Tra girasoli e angeli caduti. Ecco com’è la grande mostra di Anselm Kiefer a Firenze
L’arte di Anselm Kiefer dialoga con il Rinascimento nel cuore di Firenze, a Palazzo Strozzi. Una mostra ricca di riferimenti, tra cui quello agli angeli cacciati dal Paradiso a seguito della loro ribellione contro Dio
Una mostra che unisce lavori storici del noto artista tedesco a nuove produzioni site specific; opere di diversi medium, tra dipinti, sculture, installazioni e fotografie, che al loro interno custodiscono allegorie e riferimenti a storia e filosofia, religione e mito. Anselm Kiefer (Donaueschingen, 1945) propone un percorso di introspezione nell’animo umano che dialoga, senza mutarne le caratteristiche, con il Palazzo, “luogo speciale” per Kiefer, a differenza di quanto avvenuto in altre mostre dell’artista.
Le parole del curatore
Curata da Arturo Galansino, Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi, l’esposizione permette di entrare in contatto con il grande maestro tedesco, celebre per la sua ricerca sui temi della memoria, della religione, del mito e della poesia.
“Anselm Kiefer ha lavorato a Palazzo Strozzi realizzando un progetto espositivo totalmente nuovo che esalta la forte vitalità della sua arte”, dichiara Galansino, “La mostra diviene un invito a tutti i visitatori a investigare la complessità̀ dell’esistenza tra passato, presente e futuro e nella dialettica tra spiritualità e materialità”.
Gli angeli caduti di Anselm Kiefer
Si viene catapultati nella mostra non appena entrati a Palazzo Strozzi, già nel cortile rinascimentale, colpiti dal fondo oro dell’opera Engelssturz o Caduta dell’angelo (2022-2023), che s’impone anche per le sue dimensioni di oltre sette metri. L’opera fa riferimento al brano dell’Apocalisse in cui l’Arcangelo Michele combatte gli angeli ribelli, in una metafora della lotta eterna tra Bene e Male.
Il percorso prosegue e si sviluppa al Piano Nobile del Palazzo, dove il tema degli angeli caduti si ritrova immediatamente nell’opera Luzifer (2012-2023). Qui l’angelo ribelle precipita nell’abisso, ma la scena viene resa dall’artista in modo alternativo, con l’ala in piombo (materiale caro a Kiefer) di un aereo che emerge da una massa indistinta. Chiaro riferimento alla contemporaneità e alla violenza della guerra, tema che spesso ricorre nelle sue opere, come a voler rappresentare la caduta dell’umanità stessa.
Commenta Kiefer: “Gli uomini sono mal congegnati. Agiscono in modo incomprensibile: si autodistruggono. Ci sono sempre state guerre, dappertutto, dopo la Seconda guerra mondiale si è sempre combattuto. Prima erano più̀ lontane da casa, ma adesso sono molto vicine. L’Ucraina è vicina e anche Israele lo è, ma le guerre ci sono sempre state, sembrano senza fine. Sicuramente adesso sono maggiormente colpito, ma non è cosa nuova per me”.
Anselm Kiefer e la citazione a Eliogabalo
Nella sala successiva si trovano opere che prendono spunto dalla vicenda dell’imperatore romano Marco Aurelio Antonino, detto Eliogabalo, divenuto imperatore molto giovane, nel III secolo d.C. Egli cercò di imporre il culto di El-Gabal, dio del sole, come religione di Stato, ma fu presto assassinato, diventando l’emblema della fragilità del potere. Tra queste l’opera Per Antonin Artaud: Eliogabalo (2023), in cui Kiefer fa riferimento al libro Eliogabalo, o l’anarchico incoronato di Antonin Artaud e Sol Invictus Heliogabal (2023), caratterizzata da fondo oro e da girasoli. Qui Kiefer fa riferimento alle feste pagane che celebravano la vittoria della luce sulle tenebre, durante il solstizio d’inverno, e che, secondo alcuni, avrebbero contribuito ad influenzare il cristianesimo.
