Una mostra a Parigi per raccontare le trame del gioiello fra moda e design
Cinque piani del Musée des Arts Decoratifs di Parigi sono dedicati a una mostra che, attingendo alle collezioni del museo, interroga il gioiello tra XX e XXI Secolo. E non mancano i contributi italiani di Sottsass e Zorzi
Quanto il legame fra moda e gioiello sia stretto lo esplicitano le mise giocate dall’attuale direttore creativo di Schiaparelli, Daniel Roseberry, su una spettacolarità che distilla il mood esuberante e surreale espresso nella prima metà del Novecento dalla celebre couturière di origini italiane, reinventandone il segno trasgressivo e via via accordandolo ai modelli estetici della contemporaneità: dunque, bijoux neobarocchi e bizzarri come accessori-distintivi o abiti-gioiello che addirittura abbracciano tutto il corpo, trasformandolo in una scenografica apparizione. All’opposto, si pone lo stile geometrico ed essenziale dei fratelli Bernard e François Baschet che, pur dediti in genere a ben altre imprese espressive – sculture musicali e installazioni sonore –, negli Anni Sessanta immisero il loro humour trasgressivo anche in abiti realizzati come geometrici, rigidi e compatti maxi bijoux in metallo. Facendo appello alla loro difficile indossabilità, i designer ironizzavano sull’industria fashion, francese e non solo.
Questo e molto altro ancora riluce nella mostra Parcours. Mode Bijoux Design, allestita al Musée des Arts Decoratifs di Parigi che, attingendo alle sue vastissime collezioni di moda, gioiello e design – sia di storica appartenenza degli archivi del museo che di recentissima acquisizione –, illustra le tendenze tra XX secolo e XXI secolo quanto a evoluzione dello stile e importanza iconica di alcune creazioni di noti designer.
La mostra “Parcours” a Parigi
Articolata su cinque piani al Palais de Marsan, con spettacolare vista sulle Tuileries, negli spazi di solito riservati al design, la mostra include una trentina di pezzi d’alta moda e prêt-à-porter: da John Galliano per Christian Dior a Olivier Rousteing per Balmain, da Lucile Manguin a Paco Rabanne, da Rick Owens a Stéphan Rolland, da Issey Miyake a Nicolas de Felice per Courrèges, da Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli per Valentino a Daniel Roseberry per Schiaparelli, fino alla giovane stilista dall’approccio tecnologico e multimediale Jeanne Vicerial. Il tutto in dialogo con un centinaio di gioielli, bijoux e pezzi d’arte firmati sia da grandi maison note per la loro versatile creatività – come Cartier e Van Cleef & Arpels – che da autori di gioielli portatori da un secolo a questa parte di forti cifre identitarie: fra gli altri, Claude Chavent, Jean Déspres, Gilles Jonemann, Claude Lalanne, Jean Lurçat, Jean Schlumberger, Verena Sieber-Fuchs, Ettore Sottsass, Lisa Walker, Alberto Zorzi. A questi nomi si aggiungono quelli del design, secondo un processo studiato per mettere in luce affinità e contrasti in un gioco di suggestioni e influenze reciproche, a conferma dell’interdisciplinarietà delle espressioni artistiche manifestatasi a partire dalla seconda metà del XX secolo fino a oggi: Ron Arad, Ronan e Erwan Bouroullec, Andrea Branzi, Huberto e Fernando Campana, Konstantin Grcic, Muller Van Severen, Marc Newson, Charlotte Perriand, Gaetano Pesce, Jean Prouvé, Jean Royère e Sottsass stesso, per citare alcuni fra i nomi più eclatanti.
I temi della mostra sul gioiello al Musée des Arts Decoratifs
Si procede attraverso la complessa rete dell’iter espositivo per temi e focus specifici. Fra le aree
di maggior spicco, quella materica in cui gli effetti metallici “oro” del modello Haute Couture di Stéphan Rolland – un manto prezioso con decori barocchi in rilievo ispirato a Notre-Dame d’Aprecida, la Madonna protettrice del Brasile – si confrontano per esuberanza inventiva con le creazioni polimateriche dei Fratelli Campana; quella incentrata su stili di matrice astratta, in cui il taglio geometrico ritmato sulle asimmetrie accomuna un modello di John Galliano d’ispirazione neo egizia ai gioielli articolati in volumi capricciosamente accostati o in linee intersecate fra loro a firma di Claude Chavent, Ettore Sottsass o Alberto Zorzi; quella dedicata al concetto di up-cycling interpretata, riguardo al contributo moda, da Andrea Crews e dalle creatrici Verena Sieber-Fuchs o Lisa Walker quanto a ornamenti costruiti rispettivamente con carte fragili, ma tenaci nelle loro strutture micro architettoniche, e con materiali di scarto, ovvero pezzetti di metallo e piccoli objet trouvée portati a nuova dignità grazie alla vis provocatoria dell’autrice. Di rilievo anche le ricerche su materiali innovativi come resina, altuglas o nylon elettroformato introdotti nelle loro opere da Florence Lehmann, Costanza, Yu-NeuFang Chi.
Gioiello e design italiano in mostra a Parigi
In particolare, per quanto riguarda la rappresentanza italiana splende il nome di Sottsass, designer di indiscussa fama internazionale, che ha sempre esplicitato una sensibilità particolare per il gioiello grazie al rapporto speciale instaurato con l’editore orafo Cleto Munari, ma anche alla personale attività creativa svolta nell’ambito della sperimentazione a tutto campo: per materiali, tecniche, forme. A lui si accompagna Zorzi, artista della Scuola di Padova, ben noto in Italia e all’estero per la sua totale dedizione alla ricerca orafa e per le sue mostre in gallerie d’arte e musei. Grande l’energia compositiva immessa in gioielli che rimandano a esempi mitteleuropei d’area costruttivista e neo costruttivista e che si connotano per le “modularità lamellari” – così le definì Enrico Crispolti – con cui Zorzi struttura forme di spiccato dinamismo. I suoi pezzi rimandano alle creazioni di design di Pierre Charpin – a esempio, in mostra, al coffee table Platform – per le giustapposizioni di piani e la forte attenzione ai valori cromatici.
Alessandra Quattordio
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