Pino Pascali e la fotografia. Dagli scatti autoriali alla documentazione del suo lavoro
È indubbio l’interesse di Pascali per la documentazione precisa del suo lavoro, sin dai suoi primi passi nel mondo dell’arte, e per la fotografia come autore. Una breve storia
La mostra dedicata a Pino Pascali dalla Fondazione Prada di Milano, che fa il punto con grande chiarezza e abbondanza di materiali sull’artista pugliese, pone un particolare accento sul suo rapporto con la fotografia. Lui stesso è stato un fotografo capace e intelligente, con una dignità autoriale non comune, al quale è stato dedicato nel 2018 un interessante volume da Antonio Frugis e Roberto Lacarbonara, edito da postmedia books. Pascali collaborava, tra l’altro, con l’agenzia pubblicitaria del regista e sceneggiatore Sergio Lodolo.
La fotografia per Pino Pascali
Ma indubbio è anche l’interesse del giovane Pascali per la documentazione precisa del suo lavoro, sin dai suoi primi passi nel mondo dell’arte. Non solo si assicurava, infatti, che le opere in studio e le mostre fossero ampiamente documentate, ma era attento a farsi fotografare mentre si rapportava di volta in volta alla propria ricerca.
Non si trattava di vere e proprie performance, poiché non vi assisteva il pubblico, né lo scopo era dare istruzioni su come utilizzare le opere. Le fotografie avevano altre due funzioni: in primo luogo, erano scatti interessanti, da inserire all’interno di pubblicazioni, che i redattori iconografici potevano impiegare per accompagnare articoli e recensioni sul suo lavoro; in secondo luogo, permettevano ai visitatori di comprendere e rapportarsi all’opera di Pascali in modo immaginifico e giocoso.
Troviamo così in mostra e nel prezioso catalogo in due volumi che l’accompagna una serie di immagini di grande pregio che riescono a offrire una panoramica del rapporto fra artisti e fotografia nella seconda metà degli anni Sessanta. Il rapporto più stretto è con Claudio Abate, allora giovanissimo, aveva solo sedici anni quando si sono conosciuti, che in una nostra intervista di otto anni fa raccontava che Pascali aveva una grandissima energia, era allegro, simpatico, coinvolgente. Pino andava a prendere Claudio in studio e lo portava in moto sino al quartiere Aurelio, dove aveva lo studio.
Pino Pascali e i fotografi
Tra gli altri fotografi con i quali collabora Andrea Taverna e il più vecchio Oscar Savio, nato nel 1912, che inizia il suo percorso come assistente del noto Adolfo Porry Pastorel, ed è particolarmente legato alla fotografia di architettura. Non mancano anche le collaborazioni con Ugo Mulas, del quale alcune foto sono in mostra. Anche Paolo Bressano, Marcello Colitti, André Morain, Mario Dondero e il giovane Mario Crescihanno collaborato con Pascali. Una dei fotografi che avevano in quel periodo rapporti intensi con il mondo dell’arte è Elisabetta Catalano, che collabora con quasi tutti i protagonisti della scena artistica romana e anche con Pascali.
Tra le foto pubblicate in catalogo anche quelle di Rosa Foschi, artista e cineasta, moglie di Luca Maria Patella, che a pochi mesi dalla morte di Pino Pascali realizza SKMP2, acronimo di: Sargentini, Kounellis, Mattiacci, Pascali, Patella, titolo del film che l’artista, da poco scomparso, dedica a se stesso, ad altri tre giovani artisti e al gallerista Fabio Sargentini. È una delle ultime collaborazioni di Pino che sarebbe morto, di lì a poco, in un terribile incidente motociclistico a soli 33 anni.
Angela Madesani
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