Anselm Kiefer e la filosofia
L’artista è noto per i suoi studi e le sue ricerche in filosofia, tanto da affermare che “la pittura è filosofia”. Una sezione dell’esposizione è dedicata a questo, con tre opere inedite, di cui colpisce la tridimensionalità. Tra queste La Scuola di Atene (2022) che rimanda a Raffaello e Vor Sokrates (2022) che crea un albero genealogico di filosofi presocratici. Infine, nell’opera Ave Maria (2022), sono rappresentati filosofi quali Eraclito, Epicuro, Platone e Aristotele. Il tema della filosofia si ritrova anche nella xilografia Hortus Philosophorum (Il giardino dei filosofi, 1997-2011), un campo di girasoli in bianco e nero che sembra alludere ad un’unione tra il mondo terreno e quello celeste. Uno dei fiori nasce dall’ombelico di un uomo steso a terra, che rappresenta l’artista e una figura di riferimento per Kiefer: Robert Fludd, secondo cui ogni pianta ha un equivalente nel firmamento.
Religione, mitologia e letteratura nelle opere di Anselm Kiefer
Le sale centrali presentano una serie di vetrine che creano un ambiente protetto e affrontano il tema dell’isolamento. Lo spettatore è così costretto a confrontarsi con l’opera da una distanza scelta dall’artista. Il cristallo funge da membrana che per Kiefer “collega l’arte con il mondo esterno in una relazione dialettica”.
Temi ricorrenti nella mostra sono la mitologia, che l’artista studia e reinterpreta, e la letteratura, con il confronto costante con opere letterarie.
Tra le opere presenti troviamo Das Balder-Lied (2018) che si ispira alla letteratura scandinava e Daphne (2008-2011), la ninfa insidiata da Apollo, che richiama la mitologia greca. Quest’ultima, insieme a Nemesis (2017) dea della vendetta, è rappresentata come abiti bianchi ottocenteschi. La loro identità è però suggerita dalle loro teste, sostituite da un ramo e un sasso. Anche il dipinto Cynara fa riferimento alla mitologia e alla ninfa trasformata in carciofo da Zeus.
Nell’opera Ave Maria turris eburnea (2017) Kiefer si rifà invece alla religione cattolica: la testa dell’opera è costituita da una serie di torri in bilico, che ripropongono i Sette Palazzi Celesti.
Perdersi tra le opere di Kiefer: un’installazione immersiva
Genera un forte impatto emotivo ed evocativo nel pubblico l’immersiva Verstrahlte Bilder (Dipinti irradiati, 1983-2023). Nella sala sono esposti sessanta dipinti che ricoprono completamente le pareti e il soffitto. A terra, al centro, due grandi specchi. Olio su tela, gommalacca e tessuto sono alcuni dei materiali utilizzati per creare questa installazione, che utilizza dipinti irradiati, scarificati e scoloriti da radiazioni. Creata appositamente per la mostra, vuole essere un invito per il visitatore ad immergersi nell’arte di Kiefer, esplorando i temi della distruzione e del decadimento, insiti nella condizione umana. Come l’artista rivela in una nostra intervista, infatti, “la distruzione è un mezzo per fare arte”: Kiefer fa riferimento al testo surrealista in cui Raymond Roussel descrive opere e congegni irrealizzabili, destinate quindi a rimanere immaginarie.
Il percorso si conclude con la serie Heroische Sinnbilde (1969), fotografie stampate su piombo, scattate in varie località̀ europee, tra cui luoghi occupati dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale. L’artista indossa l’uniforme da ufficiale della Werhmacht del padre e replica il saluto nazista, con evidente volontà provocatoria.
Per invitare i visitatori a riflettere sulla precarietà della vita umana Kiefer ha riportato sulla parete della sala parte della celebre poesia di Salvatore Quasimodo: “Ognuno sta solo sul cuor della terra / trafitto da un raggio di sole / ed è subito sera”.
Giulia Bianco
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