadri di pareti ospedaliere e dando un volto nuovo a sale d’attesa e corridoi. È stato un grande successo.
Marco Bassan
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